The Neapolitan femminielli, part of the cultural tradition of Naples and its surrounding area, can be considered, following the current terminology, subjects who embody a gender variant. In relation to this “experience of the self”, the author, who has spent almost a decade engaged in field research, here investigates how and when the idea of sexual and gender deviance was constructed and consolidated in so-called Western contexts. Through anthropological analysis of “dissonant bodies”, a metaphor to indicate the different modality, for some subjectivities, of experiencing the self with respect to a constituted order, the analysis shows the cultural, processual and historical nature of the principles of “justice” and “order”, relative to the body and its acts. In reference to the normalization processes within the LGBTQI community – which also come about, for some transgender subjects, through a body that can today change, modifyand transform itself seamlessly – and which lead to a re-signification of identity through the body and having a different experience of it, the present study shows how the femminielli embody a different gaze on the experience of the self, and today form a case of cultural resistance.

I femminielli napoletani, parte della tradizione culturale di Napoli e del napoletano, possono essere considerati, seguendo la terminologia corrente, soggetti che incarnano una variante di genere. In relazione a questa “esperienza del sé”, esplorata da chi scrive nel corso di quasi un decennio di ricerca sul campo, il presente lavoro indaga sui modi e i tempi in cui nei contesti cosiddetti occidentali si è costruita e consolidata l’idea di devianza, dal punto di vista sessuale e di genere. Attraverso l’analisi antropologica dei “corpi dissonanti”, una metafora a indicare la diversa modalità, per alcune soggettività, di vivere l’esperienza del proprio sé rispetto a un ordine costituito, l’indagine mostra la natura culturale, processuale e storica dei principi di “giustizia” e “ordine” relativi al corpo e ai suoi atti. In riferimento ai processi di normalizzazione, interni alla comunità LGBTQI, che si attuano, per alcuni soggetti transgender, anche attraverso un corpo che oggi può cambiare, modificarsi e trasformarsi senza soluzione di continuità, e che conducono a una risignificazione delle identità che passa dal corpo e da una diversa esperienza di questo, il presente lavoro mostra come i femminielli incarnino uno sguardo diverso sull’esperienza di sé e rappresentino oggi un caso di resistenza culturale.

Corpi dissonanti: note su gender variance e sessualità. Il caso dei femminielli napoletani

Mauriello M
2018-01-01

Abstract

The Neapolitan femminielli, part of the cultural tradition of Naples and its surrounding area, can be considered, following the current terminology, subjects who embody a gender variant. In relation to this “experience of the self”, the author, who has spent almost a decade engaged in field research, here investigates how and when the idea of sexual and gender deviance was constructed and consolidated in so-called Western contexts. Through anthropological analysis of “dissonant bodies”, a metaphor to indicate the different modality, for some subjectivities, of experiencing the self with respect to a constituted order, the analysis shows the cultural, processual and historical nature of the principles of “justice” and “order”, relative to the body and its acts. In reference to the normalization processes within the LGBTQI community – which also come about, for some transgender subjects, through a body that can today change, modifyand transform itself seamlessly – and which lead to a re-signification of identity through the body and having a different experience of it, the present study shows how the femminielli embody a different gaze on the experience of the self, and today form a case of cultural resistance.
2018
I femminielli napoletani, parte della tradizione culturale di Napoli e del napoletano, possono essere considerati, seguendo la terminologia corrente, soggetti che incarnano una variante di genere. In relazione a questa “esperienza del sé”, esplorata da chi scrive nel corso di quasi un decennio di ricerca sul campo, il presente lavoro indaga sui modi e i tempi in cui nei contesti cosiddetti occidentali si è costruita e consolidata l’idea di devianza, dal punto di vista sessuale e di genere. Attraverso l’analisi antropologica dei “corpi dissonanti”, una metafora a indicare la diversa modalità, per alcune soggettività, di vivere l’esperienza del proprio sé rispetto a un ordine costituito, l’indagine mostra la natura culturale, processuale e storica dei principi di “giustizia” e “ordine” relativi al corpo e ai suoi atti. In riferimento ai processi di normalizzazione, interni alla comunità LGBTQI, che si attuano, per alcuni soggetti transgender, anche attraverso un corpo che oggi può cambiare, modificarsi e trasformarsi senza soluzione di continuità, e che conducono a una risignificazione delle identità che passa dal corpo e da una diversa esperienza di questo, il presente lavoro mostra come i femminielli incarnino uno sguardo diverso sull’esperienza di sé e rappresentino oggi un caso di resistenza culturale.
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