Il costituente con l’art. 112 Cost. ha voluto inderogabilmente collocare l’azione penale in un piano pubblicistico di indisponibilità. Partendo dall’analisi storica dell’istituto e della sua evoluzione processuale, lo scritto osserva l’azione penale nell’attuale sistematica e l’esame della sua “tenuta” nel quadro allargato della giustizia penale internazionale. Alla luce delle modifiche strutturali in itinere nel contesto ordinamentale sovranazionale, ove è imperante l’esigenza di ampliare i concetti stratificati di indagini e di interrelazioni dell’agere processuale, soprattutto allorquando ci si dirige alla prevenzione e repressione delle forme transnazionalizzate del crimine, la nozione di obbligatorietà nell’esercizio dell’azione penale non può essere intesa in senso puramente formalistico, per cui risulta legittimo chiedersi, oggi, se sia configurabile un suo esercizio rappresentato, intrapreso da un soggetto diverso rispetto a quello cui incombe, apparentemente in via esclusiva, l’onere di agire. Questo scenario si adatta pienamente alle osmosi giudiziarie determinate dalle nuove frontiere dell’azione “universale”, oramai diffusa nei sistemi giuridici extranazionali e progressivamente recepita nelle norme pattizie. E’ su questa possibilità, ed in particolare su un concetto allargato di esercizio dell’azione penale e di partecipazione eteronoma alla sua attuazione processuale, che potrebbe porsi rimedio alle prassi negative ed alle patologie degli uffici di Procura e, soprattutto, evitarsi freni investigativi addotti da presunte egemonie monopolistiche e darsi effettività alle crescenti e talvolta pressanti esigenze di cooperazione ed assistenza giudiziaria, in ossequio al superiore principio di corretta amministrazione della giustizia.

Obbligtorietà dell'azione penale e cooperazione giudiziaria internazionale

FRONZONI, VASCO
2010-01-01

Abstract

Il costituente con l’art. 112 Cost. ha voluto inderogabilmente collocare l’azione penale in un piano pubblicistico di indisponibilità. Partendo dall’analisi storica dell’istituto e della sua evoluzione processuale, lo scritto osserva l’azione penale nell’attuale sistematica e l’esame della sua “tenuta” nel quadro allargato della giustizia penale internazionale. Alla luce delle modifiche strutturali in itinere nel contesto ordinamentale sovranazionale, ove è imperante l’esigenza di ampliare i concetti stratificati di indagini e di interrelazioni dell’agere processuale, soprattutto allorquando ci si dirige alla prevenzione e repressione delle forme transnazionalizzate del crimine, la nozione di obbligatorietà nell’esercizio dell’azione penale non può essere intesa in senso puramente formalistico, per cui risulta legittimo chiedersi, oggi, se sia configurabile un suo esercizio rappresentato, intrapreso da un soggetto diverso rispetto a quello cui incombe, apparentemente in via esclusiva, l’onere di agire. Questo scenario si adatta pienamente alle osmosi giudiziarie determinate dalle nuove frontiere dell’azione “universale”, oramai diffusa nei sistemi giuridici extranazionali e progressivamente recepita nelle norme pattizie. E’ su questa possibilità, ed in particolare su un concetto allargato di esercizio dell’azione penale e di partecipazione eteronoma alla sua attuazione processuale, che potrebbe porsi rimedio alle prassi negative ed alle patologie degli uffici di Procura e, soprattutto, evitarsi freni investigativi addotti da presunte egemonie monopolistiche e darsi effettività alle crescenti e talvolta pressanti esigenze di cooperazione ed assistenza giudiziaria, in ossequio al superiore principio di corretta amministrazione della giustizia.
2010
9788849519563
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