Come è noto, quell’ampio “centro” geografico e culturale chiamato solitamente “Grecità” si è confrontato, nei secoli, in diverse aree di contatto, con diversi altri “centri” più o meno lontani, e, in alcuni casi, definibili, con visione fin troppo eurocentrica ed impropria, periferici o “esotici”. Quelle aree, a dire la verità, hanno rappresentato ambiti regionali storicamente e culturalmente di tutto rispetto, presenti nel continente africano, nel Vicino Oriente antico, nelle coste meridionali del Mar Nero, nell’altopiano Iranico, nell’Asia Centrale, nel sub-continente Indiano, ecc.; a loro volta, esse hanno, quindi, costituito altrettante centralità culturali, dalle quali la stessa “Grecità” è stata vista, impropriamente, periferica e/o esotica. Il confronto (economico, culturale, ma anche politico e militare, etc.) in quelle aree di contatto tra diverse realtà è stato ed è oggetto di una lunga tradizione di studi storici ed archeologici nel quadro di quelli antichistici in Europa (soprattutto in Francia e in Inghilterra), Nella storia della ricerca scientifica relativa italiana esso ha, tuttavia, ricevuto un’attenzione molto minore, sia per ragioni inerenti ad un diverso sviluppo nazionale delle nostre rispettive tradizioni di studio, sia per le enormi difficoltà di coniugare competenze diverse che una siffatta analisi di studio ad ampio raggio, necessariamente avrebbe comportato e comporta. Questo contributo che vuole essere sinteticamente storico, prova a fare il punto su alcuni dei numerosi aspetti archeologici delle aree di contatto. In particolare mi riferirò a quelle peculiari fisionomie culturali di popolazioni di origine asiatica per lo più appartenenti ad una ”Iranicità”, definita, con termine oggi un po’ in disuso, “esteriore”, e a quelle differenti interazioni che si erano stabilite con le tradizioni culturali locali, a partire soprattutto dal VII secolo a.C., lungo la frontiera con la “Grecità”.

L’archeologia degli Sciti tra Europa Orientale e Mar Nero

Bruno Genito
2017-01-01

Abstract

Come è noto, quell’ampio “centro” geografico e culturale chiamato solitamente “Grecità” si è confrontato, nei secoli, in diverse aree di contatto, con diversi altri “centri” più o meno lontani, e, in alcuni casi, definibili, con visione fin troppo eurocentrica ed impropria, periferici o “esotici”. Quelle aree, a dire la verità, hanno rappresentato ambiti regionali storicamente e culturalmente di tutto rispetto, presenti nel continente africano, nel Vicino Oriente antico, nelle coste meridionali del Mar Nero, nell’altopiano Iranico, nell’Asia Centrale, nel sub-continente Indiano, ecc.; a loro volta, esse hanno, quindi, costituito altrettante centralità culturali, dalle quali la stessa “Grecità” è stata vista, impropriamente, periferica e/o esotica. Il confronto (economico, culturale, ma anche politico e militare, etc.) in quelle aree di contatto tra diverse realtà è stato ed è oggetto di una lunga tradizione di studi storici ed archeologici nel quadro di quelli antichistici in Europa (soprattutto in Francia e in Inghilterra), Nella storia della ricerca scientifica relativa italiana esso ha, tuttavia, ricevuto un’attenzione molto minore, sia per ragioni inerenti ad un diverso sviluppo nazionale delle nostre rispettive tradizioni di studio, sia per le enormi difficoltà di coniugare competenze diverse che una siffatta analisi di studio ad ampio raggio, necessariamente avrebbe comportato e comporta. Questo contributo che vuole essere sinteticamente storico, prova a fare il punto su alcuni dei numerosi aspetti archeologici delle aree di contatto. In particolare mi riferirò a quelle peculiari fisionomie culturali di popolazioni di origine asiatica per lo più appartenenti ad una ”Iranicità”, definita, con termine oggi un po’ in disuso, “esteriore”, e a quelle differenti interazioni che si erano stabilite con le tradizioni culturali locali, a partire soprattutto dal VII secolo a.C., lungo la frontiera con la “Grecità”.
2017
978-88-6274-811-7
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Genito, B. (2017), L’archeologia degli Sciti, Gallo, Genito, B. (eds.) 2017,.pdf

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