L’area MENA (Middle East and North Africa) ha registrato negli ultimi decenni notevoli progressi nel campo dell’uguaglianza di genere: indicatori quali il tasso di istruzione femminile, l’aspettativa di vita, il tasso di fertilità dimostrano quanto siano cambiate in meglio la condizione delle donne e le loro opportunità di tutela della salute e dei diritti. Tuttavia la partecipazione femminile alla sfera economica, anche se cresciuta di circa il 50% dal 1960 a oggi, rimane ancora scarsa e sensibilmente inferiore a quella che si registra in altre aree emergenti o in via di sviluppo. Svariati fattori scoraggiano l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro: l’assunto che l’uomo sia tenuto a provvedere ai bisogni della famiglia e che quindi il lavoro femminile abbia un ruolo secondario nel budget familiare; il peso che si riconosce ai compiti tradizionali femminili nell’ambito della famiglia con cui il lavoro extradomestico deve risultare conciliabile; l’esistenza di norme giuridiche discriminanti nei confronti delle donne (sgravi fi scali e assegni familiari riconosciuti solo ai lavoratori maschi). In alcuni paesi il diritto delle donne al lavoro è ancora sottoposto al consenso del marito. La legge di famiglia giordana, ad esempio, riconosce al marito tale prerogativa, nonostante l’art. 6 della Costituzione e l’art. 2 della Legge del lavoro del 1966 sanciscano l’assoluta parità tra uomini e donne nel campo del lavoro.
Formale o informale? Dinamiche dell’occupazione femminile nell’area MENA
Francesca, Ersilia
2013-01-01
Abstract
L’area MENA (Middle East and North Africa) ha registrato negli ultimi decenni notevoli progressi nel campo dell’uguaglianza di genere: indicatori quali il tasso di istruzione femminile, l’aspettativa di vita, il tasso di fertilità dimostrano quanto siano cambiate in meglio la condizione delle donne e le loro opportunità di tutela della salute e dei diritti. Tuttavia la partecipazione femminile alla sfera economica, anche se cresciuta di circa il 50% dal 1960 a oggi, rimane ancora scarsa e sensibilmente inferiore a quella che si registra in altre aree emergenti o in via di sviluppo. Svariati fattori scoraggiano l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro: l’assunto che l’uomo sia tenuto a provvedere ai bisogni della famiglia e che quindi il lavoro femminile abbia un ruolo secondario nel budget familiare; il peso che si riconosce ai compiti tradizionali femminili nell’ambito della famiglia con cui il lavoro extradomestico deve risultare conciliabile; l’esistenza di norme giuridiche discriminanti nei confronti delle donne (sgravi fi scali e assegni familiari riconosciuti solo ai lavoratori maschi). In alcuni paesi il diritto delle donne al lavoro è ancora sottoposto al consenso del marito. La legge di famiglia giordana, ad esempio, riconosce al marito tale prerogativa, nonostante l’art. 6 della Costituzione e l’art. 2 della Legge del lavoro del 1966 sanciscano l’assoluta parità tra uomini e donne nel campo del lavoro.File | Dimensione | Formato | |
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