Nel memorabile saggio sulla rappresentazione tipologica nel Medioevo ('Figura', 1944), Erich Auerbach menziona anche una dissertazione di Teresa Clare Goode sul 'Sacrificio de la Misa' di Gonzalo de Berceo (1933). Il nome del poeta riojano (fatta eccezione per una nota a Gli appelli di Dante al lettore, 1954) non torna però più nei suoi scritti danteschi, neppure a proposito dei panegirici e delle orazioni a Maria analizzati in 'La Preghiera di Dante alla Vergine (Par., XXXIII) ed antecedenti elogi' (1949). E tuttavia le opere mariane di Berceo, nelle quali compare tra l’altro una invocazione-preghiera alla Vergine posta in bocca proprio a Bernardo, costituiscono, per il portato dottrinale, per l’umanizzazione della figura della Made di Cristo, per la ricchissima filigrana figurale che le sottende e le struttura, un precedente, benché privo di rapporti diretti con la Commedia, particolarmente significativo. Ciò che accomuna la mariologia berceana e la mariologia dantesca è naturalmente il comune sostrato teologico, in particolare quello, appunto, bernardiano (in primis il sermone 'De aquaeductu' e il 'De laudibus Virginis Matris') e i suoi concetti cardine: Maria mediatrice umana con Cristo, fonte della grazia, il nesso tipologico oppositivo con Eva, dal cui peccato la Vergine (Ave) ha reso possibile il riscatto, e, dunque il ruolo di co-redentrice di Maria nella storia della Salvezza. Il contributo indaga le analogie con la mariologia dantesca rintracciabili nei 'Loores de Nuestra Señora', con una incurisone nei 'Milagros de Nuestra Señora'.

Declinazioni mariane predantesche: Gonzalo de Berceo

S. LUONGO
2023-01-01

Abstract

Nel memorabile saggio sulla rappresentazione tipologica nel Medioevo ('Figura', 1944), Erich Auerbach menziona anche una dissertazione di Teresa Clare Goode sul 'Sacrificio de la Misa' di Gonzalo de Berceo (1933). Il nome del poeta riojano (fatta eccezione per una nota a Gli appelli di Dante al lettore, 1954) non torna però più nei suoi scritti danteschi, neppure a proposito dei panegirici e delle orazioni a Maria analizzati in 'La Preghiera di Dante alla Vergine (Par., XXXIII) ed antecedenti elogi' (1949). E tuttavia le opere mariane di Berceo, nelle quali compare tra l’altro una invocazione-preghiera alla Vergine posta in bocca proprio a Bernardo, costituiscono, per il portato dottrinale, per l’umanizzazione della figura della Made di Cristo, per la ricchissima filigrana figurale che le sottende e le struttura, un precedente, benché privo di rapporti diretti con la Commedia, particolarmente significativo. Ciò che accomuna la mariologia berceana e la mariologia dantesca è naturalmente il comune sostrato teologico, in particolare quello, appunto, bernardiano (in primis il sermone 'De aquaeductu' e il 'De laudibus Virginis Matris') e i suoi concetti cardine: Maria mediatrice umana con Cristo, fonte della grazia, il nesso tipologico oppositivo con Eva, dal cui peccato la Vergine (Ave) ha reso possibile il riscatto, e, dunque il ruolo di co-redentrice di Maria nella storia della Salvezza. Il contributo indaga le analogie con la mariologia dantesca rintracciabili nei 'Loores de Nuestra Señora', con una incurisone nei 'Milagros de Nuestra Señora'.
2023
9788849877397
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