Nella storia teatrale italiana dell’Ottocento non si può sottovalutare il ruolo importante che ha avuto la produzione spettacolare di matrice dialettale, in particolare quella napoletana, espressione di una comunità artistica fortemente legata alle proprie radici culturali, ma disponibile ad ogni apertura e a possibili contaminazioni. Ne è prova la dirompente forza scenica di Antonio Petito, oggetto del mio intervento. Nato in una famiglia di teatranti, Petito si metterà presto in mostra per le sue doti di attore poliedrico e versatile, raggiungendo un popolare successo nei panni di Pulcinella, personaggio che, grazie a lui, continuerà a vivere sulle tavole di palcoscenico nonostante la riforma goldoniana avesse bandito le maschere dalle scene italiane. Ma “Totonno ‘o pazzo”, come lo avevano soprannominato i genitori, non è stato solo uno dei maggiori interpreti del “Cetrulo acerrano”. Anche come autore (benché analfabeta e per questo bistrattato dalla critica nazionale), capocomico, ballerino, cantante, suonatore ha dato prova del suo multiforme talento. Con il suo indiavolato temperamento è stato in grado di rinverdire la carica scenica dei comici dell’arte, associandola a quelle forme di spettacolo popolare attinte dal circo, dai baracconi da fiera, dal teatro dei burattini. Dalla sua istrionica inventiva è scaturita una miscela spettacolare, alternativa ai modi del teatro nazionale, ma efficace a intercettare, in una singolare commistione di comico e tragico, i nuovi fermenti culturali e sociali della sua epoca.

La dirompente forza scenica di Antonio Petito

P. Sommaiolo
2023-01-01

Abstract

Nella storia teatrale italiana dell’Ottocento non si può sottovalutare il ruolo importante che ha avuto la produzione spettacolare di matrice dialettale, in particolare quella napoletana, espressione di una comunità artistica fortemente legata alle proprie radici culturali, ma disponibile ad ogni apertura e a possibili contaminazioni. Ne è prova la dirompente forza scenica di Antonio Petito, oggetto del mio intervento. Nato in una famiglia di teatranti, Petito si metterà presto in mostra per le sue doti di attore poliedrico e versatile, raggiungendo un popolare successo nei panni di Pulcinella, personaggio che, grazie a lui, continuerà a vivere sulle tavole di palcoscenico nonostante la riforma goldoniana avesse bandito le maschere dalle scene italiane. Ma “Totonno ‘o pazzo”, come lo avevano soprannominato i genitori, non è stato solo uno dei maggiori interpreti del “Cetrulo acerrano”. Anche come autore (benché analfabeta e per questo bistrattato dalla critica nazionale), capocomico, ballerino, cantante, suonatore ha dato prova del suo multiforme talento. Con il suo indiavolato temperamento è stato in grado di rinverdire la carica scenica dei comici dell’arte, associandola a quelle forme di spettacolo popolare attinte dal circo, dai baracconi da fiera, dal teatro dei burattini. Dalla sua istrionica inventiva è scaturita una miscela spettacolare, alternativa ai modi del teatro nazionale, ma efficace a intercettare, in una singolare commistione di comico e tragico, i nuovi fermenti culturali e sociali della sua epoca.
2023
979-12-5486-211-7
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/216060
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