This contribution proposes a re-reading of Massimo Quaini’s work Marxism and geography, with the aim of recomposing the genetic phases of his theoretical reflection – linked to his political commitment – and always attentive to the value of history. In reflecting on the influence that Quaini’s work had on contemporary and subsequent geography, the article discusses whether this volume has somehow affected following epistemological elaborations and geographic discourse in Italy. The article proceeds by delineating the context of academic geography such as the cultural milieu characterizing the years in which the essay appeared and so matured in the climate of the Italian experience of Geografia Democratica (“Democratic Geography”), and by looking at its national and international reception. Despite its various translations, the text will not find appropriate acceptance in the national geographic panorama, in consonance with the practices of emargination of heterodox academic positions. The article therefore questions the reasons of the missed encounter between Italian geography and Marxism, focusing on some problematic issues raised by Quaini’s critical position. Its contribution shows a lack of connections with the subsequent contributions of contemporary critical geography. However, the problematic nature of Massimo Quaini’s thought, anchored to his original Marxist vision, remains a heritage to draw upon again, in the attempt to pick up the threads of a disciplinary history which today appears as extremely fragmented.
Il contributo propone una rilettura del volume di Massimo Quaini Marxismo e geografia, nell’intento di ricomporre le fasi genetiche della sua riflessione teorica, strettamente legata all’impegno politico dell’intellettuale e sempre attenta al valore della storia. Nel riflettere sull’impatto che il lavoro di Quaini ha avuto nella geografia coeva e successiva, l’articolo discute se questo volume abbia inciso in qualche modo sulle elaborazioni epistemologiche successive e sul discorso geografico in Italia. L’articolo procede delineando il contesto della geografia accademica e del milieu culturale degli anni in cui compare il saggio, maturato nel clima dell’esperienza italiana di Geografia Democratica, e guarda alla sua ricezione nazionale e internazionale. Nonostante le diverse traduzioni ricevute, il testo non troverà adeguata accoglienza nel panorama geografico nazionale, in singolare consonanza con le pratiche di isolamento delle posizioni accademiche eterodosse. Nell’articolo ci si interroga quindi sui motivi del mancato incontro tra la geografia italiana e il marxismo, mettendo a fuoco alcuni nodi problematici sollevati dall’apporto critico di Quaini, che fa registrare una quasi totale assenza di legami con i successivi contributi della geografia critica contemporanea. Tuttavia, la problematicità del pensiero di Massimo Quaini, ancorato alla sua originaria visione marxista, resta un patrimonio al quale tornare ad attingere, nel tentativo di riannodare i fili di una storia disciplinare che oggi si rivela estremamente frammentaria.
Il fantasma del marxismo e il ritorno del rimosso. L'apporto critico di Massimo Quaini
FLORIANA GALLUCCIO
2021-01-01
Abstract
Il contributo propone una rilettura del volume di Massimo Quaini Marxismo e geografia, nell’intento di ricomporre le fasi genetiche della sua riflessione teorica, strettamente legata all’impegno politico dell’intellettuale e sempre attenta al valore della storia. Nel riflettere sull’impatto che il lavoro di Quaini ha avuto nella geografia coeva e successiva, l’articolo discute se questo volume abbia inciso in qualche modo sulle elaborazioni epistemologiche successive e sul discorso geografico in Italia. L’articolo procede delineando il contesto della geografia accademica e del milieu culturale degli anni in cui compare il saggio, maturato nel clima dell’esperienza italiana di Geografia Democratica, e guarda alla sua ricezione nazionale e internazionale. Nonostante le diverse traduzioni ricevute, il testo non troverà adeguata accoglienza nel panorama geografico nazionale, in singolare consonanza con le pratiche di isolamento delle posizioni accademiche eterodosse. Nell’articolo ci si interroga quindi sui motivi del mancato incontro tra la geografia italiana e il marxismo, mettendo a fuoco alcuni nodi problematici sollevati dall’apporto critico di Quaini, che fa registrare una quasi totale assenza di legami con i successivi contributi della geografia critica contemporanea. Tuttavia, la problematicità del pensiero di Massimo Quaini, ancorato alla sua originaria visione marxista, resta un patrimonio al quale tornare ad attingere, nel tentativo di riannodare i fili di una storia disciplinare che oggi si rivela estremamente frammentaria.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
2021_Il fantasma del marxismo...Quaini e il CISGE.pdf
solo utenti autorizzati
Tipologia:
Documento in Post-print
Licenza:
Copyright dell'editore
Dimensione
2.78 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.78 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.