Lo studio ha esplorato gli atteggiamenti degli insegnanti italiani di francese lingua straniera (FLE) nei riguardi di alcune delle varietà del francese, mettendo a confronto quella parigina e altre varietà parlate in Paesi europei ed extraeuropei, verificandone il grado di comprensibilità uditiva e l’accettabilità quale input per l’insegnamento. La ricerca si è concentrata su cinque varietà diatopiche di francese, utilizzando voci di parlanti nativi provenienti da Parigi, Bruxelles, Sion (Cantone Vallese-Svizzera), Montréal e Aosta. Tra le varietà selezionate è stata inserita anche quella della Valle d’Aosta, per verificare l’eventuale impatto sugli ascoltatori di una varietà di accento francese che potesse avvicinarsi alle caratteristiche acustiche di quello dell’italiano valdostano. La ricerca ha fatto emergere la persistenza di una serie di pregiudizi nei confronti delle voci percepite come divergenti da un modello standard ideale, che resta per tutti gli ascoltatori quello parigino. La quasi totalità dei soggetti ha attribuito all’accento percepito un giudizio positivo in termini di gradimento nel momento in cui riteneva di aver identificato una voce parigina. La condizione opposta è emersa nel caso di eventuale identificazione di una voce francofona tunisina o della Martinica, accenti non presenti realmente e inseriti nello studio in funzione di distrattori. Unica eccezione del corpus per riconoscibilità e comprensibilità, entrambe molto elevate, è rappresentata dalla varietà francofona valdostana, alla quale, tuttavia, gli ascoltatori non attribuiscono giudizi positivi, proprio per la vicinanza alla propria lingua materna, escludendola quale possibile input nella formazione linguistica del francese lingua straniera.

Accenti francesi, tra comprensibilità e gradimento: uno studio su docenti italofoni di francese LS

DE MEO ANNA
2017-01-01

Abstract

Lo studio ha esplorato gli atteggiamenti degli insegnanti italiani di francese lingua straniera (FLE) nei riguardi di alcune delle varietà del francese, mettendo a confronto quella parigina e altre varietà parlate in Paesi europei ed extraeuropei, verificandone il grado di comprensibilità uditiva e l’accettabilità quale input per l’insegnamento. La ricerca si è concentrata su cinque varietà diatopiche di francese, utilizzando voci di parlanti nativi provenienti da Parigi, Bruxelles, Sion (Cantone Vallese-Svizzera), Montréal e Aosta. Tra le varietà selezionate è stata inserita anche quella della Valle d’Aosta, per verificare l’eventuale impatto sugli ascoltatori di una varietà di accento francese che potesse avvicinarsi alle caratteristiche acustiche di quello dell’italiano valdostano. La ricerca ha fatto emergere la persistenza di una serie di pregiudizi nei confronti delle voci percepite come divergenti da un modello standard ideale, che resta per tutti gli ascoltatori quello parigino. La quasi totalità dei soggetti ha attribuito all’accento percepito un giudizio positivo in termini di gradimento nel momento in cui riteneva di aver identificato una voce parigina. La condizione opposta è emersa nel caso di eventuale identificazione di una voce francofona tunisina o della Martinica, accenti non presenti realmente e inseriti nello studio in funzione di distrattori. Unica eccezione del corpus per riconoscibilità e comprensibilità, entrambe molto elevate, è rappresentata dalla varietà francofona valdostana, alla quale, tuttavia, gli ascoltatori non attribuiscono giudizi positivi, proprio per la vicinanza alla propria lingua materna, escludendola quale possibile input nella formazione linguistica del francese lingua straniera.
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