Archeologia e antropologia: queste le due sfere culturali e di sapere entro le quali si sviluppano le ricerche condotte in questo volume. La ricerca sull’ideologia funeraria parte dall’analisi dei sepolcreti relativi ad un definito comprensorio territoriale, l’Italia Tirrenica, e da una precisa forchetta cronologica, dall’Età del Bronzo Finale fino a quella Orientalizzante. Il percorso di studio è introdotto dall’analisi della semiologia della morte, cioè dalla ricostruzione delle pratiche e dei gesti legati alla sfera funeraria, la cui lettura non deve basarsi sui soli dati provenienti dagli scavi archeologici ma anche dalle ricostruzioni del complesso mondo ideologico e simbolico che collega il defunto alla famiglia di appartenenza, alla collettività in cui ha vissuto oltre che all’ambiente entro cui ha espletato la sua esistenza. Si passa quindi dall’evento della morte all’idea della morte fino a raggiungere la sfera del sacro e della religione. La difficoltà di questi passaggi sta nel riconoscimento delle tracce delle ideologie e dei comportamenti, difficili da rinvenire sia dal punto di vista archeologico sia per le successive interpretazioni che possono subire. La proposta è quindi quella di leggere i segni materiali e immateriali che accompagnano la morte all’interno di un dialogo interdisciplinare tra storia, psicologia, simbologia e sociologia. Le varie tradizioni di studio archeologico, come quello paleontologico, etruscologico e classicistico hanno focalizzato a partire dal XVII e XVIII secolo l’analisi e lo scavo delle sepolture come strumento per poter ricostruire realtà sociali del passato. Nel capitolo 2, infatti, si affronta la questione dell’etnogenesi collegata ai corredi funerari e quella della crono-tipologia. Nel successivo si analizza la sociologia e l’antropologia della morte fino ad approdare ad una prospettiva etnoarcheologica relativa ai costumi funerari. Il quarto è dedicato alle nuove frontiere della conoscenza in questo campo basate sulle scienze naturali e umane, con approfondimenti sul rapporto tra organismi biologici e sistemi sociali, per una interpretazione dei resti ossei non solamente basata sul riconoscimento del sesso e dell’età, ma anche sulle condizioni e le modalità di vita, sugli stress legati all’alimentazione e su quelli funzionali legati alle attività quotidiane. Un particolare sguardo di approfondimento, che consente di tracciare un quadro della storia dei metodi di approccio ai contesti funerari italiani a partire dal secondo dopoguerra, viene dedicato nel quinto capito; in quello successivo sono esaminati gli sviluppi che queste scuole di pensiero hanno subito alle soglie del nuovo millennio, durante la fase definita “postprocessuale”, focalizzando il passaggio dall’antropologia funeraria alla tanatologia, ai rituali, ai simbolismi. Gli ultimi due capitoli – prima della raccolta di tavole con illustrazioni di sintesi che commentano il testo – sono dedicati al dibattito sulla ideologia funeraria in ambito italiano, in era postprocessuale, con una serie di schede sui contesti presi in considerazione, e alle ultime frontiere dell’archeologia funeraria, dai processi di ricostruzione dei “paesaggi rituali” o dell’archeologia dei funerali, al rapporto tra “materialità” e “individualità”, all’archeologia dei cadaveri basata sull’antropologia fisica, alla bioarcheologia, all’antropologia del terreno e all’archeotanatologia, comprese le anomalie delle prassi rituali, le atipicità legate alle pene e alle emarginazioni sociali.
Archeologia e Antropologia della Morte: Storia di un’idea. La semiologia e l’ideologia funeraria delle società di livello protostorico nella riflessione teorica tra antropologia e archeologia
NIZZO V
2015-01-01
Abstract
Archeologia e antropologia: queste le due sfere culturali e di sapere entro le quali si sviluppano le ricerche condotte in questo volume. La ricerca sull’ideologia funeraria parte dall’analisi dei sepolcreti relativi ad un definito comprensorio territoriale, l’Italia Tirrenica, e da una precisa forchetta cronologica, dall’Età del Bronzo Finale fino a quella Orientalizzante. Il percorso di studio è introdotto dall’analisi della semiologia della morte, cioè dalla ricostruzione delle pratiche e dei gesti legati alla sfera funeraria, la cui lettura non deve basarsi sui soli dati provenienti dagli scavi archeologici ma anche dalle ricostruzioni del complesso mondo ideologico e simbolico che collega il defunto alla famiglia di appartenenza, alla collettività in cui ha vissuto oltre che all’ambiente entro cui ha espletato la sua esistenza. Si passa quindi dall’evento della morte all’idea della morte fino a raggiungere la sfera del sacro e della religione. La difficoltà di questi passaggi sta nel riconoscimento delle tracce delle ideologie e dei comportamenti, difficili da rinvenire sia dal punto di vista archeologico sia per le successive interpretazioni che possono subire. La proposta è quindi quella di leggere i segni materiali e immateriali che accompagnano la morte all’interno di un dialogo interdisciplinare tra storia, psicologia, simbologia e sociologia. Le varie tradizioni di studio archeologico, come quello paleontologico, etruscologico e classicistico hanno focalizzato a partire dal XVII e XVIII secolo l’analisi e lo scavo delle sepolture come strumento per poter ricostruire realtà sociali del passato. Nel capitolo 2, infatti, si affronta la questione dell’etnogenesi collegata ai corredi funerari e quella della crono-tipologia. Nel successivo si analizza la sociologia e l’antropologia della morte fino ad approdare ad una prospettiva etnoarcheologica relativa ai costumi funerari. Il quarto è dedicato alle nuove frontiere della conoscenza in questo campo basate sulle scienze naturali e umane, con approfondimenti sul rapporto tra organismi biologici e sistemi sociali, per una interpretazione dei resti ossei non solamente basata sul riconoscimento del sesso e dell’età, ma anche sulle condizioni e le modalità di vita, sugli stress legati all’alimentazione e su quelli funzionali legati alle attività quotidiane. Un particolare sguardo di approfondimento, che consente di tracciare un quadro della storia dei metodi di approccio ai contesti funerari italiani a partire dal secondo dopoguerra, viene dedicato nel quinto capito; in quello successivo sono esaminati gli sviluppi che queste scuole di pensiero hanno subito alle soglie del nuovo millennio, durante la fase definita “postprocessuale”, focalizzando il passaggio dall’antropologia funeraria alla tanatologia, ai rituali, ai simbolismi. Gli ultimi due capitoli – prima della raccolta di tavole con illustrazioni di sintesi che commentano il testo – sono dedicati al dibattito sulla ideologia funeraria in ambito italiano, in era postprocessuale, con una serie di schede sui contesti presi in considerazione, e alle ultime frontiere dell’archeologia funeraria, dai processi di ricostruzione dei “paesaggi rituali” o dell’archeologia dei funerali, al rapporto tra “materialità” e “individualità”, all’archeologia dei cadaveri basata sull’antropologia fisica, alla bioarcheologia, all’antropologia del terreno e all’archeotanatologia, comprese le anomalie delle prassi rituali, le atipicità legate alle pene e alle emarginazioni sociali.File | Dimensione | Formato | |
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