A 20 anni dalle prime elezioni libere e democratiche del Sudafrica, la tornata elettorale del 7 maggio 2014 rappresenta l’occasione per una valutazione sullo stato della giovane democrazia e sull’attuale governo guidato dall’African National Congress (ANC). L’aumento esponenziale nell’ultimo decennio delle manifestazioni di protesta sono l’evidenza che il Sudafrica democratico deve ancora risolvere le sfide della povertà e della disuguaglianza. I processi di decentramento promossi dall’alto, più che favorire una partecipazione democratica, hanno fatto emergere pratiche clientelari e forme di negoziabilità delle politiche pubbliche, soprattutto a livello locale, funzionali a un sistema in cui un partito dominante, l’ANC, media l’accesso allo stato, specialmente per gli strati di popolazione più povera. Per comprendere il futuro del nuovo Sudafrica democratico e dell’ANC come partito dominante, l’analisi si concentrerà su alcuni temi, tra essi connessi, che hanno caratterizzato il voto: l’astensionismo; una regressione del consenso dell’ANC; la mancanza di una reale alternativa di governo e il ruolo delle opposizioni. Dal risultato elettorale, nonostante alcuni campanelli d’allarme per la tenuta democratica e dello stesso ANC, si fa fatica a individuare forze politiche capaci di rappresentare una reale alternativa di governo al partito dominante, sia nell’articolare il discorso politico di opposizione in termini di classe e non di identità, che sia razziale o di patronage, che nel consolidare il consenso politico, sottraendo larghe sezioni dell’elettorato all’ANC o catturandone di nuove dall’astensionismo. L’esito di questa tornata elettorale, dunque, non rappresenta in sé la sconfessione dell’ANC o della sua leadership né può far pensare a un cambiamento radicale nella politica economica sudafricana verso una maggiore giustizia sociale. Tuttavia, esso solleva questioni importanti sulle dimensioni e sulle forme di consenso dell’ANC e sulla natura e sulle prospettive della democrazia sudafricana; in particolare, la nascita di nuove formazioni politiche, quali gli Economic Freedom Fighters (EFF) e lo United Front (UF), pone degli interrogativi su possibili scenari e alternative, in vista delle prossime elezioni locali del 2016.

Le elezioni del 7 maggio 2014 in Sudafrica, a vent'anni dalla conquista della democrazia

PEZZANO, ANTONIO
2014-01-01

Abstract

A 20 anni dalle prime elezioni libere e democratiche del Sudafrica, la tornata elettorale del 7 maggio 2014 rappresenta l’occasione per una valutazione sullo stato della giovane democrazia e sull’attuale governo guidato dall’African National Congress (ANC). L’aumento esponenziale nell’ultimo decennio delle manifestazioni di protesta sono l’evidenza che il Sudafrica democratico deve ancora risolvere le sfide della povertà e della disuguaglianza. I processi di decentramento promossi dall’alto, più che favorire una partecipazione democratica, hanno fatto emergere pratiche clientelari e forme di negoziabilità delle politiche pubbliche, soprattutto a livello locale, funzionali a un sistema in cui un partito dominante, l’ANC, media l’accesso allo stato, specialmente per gli strati di popolazione più povera. Per comprendere il futuro del nuovo Sudafrica democratico e dell’ANC come partito dominante, l’analisi si concentrerà su alcuni temi, tra essi connessi, che hanno caratterizzato il voto: l’astensionismo; una regressione del consenso dell’ANC; la mancanza di una reale alternativa di governo e il ruolo delle opposizioni. Dal risultato elettorale, nonostante alcuni campanelli d’allarme per la tenuta democratica e dello stesso ANC, si fa fatica a individuare forze politiche capaci di rappresentare una reale alternativa di governo al partito dominante, sia nell’articolare il discorso politico di opposizione in termini di classe e non di identità, che sia razziale o di patronage, che nel consolidare il consenso politico, sottraendo larghe sezioni dell’elettorato all’ANC o catturandone di nuove dall’astensionismo. L’esito di questa tornata elettorale, dunque, non rappresenta in sé la sconfessione dell’ANC o della sua leadership né può far pensare a un cambiamento radicale nella politica economica sudafricana verso una maggiore giustizia sociale. Tuttavia, esso solleva questioni importanti sulle dimensioni e sulle forme di consenso dell’ANC e sulla natura e sulle prospettive della democrazia sudafricana; in particolare, la nascita di nuove formazioni politiche, quali gli Economic Freedom Fighters (EFF) e lo United Front (UF), pone degli interrogativi su possibili scenari e alternative, in vista delle prossime elezioni locali del 2016.
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