Una delle prime voci del XX secolo che ha invocato come essenza del teatro l’uomo in azione, nella sua interezza di corpo-mente, è quella di Antonin Artaud. I suoi scritti riflettono la sua tormentata parabola esistenziale e intellettuale alla ricerca di una verità di pensiero, di parola, del corpo vivo dell’attore. Una ricerca che Artaud conduce con implacabile rigore. In questo breve saggio si metteranno a fuoco gli sviluppi del suo pensiero dal Teatro della crudeltà al teatro per rifare la vita, come esperienza alternativa della vita stessa, perché imprescindibile da ciò che anche nella condizione dell’essere è inalienabile, ovvero il corpo. I rapporti e gli scambi epistolari con Jean Paulhan, direttore della «Nouvelle Revue Française», con il poeta e saggista André Rolland de Renéville, con lo scrittore e filosofo André Daumal, con il pittore e disegnatore Alexandre de Salzmann, avranno un ruolo chiave in questo percorso. Saranno il tramite per accostarsi alle filosofie e alle religioni orientali, per scoprire alcune tecniche della ginnastica euritmica di Émile Jacques-Dalcroze, per conoscere i principi fondamentali dell’insegnamento di Georges Ivanovic Gurdjieff. Stimolato dai loro percorsi di ricerca, nell’ultimo tratto del suo itinerario, Artaud si allontanerà sempre più dall’idea di un teatro da rifare. La sua attenzione si sposterà oltre i confini della sudditanza alla rappresentazione, per convogliare teatro e vita nell’ultima indifferibile impresa: il corpo da rifare.

Antonin Artaud: il teatro come mezzo per rifare la vita

Paolo Sommaiolo
2020-01-01

Abstract

Una delle prime voci del XX secolo che ha invocato come essenza del teatro l’uomo in azione, nella sua interezza di corpo-mente, è quella di Antonin Artaud. I suoi scritti riflettono la sua tormentata parabola esistenziale e intellettuale alla ricerca di una verità di pensiero, di parola, del corpo vivo dell’attore. Una ricerca che Artaud conduce con implacabile rigore. In questo breve saggio si metteranno a fuoco gli sviluppi del suo pensiero dal Teatro della crudeltà al teatro per rifare la vita, come esperienza alternativa della vita stessa, perché imprescindibile da ciò che anche nella condizione dell’essere è inalienabile, ovvero il corpo. I rapporti e gli scambi epistolari con Jean Paulhan, direttore della «Nouvelle Revue Française», con il poeta e saggista André Rolland de Renéville, con lo scrittore e filosofo André Daumal, con il pittore e disegnatore Alexandre de Salzmann, avranno un ruolo chiave in questo percorso. Saranno il tramite per accostarsi alle filosofie e alle religioni orientali, per scoprire alcune tecniche della ginnastica euritmica di Émile Jacques-Dalcroze, per conoscere i principi fondamentali dell’insegnamento di Georges Ivanovic Gurdjieff. Stimolato dai loro percorsi di ricerca, nell’ultimo tratto del suo itinerario, Artaud si allontanerà sempre più dall’idea di un teatro da rifare. La sua attenzione si sposterà oltre i confini della sudditanza alla rappresentazione, per convogliare teatro e vita nell’ultima indifferibile impresa: il corpo da rifare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/191262
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