L’articolo analizza l’ossessione dell’uomo nuovo all’interno del contesto intellettuale della Generazione del ’27 di cui facevano parte, tra gli altri, Emil Cioran, Gherasim Luca e Mircea Eliade. Senza l’invenzione da parte del totalitarismo novecentesco dell’«uomo nuovo» si capirebbe ben poco dei manifesti e progetti di “rinnovamento” delle avanguardie artistiche (e in seguito anche politiche) e dei programmi di “rinascita” nazionale di coloro che appartenevano alla “giovane generazione” intellettuale a immediato contatto con la dottrina legionaria di Codreanu. La creazione dell’«uomo nuovo» implicava due aspetti: il primo era la distruzione e il secondo la fondazione. Tra le due guerre la creazione dell’«uomo nuovo» fu uno dei grandi obiettivi dei regimi totalitari: comunista, fascista e nazista. Se i «valori» che si volevano inoculare nelle nuove generazioni erano diversi nei vari casi, analoga era l’intenzione di combattere la «vecchia» e «corrotta» mentalità democratica, capitalista e borghese. L’intento era quello di distruggere l’individualità a favore della collettività fanatizzata, e di formare e spingere i giovani ad uniformarsi al gruppo accettando acriticamente i comandi provenienti dai vertici del regime preconizzato. Benché il mito dell’«uomo nuovo» avesse le proprie radici nella modernità a partire dal secolo dei Lumi, e fosse soprattutto presente tra gli ideali giacobini della Rivoluzione francese in funzione della diffusione dei valori democratici – quindi di un elemento di novità sempre a venire –, per i teorici dell’estrema destra nazionalista di ispirazione legionaria e accesamente antisemita l’uomo nuovo era paradossalmente la restituzione di un uomo antico, molto spesso leggendario e idealizzato, che era scomparso perché corrotto dalla storia e dal progresso del capitalismo e delle istituzioni politiche occidentali, in particolare proprio dai valori democratici veicolati dalla Rivoluzione francese. Si trattava quindi, per il movimento legionario di Codreanu, non solo di ritornare alle origini del passato eroico e glorioso romeno, ma anche di distruggere tutto ciò che era ritenuto inautentico, falso, lontano dalle origini, perché era stato degenerato dalla politica. Lo scopo era dunque ritrovare una sorta di purezza mitica e di innocenza perduta. Per Codreanu e per i seguaci del legionarismo, infatti, più che un programma politico, il movimento legionario doveva essere innanzitutto una grande impresa pedagogica.

Generaţia ’27 şi obsesia “omului nou”

ROTIROTI, Giovanni Raimondo
2016-01-01

Abstract

L’articolo analizza l’ossessione dell’uomo nuovo all’interno del contesto intellettuale della Generazione del ’27 di cui facevano parte, tra gli altri, Emil Cioran, Gherasim Luca e Mircea Eliade. Senza l’invenzione da parte del totalitarismo novecentesco dell’«uomo nuovo» si capirebbe ben poco dei manifesti e progetti di “rinnovamento” delle avanguardie artistiche (e in seguito anche politiche) e dei programmi di “rinascita” nazionale di coloro che appartenevano alla “giovane generazione” intellettuale a immediato contatto con la dottrina legionaria di Codreanu. La creazione dell’«uomo nuovo» implicava due aspetti: il primo era la distruzione e il secondo la fondazione. Tra le due guerre la creazione dell’«uomo nuovo» fu uno dei grandi obiettivi dei regimi totalitari: comunista, fascista e nazista. Se i «valori» che si volevano inoculare nelle nuove generazioni erano diversi nei vari casi, analoga era l’intenzione di combattere la «vecchia» e «corrotta» mentalità democratica, capitalista e borghese. L’intento era quello di distruggere l’individualità a favore della collettività fanatizzata, e di formare e spingere i giovani ad uniformarsi al gruppo accettando acriticamente i comandi provenienti dai vertici del regime preconizzato. Benché il mito dell’«uomo nuovo» avesse le proprie radici nella modernità a partire dal secolo dei Lumi, e fosse soprattutto presente tra gli ideali giacobini della Rivoluzione francese in funzione della diffusione dei valori democratici – quindi di un elemento di novità sempre a venire –, per i teorici dell’estrema destra nazionalista di ispirazione legionaria e accesamente antisemita l’uomo nuovo era paradossalmente la restituzione di un uomo antico, molto spesso leggendario e idealizzato, che era scomparso perché corrotto dalla storia e dal progresso del capitalismo e delle istituzioni politiche occidentali, in particolare proprio dai valori democratici veicolati dalla Rivoluzione francese. Si trattava quindi, per il movimento legionario di Codreanu, non solo di ritornare alle origini del passato eroico e glorioso romeno, ma anche di distruggere tutto ciò che era ritenuto inautentico, falso, lontano dalle origini, perché era stato degenerato dalla politica. Lo scopo era dunque ritrovare una sorta di purezza mitica e di innocenza perduta. Per Codreanu e per i seguaci del legionarismo, infatti, più che un programma politico, il movimento legionario doveva essere innanzitutto una grande impresa pedagogica.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
arca_7-8-9_2016.pdf

accesso aperto

Descrizione: articolo
Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: Dominio pubblico
Dimensione 19.09 MB
Formato Adobe PDF
19.09 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/170818
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
social impact