In questo saggio, il «mal d’archivio» consiste nella pulsione di «conservazione» e di «distruzione» che governa la memoria della danza – la «ricordanza» – del corpo «sospeso»: una tecnica/poetica che ospita/rifiuta la forza di gravità. Consultando i più noti depositi della memoria coreutica occidentale, nella forma di «patri-archivio» e di «matri-archivio», si rintracciano le immagini – phantasmata – che hanno trasformato la memorabilità della sospensione sul/nel corpo danzante, esso stesso archivio vivente. La scrittura si fa femminile, altra, aprendo l’«archivio del futuro» dell’artista anglo-spagnola Isabel Rocamora, la cui coreografia dell’antigravità realizza il «ricordo della danza» (Memory Release) e, insieme, la «danza della memoria» (Horizon of Exile). Le performance di Rocamora sono devote a un’archiviazione «sospesa» grazie alla tecnica in cui si espongono, e per l’immaterialità spaziale, digitale e «spettrale», in cui esse si fruiscono. L’esilio, danzato e ricordato, dai corpi-archivio di Rocamora, sembra voler richiamare la memoria all’oggi, e a quel «male» della rimozione.

'Ricor-danze': L’archiviazione ‘sospesa’ di Isabel Rocamora

Piccirillo A
2012-01-01

Abstract

In questo saggio, il «mal d’archivio» consiste nella pulsione di «conservazione» e di «distruzione» che governa la memoria della danza – la «ricordanza» – del corpo «sospeso»: una tecnica/poetica che ospita/rifiuta la forza di gravità. Consultando i più noti depositi della memoria coreutica occidentale, nella forma di «patri-archivio» e di «matri-archivio», si rintracciano le immagini – phantasmata – che hanno trasformato la memorabilità della sospensione sul/nel corpo danzante, esso stesso archivio vivente. La scrittura si fa femminile, altra, aprendo l’«archivio del futuro» dell’artista anglo-spagnola Isabel Rocamora, la cui coreografia dell’antigravità realizza il «ricordo della danza» (Memory Release) e, insieme, la «danza della memoria» (Horizon of Exile). Le performance di Rocamora sono devote a un’archiviazione «sospesa» grazie alla tecnica in cui si espongono, e per l’immaterialità spaziale, digitale e «spettrale», in cui esse si fruiscono. L’esilio, danzato e ricordato, dai corpi-archivio di Rocamora, sembra voler richiamare la memoria all’oggi, e a quel «male» della rimozione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/185538
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