L’ingresso di un ordinamento statuale in un altro sovrastatale di portata così innovativa come quello comunitario non poteva che produrre effetti significativi, difficilmente riconducibili alle categorie tradizionali dei rapporti tra Stati, sia nell’ipotesi di appartenenza ad un sistema di civil law, come è stato indubbiamente per il nostro Paese, sia in quella di common law laddove non da meno si è mostrato anche il caso del Regno Unito. Sono, infatti, più di una le recenti novità affermate, soprattutto sotto la spinta europeista, da un indirizzo giurisprudenziale inglese - costituito da magistrati ‘senior’ - che va sempre più consolidandosi. Innanzitutto l’idea, a onor della precisione sostenuta già da un decennio dai giudici amministrativi, che nell’ambito degli atti adottati dal Parlamento vede la distinzione tra legislazione costituzionale e legislazione ordinaria cui consegue, in secondo luogo, la promozione di una concezione, di stampo quasi kelseniano, di un sistema gerarchizzato di fonti normative volto ad assicurare uno speciale ‘status’ ad alcuni tipi di norme (e principi) soprattutto nel loro rapporto col diritto europeo. In questo quadro riflessi inevitabili si hanno, last but not least, sulla stessa concezione della supremazia del parlamento e sul suo (non) espandersi nell’ambito di un assetto costituzionale sempre più variegato e modificato. Orbene, proprio da quest’ultimo punto partirà l'analisi sino a verificare la permanenza o lo stravolgimento degli elementi tradizionali del sistema inglese.

Il rapporto tra fonti interne ed europee nel British context: luci e ombre della sovereignty of Parliament nella visione giurisprudenziale inglese in alcune note di comparazione con l’Italia

IMPARATO, Emma Annamaria
2015-01-01

Abstract

L’ingresso di un ordinamento statuale in un altro sovrastatale di portata così innovativa come quello comunitario non poteva che produrre effetti significativi, difficilmente riconducibili alle categorie tradizionali dei rapporti tra Stati, sia nell’ipotesi di appartenenza ad un sistema di civil law, come è stato indubbiamente per il nostro Paese, sia in quella di common law laddove non da meno si è mostrato anche il caso del Regno Unito. Sono, infatti, più di una le recenti novità affermate, soprattutto sotto la spinta europeista, da un indirizzo giurisprudenziale inglese - costituito da magistrati ‘senior’ - che va sempre più consolidandosi. Innanzitutto l’idea, a onor della precisione sostenuta già da un decennio dai giudici amministrativi, che nell’ambito degli atti adottati dal Parlamento vede la distinzione tra legislazione costituzionale e legislazione ordinaria cui consegue, in secondo luogo, la promozione di una concezione, di stampo quasi kelseniano, di un sistema gerarchizzato di fonti normative volto ad assicurare uno speciale ‘status’ ad alcuni tipi di norme (e principi) soprattutto nel loro rapporto col diritto europeo. In questo quadro riflessi inevitabili si hanno, last but not least, sulla stessa concezione della supremazia del parlamento e sul suo (non) espandersi nell’ambito di un assetto costituzionale sempre più variegato e modificato. Orbene, proprio da quest’ultimo punto partirà l'analisi sino a verificare la permanenza o lo stravolgimento degli elementi tradizionali del sistema inglese.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/160964
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