Questo contributo offre alcune considerazioni su due dei temi centrali della riflessione di Ulrich Beck: la (ri)formulazione dell'idea di modernità nei termini di "seconda modernità"; e la conseguente esigenza di formulazione di un adeguato corredo metodologico e concettuale di impronta cosmopolita per l'analisi di questa nuova condizione della storia dell'umanità. L'idea di una "seconda modernità", proiettata al di là dei caratteri industriali e delle categorie interpretative della modernità classica, nell'offrire un'alternativa alla tesi dell'avvento di una condizione postmoderna, ne coopta e neutralizza la critica, facendo uso dell'incertezza epistemologica prodotta dalla crisi dei fondamenti scientifici moderni per sancire teoricamente e legittimare un'incertezza sociale a sua volta deterministicamente ricondotta all'avvento di una società – anche globale – del rischio. La proposta di un cosmopolitismo metodologico come necessario per l'analisi della seconda modernità elude la questione relativa all'inadeguatezza di categorie analitiche metodologicamente nazionaliste per lo studio della prima modernità; e, al tempo stesso, marginalizza o silenzia, eurocentricamente, tanto il ruolo costitutivo del mondo non occidentale nella genealogia intellettuale e istituzionale della modernità, quanto il "lato oscuro" di quest'ultima così come definita dall'Occidente.

Ulrich Beck: modernità e cosmopolitismo fra Occidente e non-Occidente

M. Di Meglio
2016-01-01

Abstract

Questo contributo offre alcune considerazioni su due dei temi centrali della riflessione di Ulrich Beck: la (ri)formulazione dell'idea di modernità nei termini di "seconda modernità"; e la conseguente esigenza di formulazione di un adeguato corredo metodologico e concettuale di impronta cosmopolita per l'analisi di questa nuova condizione della storia dell'umanità. L'idea di una "seconda modernità", proiettata al di là dei caratteri industriali e delle categorie interpretative della modernità classica, nell'offrire un'alternativa alla tesi dell'avvento di una condizione postmoderna, ne coopta e neutralizza la critica, facendo uso dell'incertezza epistemologica prodotta dalla crisi dei fondamenti scientifici moderni per sancire teoricamente e legittimare un'incertezza sociale a sua volta deterministicamente ricondotta all'avvento di una società – anche globale – del rischio. La proposta di un cosmopolitismo metodologico come necessario per l'analisi della seconda modernità elude la questione relativa all'inadeguatezza di categorie analitiche metodologicamente nazionaliste per lo studio della prima modernità; e, al tempo stesso, marginalizza o silenzia, eurocentricamente, tanto il ruolo costitutivo del mondo non occidentale nella genealogia intellettuale e istituzionale della modernità, quanto il "lato oscuro" di quest'ultima così come definita dall'Occidente.
2016
978-88-238-4534-3
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