La vis comica del teatro shakespeariano affonda le sue radici nella ricca tradizione festiva del riso popolare e si presta in modo magistrale sia a funzioni di straniamento meta-teatrale che allo scoronamento dell’assiologia egemone del potere e del tragico. Il saggio si concentra sul personaggio di Falstaff e a margine su quello di Yorick come corpo esuberante (Falstaff) o traccia fantasmatica (Yorick) di una vivace tradizione popolare, dissacrante sia del potere autoriale del drammaturgo che dell’autorità regale e paterna in un gioco sottile di presenza e assenza, di trasgressione e repressione. In particolare, la complessa costruzione polifonica di Falstaff nei drammi storici dedicati alla parabola del principe Hal è permeata dallo spirito trasgressivo del Carnevale e dal coevo dibattito storiografico sulla figura controversa di Sir John Oldcastle, mentre drammatizza una relazione ancora più stretta e problematica con il ruolo di clown di Will Kemp all’interno della compagnia teatrale di Shakespeare. Al riguardo, l’afflato nostalgico e filiale che congeda il teschio di Yorick nell’Amleto potrebbe rappresentare un’eco inquietante e ancora potente di quelle tensioni tra i nuovi modelli epistemologici e testuali della modernità e il repertorio carnevalesco del teatro popolare che in Falstaff erano dispiegate in tutta la loro esplosiva e contraddittoria vitalità.
"Da Falstaff a Yorick. Il corpo e il fantasma della 'vis' comica shakespeariana"
C. Laudando
2019-01-01
Abstract
La vis comica del teatro shakespeariano affonda le sue radici nella ricca tradizione festiva del riso popolare e si presta in modo magistrale sia a funzioni di straniamento meta-teatrale che allo scoronamento dell’assiologia egemone del potere e del tragico. Il saggio si concentra sul personaggio di Falstaff e a margine su quello di Yorick come corpo esuberante (Falstaff) o traccia fantasmatica (Yorick) di una vivace tradizione popolare, dissacrante sia del potere autoriale del drammaturgo che dell’autorità regale e paterna in un gioco sottile di presenza e assenza, di trasgressione e repressione. In particolare, la complessa costruzione polifonica di Falstaff nei drammi storici dedicati alla parabola del principe Hal è permeata dallo spirito trasgressivo del Carnevale e dal coevo dibattito storiografico sulla figura controversa di Sir John Oldcastle, mentre drammatizza una relazione ancora più stretta e problematica con il ruolo di clown di Will Kemp all’interno della compagnia teatrale di Shakespeare. Al riguardo, l’afflato nostalgico e filiale che congeda il teschio di Yorick nell’Amleto potrebbe rappresentare un’eco inquietante e ancora potente di quelle tensioni tra i nuovi modelli epistemologici e testuali della modernità e il repertorio carnevalesco del teatro popolare che in Falstaff erano dispiegate in tutta la loro esplosiva e contraddittoria vitalità.File | Dimensione | Formato | |
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