Quest’articolo intende mettere in luce la presenza del femminile, quale principio di alterità e differenza, oltre che di accesso alla conoscenza (come è il caso di Eva nella tradizione biblica), nelle opere di alcuni scrittori ebrei dell’avanguardia romena. Con Tristan Tzara, Geo Bogza o Gherasim Luca, la figura della donna non viene a ricoprire esclusivamente una funzione di oggetto sessuale volto a scandalizzare le masse per preparare una rivoluzione proletaria, ma riveste anche un ruolo di mediazione del sapere. Oltre alle molteplici funzioni di guida, amante e madre, essa diventa nelle loro opere una sorta di attesa, un’opportunità di rinnovamento e di trasformazione radicale della vita, grazie alla perdita dell’innocenza e della beatitudine del paradiso edenico. Questa perdita, intesa come evento traumatico, viene rievocata con riferimenti ai grandi massacri avvenuti nella storia del popolo ebraico (nella fattispecie i pogrom e l’Olocausto), ricadendo nella dimensione dell’esilio e dello sradicamento, come si osserva nelle opere di Benjamin Fundoianu e Paul Celan. Questi autori hanno dato ampio spazio all’elemento dell’“estraneità”, essendo esso un tratto specifico dell’ebraismo, che deriva dalla loro condizione essenziale e originaria di “Heimatlosigkeit”, e che li accomuna, alla stessa “estraneità” che caratterizza ogni principio femminile.
Tra ebraismo e provocazione sociale: il femminile nell’avanguardia romena
Irma Maria Grazia
2021-01-01
Abstract
Quest’articolo intende mettere in luce la presenza del femminile, quale principio di alterità e differenza, oltre che di accesso alla conoscenza (come è il caso di Eva nella tradizione biblica), nelle opere di alcuni scrittori ebrei dell’avanguardia romena. Con Tristan Tzara, Geo Bogza o Gherasim Luca, la figura della donna non viene a ricoprire esclusivamente una funzione di oggetto sessuale volto a scandalizzare le masse per preparare una rivoluzione proletaria, ma riveste anche un ruolo di mediazione del sapere. Oltre alle molteplici funzioni di guida, amante e madre, essa diventa nelle loro opere una sorta di attesa, un’opportunità di rinnovamento e di trasformazione radicale della vita, grazie alla perdita dell’innocenza e della beatitudine del paradiso edenico. Questa perdita, intesa come evento traumatico, viene rievocata con riferimenti ai grandi massacri avvenuti nella storia del popolo ebraico (nella fattispecie i pogrom e l’Olocausto), ricadendo nella dimensione dell’esilio e dello sradicamento, come si osserva nelle opere di Benjamin Fundoianu e Paul Celan. Questi autori hanno dato ampio spazio all’elemento dell’“estraneità”, essendo esso un tratto specifico dell’ebraismo, che deriva dalla loro condizione essenziale e originaria di “Heimatlosigkeit”, e che li accomuna, alla stessa “estraneità” che caratterizza ogni principio femminile.File | Dimensione | Formato | |
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