Il Monologo del principe Myškin (Ein Monolog des Fürsten Myschkin zu der Ballettpantomime Der Idiot) composto da Ingeborg Bachmann per il balletto-pantomima L’Idiota, si presenta come ri-composizione lirica del romanzo dostoevskijano. Musicata dal compositore Hans Werner Henze con coreografie di Tatjana Gsovsky, l’opera fu pubblicata nella seconda edizione della raccolta Il tempo dilazionato (Die gestundete Zeit, 1953) e rappresentata per la prima volta solo nel gennaio del 1960. Il monologo affida al principe Myškin le diverse voci di quella complessa ‘partitura’ che è L’Idiota: i suoi protagonisti diventano i personaggi della pantomima; le vicende narrate si trasfigurano in passi di danza; mentre il principe Myškin assume l’unica voce lirica che emerge dal silenzio. L’analisi comparata delle due opere mette in luce un molteplice passaggio di codice, in cui il tessuto dialogico, o meglio poli-logico, della narrazione dostoevskjana si riconfigura in parola poetica: il principe Myškin avanza sulla scena, attraversa il silenzio fino a un’afasica incoscienza che si sublima nel connubio di musica e danza.
Dal poli-logo al mono-logo: Un monologo del principe Myškin per il balletto-pantomima L’Idiota
DAMMIANO, ENZA
2012-01-01
Abstract
Il Monologo del principe Myškin (Ein Monolog des Fürsten Myschkin zu der Ballettpantomime Der Idiot) composto da Ingeborg Bachmann per il balletto-pantomima L’Idiota, si presenta come ri-composizione lirica del romanzo dostoevskijano. Musicata dal compositore Hans Werner Henze con coreografie di Tatjana Gsovsky, l’opera fu pubblicata nella seconda edizione della raccolta Il tempo dilazionato (Die gestundete Zeit, 1953) e rappresentata per la prima volta solo nel gennaio del 1960. Il monologo affida al principe Myškin le diverse voci di quella complessa ‘partitura’ che è L’Idiota: i suoi protagonisti diventano i personaggi della pantomima; le vicende narrate si trasfigurano in passi di danza; mentre il principe Myškin assume l’unica voce lirica che emerge dal silenzio. L’analisi comparata delle due opere mette in luce un molteplice passaggio di codice, in cui il tessuto dialogico, o meglio poli-logico, della narrazione dostoevskjana si riconfigura in parola poetica: il principe Myškin avanza sulla scena, attraversa il silenzio fino a un’afasica incoscienza che si sublima nel connubio di musica e danza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.