Esiliato dal suo re, privo di ogni mezzo, all'inizio del 'Cantar il Cid' si vede obbligato a ricorrere a un inganno per procurarsi il denaro necessario al mantenimento della sua masnada: riempie di sabbia due forzieri e, in cambio di un prestito di seicento marchi, li consegna in pegno a Rachel e Vidas, due usurai burgalesi, facendo loro credere che essi contengono oro e preziosi. Il contributo si propone di riesaminare la funzione della comicità che il raggiro produce, ripercorrendo l’episodio alla luce di due modelli interpretativi: quello orlandiano della formazione di compromesso tra repressione di superficie e contenuto serio soggiacente, e quello bachtiniano del mondo alla rovescia carnevalesco.
Tra ‘Witz’ e Carnevale: l’episodio di Rachel e Vidas del ‘Cantar de mio Cid’
LUONGO
2019-01-01
Abstract
Esiliato dal suo re, privo di ogni mezzo, all'inizio del 'Cantar il Cid' si vede obbligato a ricorrere a un inganno per procurarsi il denaro necessario al mantenimento della sua masnada: riempie di sabbia due forzieri e, in cambio di un prestito di seicento marchi, li consegna in pegno a Rachel e Vidas, due usurai burgalesi, facendo loro credere che essi contengono oro e preziosi. Il contributo si propone di riesaminare la funzione della comicità che il raggiro produce, ripercorrendo l’episodio alla luce di due modelli interpretativi: quello orlandiano della formazione di compromesso tra repressione di superficie e contenuto serio soggiacente, e quello bachtiniano del mondo alla rovescia carnevalesco.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.