Il paesaggio vitivinicolo del Mezzogiorno appare essere cruciale nell’analisi degli impatti legati alle conseguenze territoriali del degrado ambientale e alle condizioni climatiche mutevoli della nostra contemporaneità, ma soprattutto rispetto alle prospettive di ulteriore aggravamento che pongono sfide importanti ai sistemi di produzione agricola. Da una parte, gli effetti di tali modifiche ecosistemiche sono un’eventualità già reale che, fragiliz- zando i territori, obbliga a riarticolazioni nell’ambito delle strategie produttive: l’aumento delle temperature e la scarsità delle precipitazioni nonché la diminuzione della fertilità dei suoli e i cicli alterati di alcuni patogeni, infatti, si ripercuotono pesantemente sulla qualità e sulla quantità dei raccolti facendo sì che il settore vitivinicolo stia risentendo severamente degli effetti delle altera- zioni meteo-climatiche. D’altro canto, il grado di innovazione tecnologica, associata anche a pratiche agronomiche tradi- zionali, in ottemperanza ai disciplinari “tipici”, può diventare un baluardo contro la lotta ai cam- biamenti climatici, incrementando la resilienza dei territori coinvolti in tali produzioni – anche in vista dei possibili scenari climatici futuri – e, soprattutto, mantenendo i livelli di redditività per gli attori coinvolti. In vista del contributo che mira ad inquadrare il tema dal punto di vista spaziale e diacronico per individuare a scala locale non soltanto gli effetti del degrado, ma anche le strategie virtuose mes- se in atto per contrastarlo, verrà portato l’esempio delle aziende produttrici dell’area campana compresa tra il Sannio e l’Irpinia che vanta molte varietà (Taurasi, Greco di Tufo, Fiano, Aglianico, Sannio e Irpinia) già premiate da marchi di qualità (DOC, DOCG e IGT). In effetti, il ripristino del paesaggio vitivinicolo e l’utilizzo di tecniche bio-compatibili non soltanto possono favorire un mi- glioramento della produttività e del capitale territoriale, ma possono anche contribuire a rendere gli attori coinvolti nel ciclo produttivo maggiormente responsabili e consapevoli dell’importanza di un corretto uso del suolo; inoltre, le trasformazioni del territorio da parte degli attori del settore come, ad esempio, i terrazzamenti sono oggi una permanenza materiale e immateriale la cui tutela può favorire la mitigazione del rischio: è proprio in questo quadro di sfide climatiche presenti e future che la viticoltura campana deve trovare pratiche di adattamento idonee per preservare gli attuali livelli di eccellenza.

“Il senso della vite”: paesaggi, pratiche, attori e tutela ambientale

eleonora guadagno
2021-01-01

Abstract

Il paesaggio vitivinicolo del Mezzogiorno appare essere cruciale nell’analisi degli impatti legati alle conseguenze territoriali del degrado ambientale e alle condizioni climatiche mutevoli della nostra contemporaneità, ma soprattutto rispetto alle prospettive di ulteriore aggravamento che pongono sfide importanti ai sistemi di produzione agricola. Da una parte, gli effetti di tali modifiche ecosistemiche sono un’eventualità già reale che, fragiliz- zando i territori, obbliga a riarticolazioni nell’ambito delle strategie produttive: l’aumento delle temperature e la scarsità delle precipitazioni nonché la diminuzione della fertilità dei suoli e i cicli alterati di alcuni patogeni, infatti, si ripercuotono pesantemente sulla qualità e sulla quantità dei raccolti facendo sì che il settore vitivinicolo stia risentendo severamente degli effetti delle altera- zioni meteo-climatiche. D’altro canto, il grado di innovazione tecnologica, associata anche a pratiche agronomiche tradi- zionali, in ottemperanza ai disciplinari “tipici”, può diventare un baluardo contro la lotta ai cam- biamenti climatici, incrementando la resilienza dei territori coinvolti in tali produzioni – anche in vista dei possibili scenari climatici futuri – e, soprattutto, mantenendo i livelli di redditività per gli attori coinvolti. In vista del contributo che mira ad inquadrare il tema dal punto di vista spaziale e diacronico per individuare a scala locale non soltanto gli effetti del degrado, ma anche le strategie virtuose mes- se in atto per contrastarlo, verrà portato l’esempio delle aziende produttrici dell’area campana compresa tra il Sannio e l’Irpinia che vanta molte varietà (Taurasi, Greco di Tufo, Fiano, Aglianico, Sannio e Irpinia) già premiate da marchi di qualità (DOC, DOCG e IGT). In effetti, il ripristino del paesaggio vitivinicolo e l’utilizzo di tecniche bio-compatibili non soltanto possono favorire un mi- glioramento della produttività e del capitale territoriale, ma possono anche contribuire a rendere gli attori coinvolti nel ciclo produttivo maggiormente responsabili e consapevoli dell’importanza di un corretto uso del suolo; inoltre, le trasformazioni del territorio da parte degli attori del settore come, ad esempio, i terrazzamenti sono oggi una permanenza materiale e immateriale la cui tutela può favorire la mitigazione del rischio: è proprio in questo quadro di sfide climatiche presenti e future che la viticoltura campana deve trovare pratiche di adattamento idonee per preservare gli attuali livelli di eccellenza.
2021
978 88 5495 347 5
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