Nel presente articolo, l’autore riflette sulla difficile conciliabilità tra la Costituzione economica italiana, dai cui articoli si evincono i principi di utilità sociale e di solidarietà, e il modello economico dell’Unione europea, votato ai principi del libero mercato e della libera concorrenza. L’analisi parte dalla prima metà degli anni ’70 durante i quali gli enormi deficit di bilancio registratisi gravante sulla gestione di numerose imprese attinenti all’area pubblica, orientarono il legislatore italiano a decisioni di contrazione della spesa pubblica e a intraprendere politiche economiche incentrate tutte sull’offerta e sulla competitività delle imprese. L’autore rileva che proprio in questi anni si fa strada una diversa (ma criticabile) interpretazione della Costituzione economica, peraltro sostenuta da autorevole dottrina, di stampo efficientista e mercantilista. Tale interpretazione è stata, in parte, accolta anche dalla stessa Corte costituzionale, soprattutto dopo la modifica nel 2102 dell’art. 81 della Costituzione che ha introdotto, in ossequio ai vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea, il c.d. pareggio di bilancio. L’autore, invece, sottolinea l’importanza di recuperare i veri valori della Costituzione economica che prevalsero peraltro nei lavori dell’Assemblea Costituente, quali l’uguaglianza, la solidarietà, soprattutto alla luce di una crisi economica e finanziaria che ha sostanzialmente debellato lo stato sociale.
Alcune osservazioni sulla salvaguardia dei diritti sociali tra interpretazioni della Costituzione economica e incertezze della recente giurisprudenza costituzionale
F. Zammartino
2018-01-01
Abstract
Nel presente articolo, l’autore riflette sulla difficile conciliabilità tra la Costituzione economica italiana, dai cui articoli si evincono i principi di utilità sociale e di solidarietà, e il modello economico dell’Unione europea, votato ai principi del libero mercato e della libera concorrenza. L’analisi parte dalla prima metà degli anni ’70 durante i quali gli enormi deficit di bilancio registratisi gravante sulla gestione di numerose imprese attinenti all’area pubblica, orientarono il legislatore italiano a decisioni di contrazione della spesa pubblica e a intraprendere politiche economiche incentrate tutte sull’offerta e sulla competitività delle imprese. L’autore rileva che proprio in questi anni si fa strada una diversa (ma criticabile) interpretazione della Costituzione economica, peraltro sostenuta da autorevole dottrina, di stampo efficientista e mercantilista. Tale interpretazione è stata, in parte, accolta anche dalla stessa Corte costituzionale, soprattutto dopo la modifica nel 2102 dell’art. 81 della Costituzione che ha introdotto, in ossequio ai vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea, il c.d. pareggio di bilancio. L’autore, invece, sottolinea l’importanza di recuperare i veri valori della Costituzione economica che prevalsero peraltro nei lavori dell’Assemblea Costituente, quali l’uguaglianza, la solidarietà, soprattutto alla luce di una crisi economica e finanziaria che ha sostanzialmente debellato lo stato sociale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
alcune osservazioni sulla salvaguardia.pdf
accesso solo dalla rete interna
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
PUBBLICO - Pubblico con Copyright
Dimensione
1.59 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.59 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.