La storia del movimento femminista turca traccia le sue origini al volgere del XIX secolo, in modo analogo a ciò che avviene in molti altri paesi. All’inizio del Novecento numerose sono le riviste femminili che promuovono un discorso femminista e il riconoscimento di diritti politici. La fondazione della repubblica nel 1923 segna un momento importante nell’affermazione della donna sulla scena pubblica e politica, grazie anche all’attenzione che Mustafa Kemal pone sul ruolo della donna nel processo di modernizzazione della nazione. È tuttavia tale attenzione che porta a considerare a lungo il percorso di emancipazione femminile in Turchia come il risultato di una politica dall’alto di cui le donne hanno usufruito senza esserne davvero promotrici. Se la storiografia più recente offre una rivalutazione del femminismo in epoca kemalista, si deve comunque constatare l’assenza di un movimento femminista nei decenni che seguono la proclamazione della repubblica. (Göle, 2002). Sin dagli anni Cinquanta il panorama associativo delle donne è popolato di associazioni “non politiche”, “associazioni celebrative” che ritornano attive solo nei giorni di commemorazione della repubblica e di Atatürk (Tekeli, 2005). La rinascita del movimento femminista si fa risalire ai primi anni Ottanta quando alcune donne si impegnano attivamente nell’opposizione al regime instaurato con il colpo di Stato del 1980. Eppure negli anni Settanta, in un clima di profonda radicalizzazione politica e di violenza, esiste un’associazione, l’Ilerici Kadınlar Dernegi (Associazione delle donne progressiste, IKD), fondata nel 1975 e legata al Partito comunista illegale, che intraprende una serie di azioni rivendicative a favore di un miglioramento della situazione delle donne. Si tratta di un’associazione molto attiva che riesce a diffondersi sul territorio e a organizzare grossi eventi, nonostante in quegli anni ci sia nelle organizzazioni di sinistra, e tra le donne militanti, un profondo scetticismo verso l’ideologia femminista. Inoltre, vanta una fitta rete di relazioni con associazioni femministe straniere, di cui si serve quando la corte marziale ne decreta la chiusura. L’IKD anticipa la sorte di numerose organizzazioni politiche messe al bando dopo il colpo di Stato ma rappresenta anche un caso interessante di associazionismo che potrebbe aggiungere nuovi tasselli alla ricostruzione della genesi del femminismo in Turchia. L’articolo propone un’analisi dell’associazione, basata anche su fonti d’archivio dell’IKD, nel contesto del femminismo turco in età contemporanea.

Per una storia del femminismo turco: l’esperienza dell’Associazione delle donne progressiste (İKD, 1975-1980)

Nocera, Lea
2013-01-01

Abstract

La storia del movimento femminista turca traccia le sue origini al volgere del XIX secolo, in modo analogo a ciò che avviene in molti altri paesi. All’inizio del Novecento numerose sono le riviste femminili che promuovono un discorso femminista e il riconoscimento di diritti politici. La fondazione della repubblica nel 1923 segna un momento importante nell’affermazione della donna sulla scena pubblica e politica, grazie anche all’attenzione che Mustafa Kemal pone sul ruolo della donna nel processo di modernizzazione della nazione. È tuttavia tale attenzione che porta a considerare a lungo il percorso di emancipazione femminile in Turchia come il risultato di una politica dall’alto di cui le donne hanno usufruito senza esserne davvero promotrici. Se la storiografia più recente offre una rivalutazione del femminismo in epoca kemalista, si deve comunque constatare l’assenza di un movimento femminista nei decenni che seguono la proclamazione della repubblica. (Göle, 2002). Sin dagli anni Cinquanta il panorama associativo delle donne è popolato di associazioni “non politiche”, “associazioni celebrative” che ritornano attive solo nei giorni di commemorazione della repubblica e di Atatürk (Tekeli, 2005). La rinascita del movimento femminista si fa risalire ai primi anni Ottanta quando alcune donne si impegnano attivamente nell’opposizione al regime instaurato con il colpo di Stato del 1980. Eppure negli anni Settanta, in un clima di profonda radicalizzazione politica e di violenza, esiste un’associazione, l’Ilerici Kadınlar Dernegi (Associazione delle donne progressiste, IKD), fondata nel 1975 e legata al Partito comunista illegale, che intraprende una serie di azioni rivendicative a favore di un miglioramento della situazione delle donne. Si tratta di un’associazione molto attiva che riesce a diffondersi sul territorio e a organizzare grossi eventi, nonostante in quegli anni ci sia nelle organizzazioni di sinistra, e tra le donne militanti, un profondo scetticismo verso l’ideologia femminista. Inoltre, vanta una fitta rete di relazioni con associazioni femministe straniere, di cui si serve quando la corte marziale ne decreta la chiusura. L’IKD anticipa la sorte di numerose organizzazioni politiche messe al bando dopo il colpo di Stato ma rappresenta anche un caso interessante di associazionismo che potrebbe aggiungere nuovi tasselli alla ricostruzione della genesi del femminismo in Turchia. L’articolo propone un’analisi dell’associazione, basata anche su fonti d’archivio dell’IKD, nel contesto del femminismo turco in età contemporanea.
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