Si chiude dunque così, con una condanna a morte per fucilazione, la vita di Gioacchino Murat sbarcato solo pochi giorni prima sulle spiagge di Pizzo insieme a uno sparuto gruppetto di uomini, ventisei, nel vano tentativo di riuscire a sollevare la popolazione e riconquistare il regno. “Conoscete il carattere di Murat” aveva sentenziato profeticamente Metternich a Talleyrand nei giorni del Congresso di Vienna, quando poteva ancora apparire utile all’Austria non pronunciarsi definitivamente sul destino politico di Murat re di Napoli. “Egli –proseguiva il cancelliere asburgico- si è contenuto fino a questo momento. Ma pazienza! Presto o tardi farà un passo falso e quello sarà allora il momento di approfittarne”. E questo passo falso - vale a dire la rovinosa guerra all’Austria in nome di una inattesa, prematura campagna per l’indipendenza e l’unità italiana lanciata nel marzo del 1815 - previsto, forse addirittura determinato dalle astuzie del cancelliere austriaco desideroso di liberarsi di un alleato troppo scomodo senza che questo dovesse necessariamente costituire un limite ai suoi disegni italiani, sarebbe stato così terribile, la caduta di Gioacchino così spaventosa che, soprattutto alla luce del dramma di Pizzo, risulta assai difficile ancora oggi per lo storico esprimere un giudizio sulle scelte di Murat e le conseguenze politiche e morali di quelle scelte.

L’ultimo Murat

MARINI D'ARMENIA, NICOLETTA
2015-01-01

Abstract

Si chiude dunque così, con una condanna a morte per fucilazione, la vita di Gioacchino Murat sbarcato solo pochi giorni prima sulle spiagge di Pizzo insieme a uno sparuto gruppetto di uomini, ventisei, nel vano tentativo di riuscire a sollevare la popolazione e riconquistare il regno. “Conoscete il carattere di Murat” aveva sentenziato profeticamente Metternich a Talleyrand nei giorni del Congresso di Vienna, quando poteva ancora apparire utile all’Austria non pronunciarsi definitivamente sul destino politico di Murat re di Napoli. “Egli –proseguiva il cancelliere asburgico- si è contenuto fino a questo momento. Ma pazienza! Presto o tardi farà un passo falso e quello sarà allora il momento di approfittarne”. E questo passo falso - vale a dire la rovinosa guerra all’Austria in nome di una inattesa, prematura campagna per l’indipendenza e l’unità italiana lanciata nel marzo del 1815 - previsto, forse addirittura determinato dalle astuzie del cancelliere austriaco desideroso di liberarsi di un alleato troppo scomodo senza che questo dovesse necessariamente costituire un limite ai suoi disegni italiani, sarebbe stato così terribile, la caduta di Gioacchino così spaventosa che, soprattutto alla luce del dramma di Pizzo, risulta assai difficile ancora oggi per lo storico esprimere un giudizio sulle scelte di Murat e le conseguenze politiche e morali di quelle scelte.
2015
978-88-569-0496-3
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