Posta a questione nei termini in cui la pone il grande storico francese, il “sogno americano” non può certo esaurirsi con Trafalgar. La preparazione, nel maggio 1808, di una piccola flotta incaricata di rassicurare le colonie d’oltremare, il progetto, pressoché contemporaneo, di rendere più frequenti le comunicazioni anche riprendendo una attività cantieristica pressoché abbandonata, parlano, probabilmente più il linguaggio della necessità contingente che di un disegno di grande respiro. Forse qualcosa di meno obbligato può dirsi a proposito del sostegno dato al governatore del mar de la Plata, Liniers, con l’invio della missione Sassenay. Certo è nell’incrocio di differenti sollecitazioni che sta la possibilità di definire una cronologia che non assume una volta e per tutte una chiave interpretativa, ma coglie le incertezze, gli slittamenti che progressivamente conducono alla finale dichiarazione di impossibilità al “sogno” che avviene nel momento della insurrezione generalizzata delle colonie americane. E pare anzi, che nel definitivo accomiatarsi dal sogno, nell’arrendersi alla impossibilità di un disegno tanto a lungo accarezzato, le parole più confortanti, lontano dall’Europa e lontano nel tempo, siano quelle con le quali Francis Scott Fitzgerald chiude l’avventura di un altro, diverso eroe, un eroe americano: “Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte”

El sueño americano: los origenes de un Imperio naciente

MARINI D'ARMENIA, NICOLETTA
2014-01-01

Abstract

Posta a questione nei termini in cui la pone il grande storico francese, il “sogno americano” non può certo esaurirsi con Trafalgar. La preparazione, nel maggio 1808, di una piccola flotta incaricata di rassicurare le colonie d’oltremare, il progetto, pressoché contemporaneo, di rendere più frequenti le comunicazioni anche riprendendo una attività cantieristica pressoché abbandonata, parlano, probabilmente più il linguaggio della necessità contingente che di un disegno di grande respiro. Forse qualcosa di meno obbligato può dirsi a proposito del sostegno dato al governatore del mar de la Plata, Liniers, con l’invio della missione Sassenay. Certo è nell’incrocio di differenti sollecitazioni che sta la possibilità di definire una cronologia che non assume una volta e per tutte una chiave interpretativa, ma coglie le incertezze, gli slittamenti che progressivamente conducono alla finale dichiarazione di impossibilità al “sogno” che avviene nel momento della insurrezione generalizzata delle colonie americane. E pare anzi, che nel definitivo accomiatarsi dal sogno, nell’arrendersi alla impossibilità di un disegno tanto a lungo accarezzato, le parole più confortanti, lontano dall’Europa e lontano nel tempo, siano quelle con le quali Francis Scott Fitzgerald chiude l’avventura di un altro, diverso eroe, un eroe americano: “Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte”
2014
978-956-289-123-3
Planteada la cuestión en los términos en los cuales lo hace el gran historiador francés, el "sueño americano" no puede agotarse con Trafalgar. La preparación, en mayo de 1808, de una pequeña flota encargada de alentar las colonias allende el mar, el proyecto, casi contemporáneo, de hacer más frecuentes las comunicaciones incluso retomando la actividad de los astilleros, casi abandonada, hablan probablemente más el lenguaje de la necesidad contingente que lo de un proyecto de gran respiro. Quizás algo menos obligado puede decirse en relación al apoyo dado al gobernador de Mar de Plata, Liniers, con el envío de la misión de Sassenay . Es en el cruce de diferentes esfuerzos que se encuentra la posibilidad de definir una cronología que no asume una vez por todas una clave interpretativa, sino que capta las incertidumbres, las desviaciones que progresivamente conducen a la declaración final de la imposibilidad del "sueño" que ocurre en el momento de la insurrección generalizada de las colonias americanas. Y más bien parece, que en la despedida definitiva a un sueño, al rendirse a la imposibilidad de un proyecto por tanto tiempo perseguido, las palabras más confortantes, lejos de Europa y lejanas en el tiempo, sean aquellas con las cuales Francis Scott Fitzgerald concluye la aventura de otro héroe distinto, un héroe americano: "No sabía que el sueño había quedado atrás, en esa vasta oscuridad detrás de la ciudad, donde los campos oscuros de la república se extendían en la noche".
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