Com’è ormai noto, il romanzo indiano contemporaneo nasce ufficialmente nel 1980 con la pubblicazione di Midnight’s Children di Salman Rushdie. L’autore, in cerca di una voce narrante convincente, aveva finalmente trovato la sua lingua narrativa d’elezione nell’inglese ‘chutnificato’ con il quale avrebbe imposto il suo romanzo al mondo e aperto una strada espressiva ai suoi colleghi indiani che lo avrebbero seguito sulla via dell’anglofonia ibridata. Con quella voce e quella lingua Rushdie inaugurava un’estetica narrativa in grado di ospitare nello stesso tempo gli echi di un passato antico, di una cultura millenaria a forte vocazione orale e il palinsesto mediatico della sfera pubblica contemporanea, sovraccarico di linguaggi, lessici, e stili in continua proliferazione e intersecazione. A partire da quel momento, i tanti romanzieri indiani, diasporici e non, sono diventati protagonisti di un costituendo possibile canone di world literature, e risultano oggi tra i più attrezzati a proiettarsi sulla scena mondiale per spiegare il processo di continua tensione e reciproca influenza tra locale e globale. La questione linguistica, nel frattempo, si è però complicata. Negli ultimi anni la piattaforma estetica e narrativa di espressione anglofona si è esponenzialmente ampliata a comprendere le varie lingue indiane (Bhashas) sia in rapporto di traduzione ‘verticale’ con l’Inglese, che garantisce ancora di fatto l’accesso alla visibilità internazionale, sia in un crescente rapporto di mutuazione orizzontale per la costituzione di un nuovo canone intranazionale indiano. Non esiste dunque alcuna possibilità di rapportarsi alla letteratura indiana contemporanea al di fuori della prospettiva del plurilinguismo e della multiculturalità. La dimensione comparativa si impone come metodologia per mettere in risalto differenze e specificità prestando nel contempo attenzione alle linee di continuità che trovano affermazione pur nel passaggio tra una lingua e l’altra. L’India delle città e delle campagne, l’India delle caste e del liberismo economico, la condizione femminile, quella tribale e quella ecologica sono solo alcune delle questioni più ricorrenti nelle varie letterature indiane.
Narrazioni e contro-narrazioni della nazione nel romanzo indiano contemporaneo. Il romanzo del compromesso di Manju Kapur
Rossella Ciocca
2020-01-01
Abstract
Com’è ormai noto, il romanzo indiano contemporaneo nasce ufficialmente nel 1980 con la pubblicazione di Midnight’s Children di Salman Rushdie. L’autore, in cerca di una voce narrante convincente, aveva finalmente trovato la sua lingua narrativa d’elezione nell’inglese ‘chutnificato’ con il quale avrebbe imposto il suo romanzo al mondo e aperto una strada espressiva ai suoi colleghi indiani che lo avrebbero seguito sulla via dell’anglofonia ibridata. Con quella voce e quella lingua Rushdie inaugurava un’estetica narrativa in grado di ospitare nello stesso tempo gli echi di un passato antico, di una cultura millenaria a forte vocazione orale e il palinsesto mediatico della sfera pubblica contemporanea, sovraccarico di linguaggi, lessici, e stili in continua proliferazione e intersecazione. A partire da quel momento, i tanti romanzieri indiani, diasporici e non, sono diventati protagonisti di un costituendo possibile canone di world literature, e risultano oggi tra i più attrezzati a proiettarsi sulla scena mondiale per spiegare il processo di continua tensione e reciproca influenza tra locale e globale. La questione linguistica, nel frattempo, si è però complicata. Negli ultimi anni la piattaforma estetica e narrativa di espressione anglofona si è esponenzialmente ampliata a comprendere le varie lingue indiane (Bhashas) sia in rapporto di traduzione ‘verticale’ con l’Inglese, che garantisce ancora di fatto l’accesso alla visibilità internazionale, sia in un crescente rapporto di mutuazione orizzontale per la costituzione di un nuovo canone intranazionale indiano. Non esiste dunque alcuna possibilità di rapportarsi alla letteratura indiana contemporanea al di fuori della prospettiva del plurilinguismo e della multiculturalità. La dimensione comparativa si impone come metodologia per mettere in risalto differenze e specificità prestando nel contempo attenzione alle linee di continuità che trovano affermazione pur nel passaggio tra una lingua e l’altra. L’India delle città e delle campagne, l’India delle caste e del liberismo economico, la condizione femminile, quella tribale e quella ecologica sono solo alcune delle questioni più ricorrenti nelle varie letterature indiane.File | Dimensione | Formato | |
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