Il teatro, come traduzione di testi drammaturgici e come espressione scenica, è per sua natura obbligato a ripensare nel tempo la lettura di un’opera, perché la sua destinazione è rivolta a un pubblico sempre contemporaneo. Da più di quattrocento anni va in scena l’Amleto, ma non si può mettere in scena lo stesso Amleto. Ogni epoca traduce e trasforma, in ragione della mutata sensibilità degli artefici che lo interpretano e degli spettatori ai quali è rivolta la rappresentazione, il mondo contenuto in questo capolavoro shakespeariano. La tradizione del passato, a teatro, viene continuamente sottoposta a un processo di destrutturazione, per farla rivivere nel presente. Napoli ha una lunga storia teatrale che, fin dal XVI secolo, si è distinta per una vasta produzione drammaturgica, animata dalla vitalità scenica di autori, attori e registi che hanno saputo interpretare e rinnovare, nel tempo, l’eredità di questo patrimonio, ottenendo riconoscimenti a livello nazionale e non solo. Il mio contributo propone spunti di riflessione sulle possibilità di coniugare, ancora oggi, le risonanze di questa tradizione teatrale con le suggestioni delle pratiche sceniche contemporanee prendendo spunto dal lavoro svolto da Toni Servillo che nel 2013 porta in scena l’opera Le voci di dentro realizzata da Eduardo De Filippo nel 1948.

Rileggere la tradizione. Le voci di dentro di Eduardo de Filippo nella recente messa in scena di Toni Servillo

SOMMAIOLO, Paolo
2016-01-01

Abstract

Il teatro, come traduzione di testi drammaturgici e come espressione scenica, è per sua natura obbligato a ripensare nel tempo la lettura di un’opera, perché la sua destinazione è rivolta a un pubblico sempre contemporaneo. Da più di quattrocento anni va in scena l’Amleto, ma non si può mettere in scena lo stesso Amleto. Ogni epoca traduce e trasforma, in ragione della mutata sensibilità degli artefici che lo interpretano e degli spettatori ai quali è rivolta la rappresentazione, il mondo contenuto in questo capolavoro shakespeariano. La tradizione del passato, a teatro, viene continuamente sottoposta a un processo di destrutturazione, per farla rivivere nel presente. Napoli ha una lunga storia teatrale che, fin dal XVI secolo, si è distinta per una vasta produzione drammaturgica, animata dalla vitalità scenica di autori, attori e registi che hanno saputo interpretare e rinnovare, nel tempo, l’eredità di questo patrimonio, ottenendo riconoscimenti a livello nazionale e non solo. Il mio contributo propone spunti di riflessione sulle possibilità di coniugare, ancora oggi, le risonanze di questa tradizione teatrale con le suggestioni delle pratiche sceniche contemporanee prendendo spunto dal lavoro svolto da Toni Servillo che nel 2013 porta in scena l’opera Le voci di dentro realizzata da Eduardo De Filippo nel 1948.
2016
978-88-548-9941-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/172663
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