Con il presente articolo mi propongo di indagare dal punto di vista storico e di decostruire criticamente le malcelate motivazioni che spingono attualmente molti intellettuali romeni a riabilitare la figura di Nae Ionescu, professore all’Università di Bucarest, che ebbe un grandissimo seguito tra gli studenti alla Facoltà di Lettere e Filosofia nel periodo tra le due guerre. Nae Ionescu viene visto dai suoi odierni apologeti come l’artefice della ricostruzione della cultura e della civiltà romena, perché ha individuato nel cristianesimo ortodosso l’elemento fondamentale dell’identità romena, cioè l’autentico fondo autoctono e spirituale dei romeni. Secondo le opinioni espresse da questi teologi e filosofi universitari, Nae Ionescu dovrebbe essere collocato nel pantheon dei più grandi teorici della filosofia della cultura della prima metà del Ventesimo secolo, perché riconoscere il fondo autoctono, cioè la radice spirituale e cristiana della cultura romena, significa riconoscere il tratto caratteristico che contraddistingue i romeni rispetto agli altri popoli europei che sono ormai irreversibilmente occidentalizzati. Il fatto che l’adesione di Nae Ionescu all’hitlerismo e all’antisemitismo venga considerata irrilevante o semplicemente giudicata un “errore” filosofico trascurabile, è un aspetto invece che va vivamente denunciato perché i nazisti non solo volevano governare il mondo, ma volevano rimodellarlo, estirpando tutto ciò che era incompatibile con il loro progetto identitario e razzista.

Il professore Nae Ionescu visto dai suoi studenti dell’Università di Bucarest

giovanni rotiroti
2020-01-01

Abstract

Con il presente articolo mi propongo di indagare dal punto di vista storico e di decostruire criticamente le malcelate motivazioni che spingono attualmente molti intellettuali romeni a riabilitare la figura di Nae Ionescu, professore all’Università di Bucarest, che ebbe un grandissimo seguito tra gli studenti alla Facoltà di Lettere e Filosofia nel periodo tra le due guerre. Nae Ionescu viene visto dai suoi odierni apologeti come l’artefice della ricostruzione della cultura e della civiltà romena, perché ha individuato nel cristianesimo ortodosso l’elemento fondamentale dell’identità romena, cioè l’autentico fondo autoctono e spirituale dei romeni. Secondo le opinioni espresse da questi teologi e filosofi universitari, Nae Ionescu dovrebbe essere collocato nel pantheon dei più grandi teorici della filosofia della cultura della prima metà del Ventesimo secolo, perché riconoscere il fondo autoctono, cioè la radice spirituale e cristiana della cultura romena, significa riconoscere il tratto caratteristico che contraddistingue i romeni rispetto agli altri popoli europei che sono ormai irreversibilmente occidentalizzati. Il fatto che l’adesione di Nae Ionescu all’hitlerismo e all’antisemitismo venga considerata irrilevante o semplicemente giudicata un “errore” filosofico trascurabile, è un aspetto invece che va vivamente denunciato perché i nazisti non solo volevano governare il mondo, ma volevano rimodellarlo, estirpando tutto ciò che era incompatibile con il loro progetto identitario e razzista.
2020
978-88-9391-744-5
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
ACROSS the University Giovanni Rotiroti.pdf

accesso solo dalla rete interna

Descrizione: articolo
Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: PUBBLICO - Pubblico con Copyright
Dimensione 416.25 kB
Formato Adobe PDF
416.25 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/192796
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
social impact