Nella sentenza M.K. e al. c. Polonia, relativa al respingimento in Bielorussia di diversi richiedenti asilo russi di origine cecena, la Corte europea dei diritti umani riscontra all’unanimità molteplici violazioni della CEDU, mettendo in luce una più ampia pratica di respingimenti sistematici attuati dal governo polacco alla frontiera. La sentenza giunge a pochi mesi dal controverso caso N.D. e N.T. c. Spagna e in essa la Corte, per la prima volta, esegue il test della “culpable conduct” dei ricorrenti introdotto nella causa spagnola. Il confronto tra i due casi, e in generale la recente giurisprudenza della Corte in materia, permettono di riflettere criticamente sulla progressiva configurazione del divieto di espulsioni collettive, oggetto oggi di una tendenza interpretativa particolarmente restrittiva. In particolare la Corte sembra propensa ad effettuare una valutazione più marginale e formalistica della conformità alla disposizione, qualora non sia implicato un concreto rischio di refoulement. Il rischio è quello di ridurre sia la portata autonoma e indipendente dell’art. 4 del Protocollo n. 4 CEDU, che le garanzie procedurali che da esso derivano, il cui esatto contenuto appare oggi piuttosto incerto.
‘Buoni’ e ‘cattivi’ alle frontiere terrestri: la progressiva definizione del divieto di espulsioni collettive a margine della sentenza M.K
Anna Fazzini
2021-01-01
Abstract
Nella sentenza M.K. e al. c. Polonia, relativa al respingimento in Bielorussia di diversi richiedenti asilo russi di origine cecena, la Corte europea dei diritti umani riscontra all’unanimità molteplici violazioni della CEDU, mettendo in luce una più ampia pratica di respingimenti sistematici attuati dal governo polacco alla frontiera. La sentenza giunge a pochi mesi dal controverso caso N.D. e N.T. c. Spagna e in essa la Corte, per la prima volta, esegue il test della “culpable conduct” dei ricorrenti introdotto nella causa spagnola. Il confronto tra i due casi, e in generale la recente giurisprudenza della Corte in materia, permettono di riflettere criticamente sulla progressiva configurazione del divieto di espulsioni collettive, oggetto oggi di una tendenza interpretativa particolarmente restrittiva. In particolare la Corte sembra propensa ad effettuare una valutazione più marginale e formalistica della conformità alla disposizione, qualora non sia implicato un concreto rischio di refoulement. Il rischio è quello di ridurre sia la portata autonoma e indipendente dell’art. 4 del Protocollo n. 4 CEDU, che le garanzie procedurali che da esso derivano, il cui esatto contenuto appare oggi piuttosto incerto.File | Dimensione | Formato | |
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