Il Mediterraneo – lo dicono gli studi più recenti di una disciplina, la “Storia del Mediterraneo” appunto, che ha oggi assunto una fisionomia statutaria definita e generalmente accolta - non può comprendersi solo nel quadro assai vasto delle sue relazioni interne, ma ha bisogno di un costante riferimento all’altrove da sé . Tanto più se, come accade nelle pagine di questo libro che prendono occasione, a loro volta, dalle riflessioni ospitate nella decima edizione degli Incontri mediterranei di Terra Murata a Procida, questo altrove da sé è un altro mare, anzi un Oceano. Mediterraneo della modernità, come si insiste talvolta a dire, l’Atlantico si presenta, in effetti, come il primo, naturale allargamento della “fisicità liquida” del Mediterraneo e dei caratteri e delle funzioni storiche che esso aveva esercitato per millenni. Ma, forse, proprio per questo ne rappresenta, per così dire, l’avversario e la frontiera, lo spazio che non solo integra, ma soprattutto sostituisce il Mediterraneo, condannandolo ad una duratura, seppur altalenante, perifericità. L’Atlantico ridisegna le gerarchie del mondo europeo, riscrive le mappe di un Vecchio Mondo al quale la scoperta di un Nuovo Mondo al di là dell’Oceano rende possibile di non avere più nel mare degli Antichi l’obbligato baricentro della propria vita economica e civile. Anche se le prime navi che solcano questo spazio sono quelle di una potenza pienamente mediterranea, quelle di una Spagna che ancora per larga parte del secolo XVI prova a mantenere una egemonia mediterranea che non sia mera alternativa, ma semmai una integrazione delle prospettive che si aprono al di là dell’Oceano, non c’è alcun dubbio che la modernità, nata con la scoperta del Nuovo Mondo, segni (anche in considerazione delle vicende legate alla formazione dell’Impero ottomano) la nascita di una Europa che, pur mantenendo le proprie radici nel Mediterraneo, ne prescinde quando si tratta dei propri disegni di espansione. La riflessione sul rapporto tra Mediterraneo e Atlantico appare, quindi, particolarmente stimolante quando non stabilisce una diversità radicale tra i due mondi, ma prova, sia pure per “saggi” – come si è provato a fare in questo libro – a tenerli insieme.

Andata e ritorno: le circolazioni di uno spazio al finire di un Impero

MARINI D'ARMENIA, NICOLETTA
2016-01-01

Abstract

Il Mediterraneo – lo dicono gli studi più recenti di una disciplina, la “Storia del Mediterraneo” appunto, che ha oggi assunto una fisionomia statutaria definita e generalmente accolta - non può comprendersi solo nel quadro assai vasto delle sue relazioni interne, ma ha bisogno di un costante riferimento all’altrove da sé . Tanto più se, come accade nelle pagine di questo libro che prendono occasione, a loro volta, dalle riflessioni ospitate nella decima edizione degli Incontri mediterranei di Terra Murata a Procida, questo altrove da sé è un altro mare, anzi un Oceano. Mediterraneo della modernità, come si insiste talvolta a dire, l’Atlantico si presenta, in effetti, come il primo, naturale allargamento della “fisicità liquida” del Mediterraneo e dei caratteri e delle funzioni storiche che esso aveva esercitato per millenni. Ma, forse, proprio per questo ne rappresenta, per così dire, l’avversario e la frontiera, lo spazio che non solo integra, ma soprattutto sostituisce il Mediterraneo, condannandolo ad una duratura, seppur altalenante, perifericità. L’Atlantico ridisegna le gerarchie del mondo europeo, riscrive le mappe di un Vecchio Mondo al quale la scoperta di un Nuovo Mondo al di là dell’Oceano rende possibile di non avere più nel mare degli Antichi l’obbligato baricentro della propria vita economica e civile. Anche se le prime navi che solcano questo spazio sono quelle di una potenza pienamente mediterranea, quelle di una Spagna che ancora per larga parte del secolo XVI prova a mantenere una egemonia mediterranea che non sia mera alternativa, ma semmai una integrazione delle prospettive che si aprono al di là dell’Oceano, non c’è alcun dubbio che la modernità, nata con la scoperta del Nuovo Mondo, segni (anche in considerazione delle vicende legate alla formazione dell’Impero ottomano) la nascita di una Europa che, pur mantenendo le proprie radici nel Mediterraneo, ne prescinde quando si tratta dei propri disegni di espansione. La riflessione sul rapporto tra Mediterraneo e Atlantico appare, quindi, particolarmente stimolante quando non stabilisce una diversità radicale tra i due mondi, ma prova, sia pure per “saggi” – come si è provato a fare in questo libro – a tenerli insieme.
2016
978-88-6866-235-6
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Andata e ritorno_ in Mediterraneo e Atlantico_NMdA_con copertina.pdf

accesso solo dalla rete interna

Descrizione: Contributo in volume
Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: PUBBLICO - Pubblico con Copyright
Dimensione 1.79 MB
Formato Adobe PDF
1.79 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/171402
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
social impact