La ricerca analizza come in ambito ismailita vennero interpretate le cosiddette sette lettere "sufficienti ed esaurienti", concetto particolarmente delicato in quanto connesso alla rivelazione coranica.Se la sunna, pur considerando il Corano un miracolo inalterabile, giustificò l’esistenza di sette "letture" canoniche, in ambito sciita-ismailita si fornì una interpretatzione tale da attribuire a sette lettere dell’alfabeto arabo (lingua in cui venne rivelato il Corano) un’importante funzione a livello cosmologico e non solo. La presente ricerca analizza la formulazione che in merito adottò Abu Ya‘qub al-Sijistani, uno dei principali rappresentati dell’ismailismo fatimide del IV/X secolo. In particolare si esamineranno alcuni passi tratti da "Il libro del vanto" (Kitab al-iftikhar) in cui si espone la teoria secondo la quale le sette lettere di cui parla la tradizione profetica altro non erano che le sette consonanti che formavano i nomi dei due principi cosmologici, ossia kuni e qadar, ai quali Dio aveva delegato la venuta ad essere del mondo.

Le sette lettere "sufficienti ed esaurienti": un'interpretazione ismailita

STRAFACE, Antonella
2014-01-01

Abstract

La ricerca analizza come in ambito ismailita vennero interpretate le cosiddette sette lettere "sufficienti ed esaurienti", concetto particolarmente delicato in quanto connesso alla rivelazione coranica.Se la sunna, pur considerando il Corano un miracolo inalterabile, giustificò l’esistenza di sette "letture" canoniche, in ambito sciita-ismailita si fornì una interpretatzione tale da attribuire a sette lettere dell’alfabeto arabo (lingua in cui venne rivelato il Corano) un’importante funzione a livello cosmologico e non solo. La presente ricerca analizza la formulazione che in merito adottò Abu Ya‘qub al-Sijistani, uno dei principali rappresentati dell’ismailismo fatimide del IV/X secolo. In particolare si esamineranno alcuni passi tratti da "Il libro del vanto" (Kitab al-iftikhar) in cui si espone la teoria secondo la quale le sette lettere di cui parla la tradizione profetica altro non erano che le sette consonanti che formavano i nomi dei due principi cosmologici, ossia kuni e qadar, ai quali Dio aveva delegato la venuta ad essere del mondo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/37050
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