The essay aims at focusing on both Bloch’s and Adorno’s proposals for a renewed utopian thinking, claiming their differently ‘agonistic’ structure. Brecht’s short sentence «Something’s missing» (Mahagonny) gives way to a discussion between Ernst Bloch and Theodor W. Adorno broadcasted by radio in 1964 on the contradictions and anachronism of ‘the utopian’. The sentence reveals according to Bloch the very presence of utopia in the process of being, which makes hope a struggling strategy. Bloch substantiates his argument with the thesis of the ‘proximity’ of utopia and with the use of a phenomenology of utopian consciousness engaged with various processes of reality and with symbols and utopic ‘topoi’ encontered along the way. Against the emergence of such wish-images, Adorno suggests that we can talk about utopia only in a negative way and that the ‘operational theatre’ of utopia is rather a changing of all categories – not only in the social field – through determined negation. I argue that for both philosophers utopia is not transposed into the future because of its agonistc and operational value: it performs critically as ‘immanent’ transcendence of concrete experience.

Il saggio intende mettere a fuoco le rispettive proposte di Bloch e Adorno relative a un rinnovato pensiero dell’utopia, rinvenendo in entrambe una, sia pur differente, struttura ‘agonale’. Una breve citazione tratta da un’opera di Brecht, «manca qualcosa» (Mahagonny), è il punto di avvio della discussione radiofonica avvenuta nel 1964 tra Bloch e Adorno sulle contraddizioni e gli anacronismi dell’utopico. Secondo Bloch la frase rivela la presenza dell’utopia nel processo dell’essere, il che rende la speranza una strategia di lotta. Bloch fonda il suo argomento sulla base della tesi della ‘prossimità’ dell’utopia e attraverso una fenomenologia della coscienza utopica che si confronta con vari processi della realtà e con simboli e ‘topoi’ utopici incontrati lungo il cammino. Contro l’emergere di tali immagini del desiderio Adorno suggerisce che è possibile parlare di utopia solo negativamente e che il ‘campo d’azione’ dell’utopia consiste piuttosto nel mutamento di tutte le categorie – e non solo di quelle sociali ¬– attraverso il procedimento della negazione determinata. Sostengo infine che entrambi i filosofi non traspongono l’utopia in un tempo futuro per il fatto che essa assume un valore agonale e operativo, che vede l’utopico agire criticamente come una trascendenza ‘immanente’ dell’esperienza concreta.

Adorno, Bloch e il campo d'azione dell'utopia. Un dialogo radiofonico.

Elena Tavani
2019-01-01

Abstract

The essay aims at focusing on both Bloch’s and Adorno’s proposals for a renewed utopian thinking, claiming their differently ‘agonistic’ structure. Brecht’s short sentence «Something’s missing» (Mahagonny) gives way to a discussion between Ernst Bloch and Theodor W. Adorno broadcasted by radio in 1964 on the contradictions and anachronism of ‘the utopian’. The sentence reveals according to Bloch the very presence of utopia in the process of being, which makes hope a struggling strategy. Bloch substantiates his argument with the thesis of the ‘proximity’ of utopia and with the use of a phenomenology of utopian consciousness engaged with various processes of reality and with symbols and utopic ‘topoi’ encontered along the way. Against the emergence of such wish-images, Adorno suggests that we can talk about utopia only in a negative way and that the ‘operational theatre’ of utopia is rather a changing of all categories – not only in the social field – through determined negation. I argue that for both philosophers utopia is not transposed into the future because of its agonistc and operational value: it performs critically as ‘immanent’ transcendence of concrete experience.
2019
Il saggio intende mettere a fuoco le rispettive proposte di Bloch e Adorno relative a un rinnovato pensiero dell’utopia, rinvenendo in entrambe una, sia pur differente, struttura ‘agonale’. Una breve citazione tratta da un’opera di Brecht, «manca qualcosa» (Mahagonny), è il punto di avvio della discussione radiofonica avvenuta nel 1964 tra Bloch e Adorno sulle contraddizioni e gli anacronismi dell’utopico. Secondo Bloch la frase rivela la presenza dell’utopia nel processo dell’essere, il che rende la speranza una strategia di lotta. Bloch fonda il suo argomento sulla base della tesi della ‘prossimità’ dell’utopia e attraverso una fenomenologia della coscienza utopica che si confronta con vari processi della realtà e con simboli e ‘topoi’ utopici incontrati lungo il cammino. Contro l’emergere di tali immagini del desiderio Adorno suggerisce che è possibile parlare di utopia solo negativamente e che il ‘campo d’azione’ dell’utopia consiste piuttosto nel mutamento di tutte le categorie – e non solo di quelle sociali ¬– attraverso il procedimento della negazione determinata. Sostengo infine che entrambi i filosofi non traspongono l’utopia in un tempo futuro per il fatto che essa assume un valore agonale e operativo, che vede l’utopico agire criticamente come una trascendenza ‘immanente’ dell’esperienza concreta.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Elena Tavani, Adorno,Bloch e il campo d'azione dell'utopia, B@belonline 5:2019_.pdf

accesso aperto

Descrizione: articolo di rivista
Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: PUBBLICO - Pubblico con Copyright
Dimensione 401.31 kB
Formato Adobe PDF
401.31 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/184758
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
social impact