Il contributo esamina il diritto umano all’acqua a partire dal suo contenuto e dalla portata dei suoi obblighi. Il sistema internazionale dei diritti umani, infatti, ha contribuito a stabilire la natura fondamentale di tale diritto attribuendogli una sorta di status ‘prioritario’. Ciononostante, le divergenze nell’interpretazione della sua portata giuridica restano ancora numerose e sostanziali. In materia, infatti, la dottrina non è unanime, con soluzioni interpretative variegate e non univoche. Sebbene l’emersione di un diritto umano all’acqua abbia condotto a sostenere addirittura l’emersione di una vera e propria norma consuetudinaria, altre interpretazioni ipotizzano, in alternativa, l’utilità di servirsi della concezione di ‘norma interstiziale’ (proposta da Vaughan Lowe) come modello concettuale da applicare alla norma che garantisce il diritto all’acqua. Con tale interpretazione ci si riferirebbe, in particolare, ad una norma che agisce ‘negli interstizi delle norme primarie’ di cui sarebbe in grado di modificarne gli effetti a seconda delle circostanze, essenzialmente operando attraverso l’attività interpretativa degli organi di controllo. Il contributo intende evidenziare se e come tale concezione si presti ad essere utilizzata per superare la frammentazione della materia derivante dalla diversificazione dell’approccio alla normativa a seconda dell’uso e del contesto in cui questa risorsa è trattata. È in tale prospettiva di indagine che la natura ‘anfibia’ del diritto all’acqua acquista rilievo nel dibattito sui beni comuni, in quanto funzionale sia all’affermazione del principio della dignità umana, del rispetto e della promozione della rule of law, sia della tutela dell’ambiente e alle sfide connesse alla sostenibilità.
Il valore della norma sul diritto umano all’acqua nel dibattito sui beni comuni
	
	
	
		
		
		
		
		
	
	
	
	
	
	
	
	
		
		
		
		
		
			
			
			
		
		
		
		
			
			
				
				
					
					
					
					
						
							
						
						
					
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
			
			
		
		
		
		
	
Marianna Pace
			2022-01-01
Abstract
Il contributo esamina il diritto umano all’acqua a partire dal suo contenuto e dalla portata dei suoi obblighi. Il sistema internazionale dei diritti umani, infatti, ha contribuito a stabilire la natura fondamentale di tale diritto attribuendogli una sorta di status ‘prioritario’. Ciononostante, le divergenze nell’interpretazione della sua portata giuridica restano ancora numerose e sostanziali. In materia, infatti, la dottrina non è unanime, con soluzioni interpretative variegate e non univoche. Sebbene l’emersione di un diritto umano all’acqua abbia condotto a sostenere addirittura l’emersione di una vera e propria norma consuetudinaria, altre interpretazioni ipotizzano, in alternativa, l’utilità di servirsi della concezione di ‘norma interstiziale’ (proposta da Vaughan Lowe) come modello concettuale da applicare alla norma che garantisce il diritto all’acqua. Con tale interpretazione ci si riferirebbe, in particolare, ad una norma che agisce ‘negli interstizi delle norme primarie’ di cui sarebbe in grado di modificarne gli effetti a seconda delle circostanze, essenzialmente operando attraverso l’attività interpretativa degli organi di controllo. Il contributo intende evidenziare se e come tale concezione si presti ad essere utilizzata per superare la frammentazione della materia derivante dalla diversificazione dell’approccio alla normativa a seconda dell’uso e del contesto in cui questa risorsa è trattata. È in tale prospettiva di indagine che la natura ‘anfibia’ del diritto all’acqua acquista rilievo nel dibattito sui beni comuni, in quanto funzionale sia all’affermazione del principio della dignità umana, del rispetto e della promozione della rule of law, sia della tutela dell’ambiente e alle sfide connesse alla sostenibilità.| File | Dimensione | Formato | |
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