What did the apostle Paul mean when he wrote to his fellow Corinthians that the letter kills, while the spirit gives life? How can the Pauline distinction between letter and spirit be seen as the founding device of Western discourse on translation? And what is the red thread that links Paul's enigmatic statements on Moses and the messianic interpretation of Scriptures to Walter Benjamin's seminal pages on pure language and the task of the translator? Starting from these questions, 'Paolo traduttore' invites us to embark in a double archaeological investigation: on the one hand, by re-reading Paul's letters in the light of modern translation theories, and on the other by showing how the history of the Western concept of translation cannot be properly understood without referring to the paradigmatic figure of the apostle. We will then realise how 'religion' and 'translation', as already argued by Benjamin, are such intimately connected notions than we can hardly conceive of one without the other.

Si è spesso osservato che la distinzione paolina tra «spirito» e «lettera», che troviamo articolata per la prima volta all'interno di un celebre, enigmatico passaggio della Seconda lettera ai Corinzi, starebbe alla base di tutta la riflessione europea sull'idea di traduzione. Ma che cosa intendeva dire l'apostolo, quando affermava che «la lettera uccide, mentre lo spirito dà vita»? E qual è il filo rosso che collega le vertiginose riflessioni di Paolo sulla «gloria» di Mosè alle importanti pagine che Walter Benjamin, agli inizi del Novecento, dedicò al carattere messianico della traduzione? Per capirlo, questo libro propone di avviare una doppia indagine archeologica: da una parte, rileggendo Paolo alla luce dei dibattiti moderni sul concetto di traduzione, e dall'altra mostrando come la storia di questi stessi dibattiti non si possa comprendere senza un richiamo alla figura paradigmatica dell'apostolo. Scopriremo allora che religione e traduzione, come argomentava già Benjamin, sono così intimamente legate da non potersi quasi concepire l'una senza l'altra, e che è l'intera parabola storica di ebraismo e cristianesimo ad apparire segnata, fin dalle origini, da un complesso e interminabile intreccio di esperimenti di traduzione.

Paolo traduttore. Sulla distinzione tra spirito e lettera

Walt, Luigi
2021-01-01

Abstract

What did the apostle Paul mean when he wrote to his fellow Corinthians that the letter kills, while the spirit gives life? How can the Pauline distinction between letter and spirit be seen as the founding device of Western discourse on translation? And what is the red thread that links Paul's enigmatic statements on Moses and the messianic interpretation of Scriptures to Walter Benjamin's seminal pages on pure language and the task of the translator? Starting from these questions, 'Paolo traduttore' invites us to embark in a double archaeological investigation: on the one hand, by re-reading Paul's letters in the light of modern translation theories, and on the other by showing how the history of the Western concept of translation cannot be properly understood without referring to the paradigmatic figure of the apostle. We will then realise how 'religion' and 'translation', as already argued by Benjamin, are such intimately connected notions than we can hardly conceive of one without the other.
2021
9788837234409
Si è spesso osservato che la distinzione paolina tra «spirito» e «lettera», che troviamo articolata per la prima volta all'interno di un celebre, enigmatico passaggio della Seconda lettera ai Corinzi, starebbe alla base di tutta la riflessione europea sull'idea di traduzione. Ma che cosa intendeva dire l'apostolo, quando affermava che «la lettera uccide, mentre lo spirito dà vita»? E qual è il filo rosso che collega le vertiginose riflessioni di Paolo sulla «gloria» di Mosè alle importanti pagine che Walter Benjamin, agli inizi del Novecento, dedicò al carattere messianico della traduzione? Per capirlo, questo libro propone di avviare una doppia indagine archeologica: da una parte, rileggendo Paolo alla luce dei dibattiti moderni sul concetto di traduzione, e dall'altra mostrando come la storia di questi stessi dibattiti non si possa comprendere senza un richiamo alla figura paradigmatica dell'apostolo. Scopriremo allora che religione e traduzione, come argomentava già Benjamin, sono così intimamente legate da non potersi quasi concepire l'una senza l'altra, e che è l'intera parabola storica di ebraismo e cristianesimo ad apparire segnata, fin dalle origini, da un complesso e interminabile intreccio di esperimenti di traduzione.
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