Lo studio prende in esame, a partire dalle più antiche attestazioni, l’esonimo “Valacco”, Nomen barbaricum della Romanità medievale, e la sua evoluzione nelle principali tradizioni linguistiche Medioevo sud-est europeo (greco-bizantina, slavo-ecclesiastica, albanese, rumena, ungherese, turco-ottomana) ma non solo. Attraverso un confronto con le tradizioni del Medioevo occidentale (medio-latina, francese, italiana, tedesca e inglese, in particolare), è possibile osservare come il significato originario dell’esonimo avesse una valenza etnica e che solo in una fase relativamente tarda esso abbia iniziato ad assumere una valenza, invece, socio-professionale, da ‘romanofono’ e poi (nell’Europa balcanica e danubiana) ‘rumeno’ a ‘montanaro, pastore nomade, carovaniere’. Infatti, la diffusione di “Valacco” e del rispettivo toponimo “Valacchia” si rivela già a un primo sguardo assai più ampia rispetto all’uso socio-professionale, che risulta limitato all’area balcanica ma che le storiografie e le filologie nazionali hanno voluto tendenziosamente enfatizzare, fino a slegarlo affatto dall’uso etnico.

Da Romani a Valacchi. Il nomen barbaricum della romanità medievale ta Oriente e Occidente.

STABILE, GIUSEPPE
2011-01-01

Abstract

Lo studio prende in esame, a partire dalle più antiche attestazioni, l’esonimo “Valacco”, Nomen barbaricum della Romanità medievale, e la sua evoluzione nelle principali tradizioni linguistiche Medioevo sud-est europeo (greco-bizantina, slavo-ecclesiastica, albanese, rumena, ungherese, turco-ottomana) ma non solo. Attraverso un confronto con le tradizioni del Medioevo occidentale (medio-latina, francese, italiana, tedesca e inglese, in particolare), è possibile osservare come il significato originario dell’esonimo avesse una valenza etnica e che solo in una fase relativamente tarda esso abbia iniziato ad assumere una valenza, invece, socio-professionale, da ‘romanofono’ e poi (nell’Europa balcanica e danubiana) ‘rumeno’ a ‘montanaro, pastore nomade, carovaniere’. Infatti, la diffusione di “Valacco” e del rispettivo toponimo “Valacchia” si rivela già a un primo sguardo assai più ampia rispetto all’uso socio-professionale, che risulta limitato all’area balcanica ma che le storiografie e le filologie nazionali hanno voluto tendenziosamente enfatizzare, fino a slegarlo affatto dall’uso etnico.
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