Il presente lavoro tratta dell’assetto urbano in Giappone in particolare a partire dalla fine dell’epoca Edo (1603-1868) all’immediato dopoguerra. Si tratta di un arco di tempo di circa cento anni che, passando attraverso l’epoca Meiji (1868-1912), aveva registrato l’esigenza impellente di lasciare traccia visibile dei progressi che il Giappone stava realizzando nella modernizzazione del paese. In tale contesto i primi porti che erano stati aperti alle potenze occidentali e i quartieri di città come Tokyo che erano stati distrutti da violenti incendi erano serviti come “esperimenti” per progettazioni e costruzioni su modello occidentale alle quali avevano partecipato esperti stranieri (oyatoi gaikokujin). Questi svolsero un ruolo chiave anche nell’impostazione dei lavori per la capitale imperiale (Teito) ma il tessuto urbano di Tokyo registrò un impulso senza precedenti solo dopo il Grande terremoto del Kantō del 1923 e il terribile incendio che ne derivò. Tali accadimenti evidenziarono come le costruzioni in laterizio di inizio epoca Meiji fossero inadeguate rispetto ai problemi sismici del Giappone. Fu dopo la Seconda Guerra Mondiale che la ricostruzione iniziò ad interessare il paese nel suo complesso: già nel 1945 si contavano trenta città con popolazione superiore alle centomila unità. Autore dell’ambizioso e irrealizzabile progetto di ricostruzione di Tokyo fu Ishikawa Hideaki (1893-1955). Grande attenzione fu posta al Movimento per rendere la città non infiammabile (Toshi funenka undō) dopo che le terribili bombe incendiarie lanciate dagli americani durante il conflitto l’avevano praticamente rasa al suolo.

La ricostruzione della città giapponese. Un quadro di riferimento

DE MAIO, Silvana
2013-01-01

Abstract

Il presente lavoro tratta dell’assetto urbano in Giappone in particolare a partire dalla fine dell’epoca Edo (1603-1868) all’immediato dopoguerra. Si tratta di un arco di tempo di circa cento anni che, passando attraverso l’epoca Meiji (1868-1912), aveva registrato l’esigenza impellente di lasciare traccia visibile dei progressi che il Giappone stava realizzando nella modernizzazione del paese. In tale contesto i primi porti che erano stati aperti alle potenze occidentali e i quartieri di città come Tokyo che erano stati distrutti da violenti incendi erano serviti come “esperimenti” per progettazioni e costruzioni su modello occidentale alle quali avevano partecipato esperti stranieri (oyatoi gaikokujin). Questi svolsero un ruolo chiave anche nell’impostazione dei lavori per la capitale imperiale (Teito) ma il tessuto urbano di Tokyo registrò un impulso senza precedenti solo dopo il Grande terremoto del Kantō del 1923 e il terribile incendio che ne derivò. Tali accadimenti evidenziarono come le costruzioni in laterizio di inizio epoca Meiji fossero inadeguate rispetto ai problemi sismici del Giappone. Fu dopo la Seconda Guerra Mondiale che la ricostruzione iniziò ad interessare il paese nel suo complesso: già nel 1945 si contavano trenta città con popolazione superiore alle centomila unità. Autore dell’ambizioso e irrealizzabile progetto di ricostruzione di Tokyo fu Ishikawa Hideaki (1893-1955). Grande attenzione fu posta al Movimento per rendere la città non infiammabile (Toshi funenka undō) dopo che le terribili bombe incendiarie lanciate dagli americani durante il conflitto l’avevano praticamente rasa al suolo.
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