Agli inizi della sua carriera letteraria Pirandello non mostra particolare interesse per la forma drammatica ma dal 1916 la produzione drammaturgica assorbirà quasi interamente la sua attività di scrittura. Nel giro di pochi anni compone più di quindici commedie, alcune delle quali in dialetto siciliano. Negli anni Venti, dopo il successo dei Sei personaggi in cerca d’autore nei teatri di mezzo mondo, è ormai un affermato autore drammatico, tradotto e rappresentato anche all’estero e ha assunto la direzione di una compagnia di attori, il Teatro d’Arte, fondata a Roma nel 1925. Nonostante ciò Pirandello continua a manifestare, nelle sue opere e nei suoi scritti teorici, la sua più profonda avversione per l’arte teatrale come mezzo inadeguato a rendere, sulle tavole di un palcoscenico, l’autentica natura dei personaggi di un dramma, così come l’ha generata la fantasia dell’autore. Questo disagio per la trasposizione scenica di un’opera drammaturgica è destinato, tuttavia, a mutare nel tempo. Assistendo nel 1923 alla messa in scena a Parigi dei Sei personaggi, per la regia di Georges Pitoëff, Pirandello scopre una nuova e seducente prospettiva di lavoro. In questa direzione comincia a maturare l’idea di un teatro come “spazio mentale”, un luogo magico, dove con un’accorta combinazione degli strumenti scenici e un’adeguata preparazione degli attori, possono manifestarsi le apparizioni nate dalla creatività dell’artista. L’azione scenica assume sempre più i contorni di un rito di evocazione. Il testo teatrale acquista il valore di un libro di formule magiche, contenente le istruzioni per avverare l’incantesimo. L’attore diventa l’officiante di un rito di possessione, per attirare, nello spazio fatato del palcoscenico, le creature fantastiche dell’arte. Solo negli ultimi anni della sua esistenza riaffiora il convincimento, non più dell’impossibilità del teatro, ma della sua natura fragile e precaria, nel tormentato itinerario della sua vicenda personale e della storia del suo tempo.

Pirandello e il teatro: intraducibilità dell’arte drammatica e magiche visioni

Paolo Sommaiolo
2020-01-01

Abstract

Agli inizi della sua carriera letteraria Pirandello non mostra particolare interesse per la forma drammatica ma dal 1916 la produzione drammaturgica assorbirà quasi interamente la sua attività di scrittura. Nel giro di pochi anni compone più di quindici commedie, alcune delle quali in dialetto siciliano. Negli anni Venti, dopo il successo dei Sei personaggi in cerca d’autore nei teatri di mezzo mondo, è ormai un affermato autore drammatico, tradotto e rappresentato anche all’estero e ha assunto la direzione di una compagnia di attori, il Teatro d’Arte, fondata a Roma nel 1925. Nonostante ciò Pirandello continua a manifestare, nelle sue opere e nei suoi scritti teorici, la sua più profonda avversione per l’arte teatrale come mezzo inadeguato a rendere, sulle tavole di un palcoscenico, l’autentica natura dei personaggi di un dramma, così come l’ha generata la fantasia dell’autore. Questo disagio per la trasposizione scenica di un’opera drammaturgica è destinato, tuttavia, a mutare nel tempo. Assistendo nel 1923 alla messa in scena a Parigi dei Sei personaggi, per la regia di Georges Pitoëff, Pirandello scopre una nuova e seducente prospettiva di lavoro. In questa direzione comincia a maturare l’idea di un teatro come “spazio mentale”, un luogo magico, dove con un’accorta combinazione degli strumenti scenici e un’adeguata preparazione degli attori, possono manifestarsi le apparizioni nate dalla creatività dell’artista. L’azione scenica assume sempre più i contorni di un rito di evocazione. Il testo teatrale acquista il valore di un libro di formule magiche, contenente le istruzioni per avverare l’incantesimo. L’attore diventa l’officiante di un rito di possessione, per attirare, nello spazio fatato del palcoscenico, le creature fantastiche dell’arte. Solo negli ultimi anni della sua esistenza riaffiora il convincimento, non più dell’impossibilità del teatro, ma della sua natura fragile e precaria, nel tormentato itinerario della sua vicenda personale e della storia del suo tempo.
2020
978-88-207-6901-7
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Risonanze III_6902_7113_Paolo Sommaiolo.pdf

accesso solo dalla rete interna

Tipologia: Documento in Post-print
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 265.83 kB
Formato Adobe PDF
265.83 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/205848
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
social impact