Le premesse dell’iniziativa proposta muovono proprio da una esigenza, fattasi, ormai, improcrastinabile, di una rilettura critica del concetto stesso di una Via riferita ad uno solo dei prodotti che l’hanno attraversata e, naturalmente, già da altri e rinomati studiosi, in maniera analoga, proposta. Quel concetto si era venuto elaborando, a partire dalla fine del secolo XIX e l’inizio del XX, quando le entusiasmanti scoperte archeologiche e linguistiche relative alle grotte e ai monasteri buddhisti da un lato, e alle comunità cristiano-nestoriane e sogdiano - zoroastriane dall’altro, tra l’Asia Centrale e la Cina, avevano facilitato un’interpretazione di quei luoghi come mete privilegiate di pellegrinaggi, di singoli e/o collettivi movimenti spirituali. Ci è parso opportuno, quindi, quest’anno, attraverso questa serie di conferenze provare a riproporre quel concetto, in una prospettiva, che speriamo del tutto nuova; e, dove possibile, di affrontarne le tematiche emergenti dai sempre più numerosi nuovi ritrovamenti archeologici, lungo i percorsi, le stazioni di sosta, i presidi militari, i monasteri ecc. Tutto ciò, naturalmente, non va visto in una sorta di contrapposizione al concetto antico di Via della Seta, quanto, invece, osservato e discusso in maniera del tutto indipendente dal prodotto Seta che, come già detto, ha monopolizzato da più di un secolo a questa parte, tutta la problematica scientifica e non, ad essa relativa. Oggi, si può affermare senza timore di essere smentiti, che la scoperta e la commercializzazione di quel prodotto non sono stati altro che l’occasione economica contingente, a cavallo dei primi secoli dell’era cristiana, per favorire ed incrementare, a dismisura, e soprattutto nella percezione antica, prima, e moderna, poi, quell’insieme di traffici e percorsi che dall’epoca protostorica fino all’avvento dell’Islam avevano sempre accompagnato gli spostamenti di popoli diversi, compresi, naturalmente, anche quelli a sfondo e ispirazione religiosa. Non secondario appare, a nostro parere, poi anche il fatto, che la maggioranza dei conferenzieri italiani di questo primo ciclo (nell’ordine con il quale hanno svolto le loro conferenze dottorali, Bruno Genito, Anna Filigenzi, Chiara Visconti, Ciro Lo Muzio e Maurizio Tosi), o sono laureati, o sono stati professori che hanno insegnato, o insegnano nella nostra Università, o, ancora come nel caso di Erika Forte, hanno avuto forti ed intensi contatti accademici con la nostra istituzione.

Archeologia delle “Vie della Seta”: Percorsi, Immagini e Cultura Materiale

GENITO, Bruno
2012-01-01

Abstract

Le premesse dell’iniziativa proposta muovono proprio da una esigenza, fattasi, ormai, improcrastinabile, di una rilettura critica del concetto stesso di una Via riferita ad uno solo dei prodotti che l’hanno attraversata e, naturalmente, già da altri e rinomati studiosi, in maniera analoga, proposta. Quel concetto si era venuto elaborando, a partire dalla fine del secolo XIX e l’inizio del XX, quando le entusiasmanti scoperte archeologiche e linguistiche relative alle grotte e ai monasteri buddhisti da un lato, e alle comunità cristiano-nestoriane e sogdiano - zoroastriane dall’altro, tra l’Asia Centrale e la Cina, avevano facilitato un’interpretazione di quei luoghi come mete privilegiate di pellegrinaggi, di singoli e/o collettivi movimenti spirituali. Ci è parso opportuno, quindi, quest’anno, attraverso questa serie di conferenze provare a riproporre quel concetto, in una prospettiva, che speriamo del tutto nuova; e, dove possibile, di affrontarne le tematiche emergenti dai sempre più numerosi nuovi ritrovamenti archeologici, lungo i percorsi, le stazioni di sosta, i presidi militari, i monasteri ecc. Tutto ciò, naturalmente, non va visto in una sorta di contrapposizione al concetto antico di Via della Seta, quanto, invece, osservato e discusso in maniera del tutto indipendente dal prodotto Seta che, come già detto, ha monopolizzato da più di un secolo a questa parte, tutta la problematica scientifica e non, ad essa relativa. Oggi, si può affermare senza timore di essere smentiti, che la scoperta e la commercializzazione di quel prodotto non sono stati altro che l’occasione economica contingente, a cavallo dei primi secoli dell’era cristiana, per favorire ed incrementare, a dismisura, e soprattutto nella percezione antica, prima, e moderna, poi, quell’insieme di traffici e percorsi che dall’epoca protostorica fino all’avvento dell’Islam avevano sempre accompagnato gli spostamenti di popoli diversi, compresi, naturalmente, anche quelli a sfondo e ispirazione religiosa. Non secondario appare, a nostro parere, poi anche il fatto, che la maggioranza dei conferenzieri italiani di questo primo ciclo (nell’ordine con il quale hanno svolto le loro conferenze dottorali, Bruno Genito, Anna Filigenzi, Chiara Visconti, Ciro Lo Muzio e Maurizio Tosi), o sono laureati, o sono stati professori che hanno insegnato, o insegnano nella nostra Università, o, ancora come nel caso di Erika Forte, hanno avuto forti ed intensi contatti accademici con la nostra istituzione.
2012
9788867190478
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/128258
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