La rappresentazione dell’esperienza della vita quotidiana nel grande, variegato, nuovo territorio del romanzo dall’inizio del Settecento è l’asse intorno al quale ruota il volume, che a tal fine attraversa alcuni degli autori e delle opere più significative del novel dal Settecento al modernismo. Punto di partenza sono i capolavori di Daniel Defoe e Laurence Sterne che, attraverso scritture dai registri quasi opposti, interrogano i confini del nuovo genere, l’uno nelle sue contraddizioni morali (come nel caso di 'Moll Flanders'), l’altro - in 'Tristram Shandy' - nelle sue ricchezza di sperimentazione, nell’invenzione del registro umoristico, e nella continua alterazione dei paradigmi della verosimiglianza. Proprio quelli che sarebbero poi stati riportati al registro serio da Walter Scott nel suo romanzo storico, e in particolare nel suo Ivanhoe, ma anche da George Moore che contribuisce, come gli autori precedenti, ad assumere dalle mutevoli forme dell’esperienza le configurazioni delle finzione narrativa. Infine, gli ultimi saggi sono dedicati al rapporto tra mimesi e narrazione, e alle sperimentazioni delle voci narranti che caratterizzano il romanzo modernista di Ford Madox Ford e il sistema enigmatico-analogico dell’Ulisse joyciano. Nel suo complesso, il volume intende dimostrare, attraverso gli strumenti dell’analisi formale e tematica, la corrispondenza felicemente riuscita – l’armonia di Babele suggerita nel titolo – tra le sempre più complesse manifestazioni dell’esperienza e le molteplici forme inventate dagli autori per raccontarle, in un quadro capace di indicare in modo originale continuità e discontinuità delle forme che hanno caratterizzato uno dei generi più fortunati della letteratura inglese.

L'armonia di Babele. Varietà dell'esperienza e polifonia delle forme nel romanzo inglese

AMALFITANO, Paolo
2014-01-01

Abstract

La rappresentazione dell’esperienza della vita quotidiana nel grande, variegato, nuovo territorio del romanzo dall’inizio del Settecento è l’asse intorno al quale ruota il volume, che a tal fine attraversa alcuni degli autori e delle opere più significative del novel dal Settecento al modernismo. Punto di partenza sono i capolavori di Daniel Defoe e Laurence Sterne che, attraverso scritture dai registri quasi opposti, interrogano i confini del nuovo genere, l’uno nelle sue contraddizioni morali (come nel caso di 'Moll Flanders'), l’altro - in 'Tristram Shandy' - nelle sue ricchezza di sperimentazione, nell’invenzione del registro umoristico, e nella continua alterazione dei paradigmi della verosimiglianza. Proprio quelli che sarebbero poi stati riportati al registro serio da Walter Scott nel suo romanzo storico, e in particolare nel suo Ivanhoe, ma anche da George Moore che contribuisce, come gli autori precedenti, ad assumere dalle mutevoli forme dell’esperienza le configurazioni delle finzione narrativa. Infine, gli ultimi saggi sono dedicati al rapporto tra mimesi e narrazione, e alle sperimentazioni delle voci narranti che caratterizzano il romanzo modernista di Ford Madox Ford e il sistema enigmatico-analogico dell’Ulisse joyciano. Nel suo complesso, il volume intende dimostrare, attraverso gli strumenti dell’analisi formale e tematica, la corrispondenza felicemente riuscita – l’armonia di Babele suggerita nel titolo – tra le sempre più complesse manifestazioni dell’esperienza e le molteplici forme inventate dagli autori per raccontarle, in un quadro capace di indicare in modo originale continuità e discontinuità delle forme che hanno caratterizzato uno dei generi più fortunati della letteratura inglese.
2014
978-88-7462-698-4
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