L’articolo prende in esame un quadro di noce intagliato a bassorilievo, proveniente dalla collezione dello storico dell’arte Werner Weisbach a Berlino. Vi è rappresentato un Compianto sul Cristo morto, che rivela una forte suggestione delle opere di Donatello tardo e di Michelangelo, con citazioni dalla volta della Cappella Sistina. Ragioni di qualità e caratteri di stile portano a collocare l’opera nel percorso dello scultore spagnolo Bartolomé Ordóñez all’altezza del 1517-1518 circa, in base ai confronti sia con le opere in marmo per Napoli, sia con quelle in legno per Barcellona. L'attribuzione dell'opera a Ordóñez assume un particolare interesse se si pensa che l'arco cronologico di attività dello scultore, che è riconosciuto dalla come uno dei maggiori del Cinquecento eurupeo, è molto ristretto (1514 circa-1520) e quindi un'aggiunta al suo catalogo costituisce un'acquisizione particolarmente rilevante, soprattutto perché le nostre conoscenze sull'artista sono legate ai suoi all'allestimento di grandi complessi decorativi di destinazione pubblica (pale d'altare, sepolcri); quasi nulla, invece, si sapeva di una sua attività destinata a preziosi e raffinati prodotti di piccole dimensioni, di destinazione verosimilmente privata. Lo studio si sofferma anche sulla peculiare tipologia del manufatto. Nella cornice, lavorata nello stesso pezzo di legno del rilievo, è inscritto un verso delle Lamentazioni di Geremia, allo scopo di attivare un meccanismo di connessione tra il soggetto rappresentato e lo spettatore. In chiusura è presentata una rassegna delle derivazioni dall’opera, individuate in area napoletana e, più in generale, italiana.

Una proposta per Bartolomé Ordóñez tra Napoli e Barcellona: un quadro di noce con il Compianto sul Cristo morto

NALDI, Riccardo
2014-01-01

Abstract

L’articolo prende in esame un quadro di noce intagliato a bassorilievo, proveniente dalla collezione dello storico dell’arte Werner Weisbach a Berlino. Vi è rappresentato un Compianto sul Cristo morto, che rivela una forte suggestione delle opere di Donatello tardo e di Michelangelo, con citazioni dalla volta della Cappella Sistina. Ragioni di qualità e caratteri di stile portano a collocare l’opera nel percorso dello scultore spagnolo Bartolomé Ordóñez all’altezza del 1517-1518 circa, in base ai confronti sia con le opere in marmo per Napoli, sia con quelle in legno per Barcellona. L'attribuzione dell'opera a Ordóñez assume un particolare interesse se si pensa che l'arco cronologico di attività dello scultore, che è riconosciuto dalla come uno dei maggiori del Cinquecento eurupeo, è molto ristretto (1514 circa-1520) e quindi un'aggiunta al suo catalogo costituisce un'acquisizione particolarmente rilevante, soprattutto perché le nostre conoscenze sull'artista sono legate ai suoi all'allestimento di grandi complessi decorativi di destinazione pubblica (pale d'altare, sepolcri); quasi nulla, invece, si sapeva di una sua attività destinata a preziosi e raffinati prodotti di piccole dimensioni, di destinazione verosimilmente privata. Lo studio si sofferma anche sulla peculiare tipologia del manufatto. Nella cornice, lavorata nello stesso pezzo di legno del rilievo, è inscritto un verso delle Lamentazioni di Geremia, allo scopo di attivare un meccanismo di connessione tra il soggetto rappresentato e lo spettatore. In chiusura è presentata una rassegna delle derivazioni dall’opera, individuate in area napoletana e, più in generale, italiana.
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