‘Il fiore delle Mille e una notte’ di Pasolini fornisce notevoli spunti di riflessione sulla questione dell’interscambio tra letteratura e cinema. Poiché esso è il frutto di un processo creativo tormentato, l’ermeneutica dell’opera risulta impreziosita da un tipo di analisi che tenga conto dei metodi della filologia d’autore. Il ricorso all’avantesto del film, a partire dall’individuazione di alcune significative differenze tra la fisionomia originaria della sceneggiatura (già distante a sua volta dalle fiabe delle ‘Mille e una notte’) e la struttura a scatole cinesi della pellicola, permette di cogliere la portata dell’operazione culturale proposta da Pasolini e di rivalutare un’opera giudicata, troppo spesso, di bassa statura ideologica. A tal proposito, prendendo in considerazione le riflessioni del cineasta sullo specifico filmico e sulla natura onirica del cinema, si può constatare che il ruolo del sogno ne ‘Il fiore delle Mille e una notte’ non è ascrivibile soltanto a una volontà di fuga dalla realtà, ma diventa l’arma con cui Pasolini affonda la critica alle contingenze storiche. Se da un lato la leggerezza del sogno esprime il mondo cui aspira la mente del demiurgo Pasolini, d’altra parte è altrettanto vero che esso è ancora impregnato di quell’accezione terrificante che deriva dalla potenza visionaria di Medea. Pertanto, oltre a una contestualizzazione de ‘Il fiore delle Mille e una notte’ nel progetto più ampio della ‘Trilogia della vita’, è necessaria un’interpretazione che mira a leggere questo film in continuità con le istanze che Pasolini aveva lasciato aperte in film come ‘Medea’ e ‘Appunti per un’Orestiade africana’, piuttosto che guardare alla successiva ‘Abiura dalla Trilogia della vita’.

‘Il fiore delle Mille e una notte’: dalle fiabe alla sceneggiatura, dalla sceneggiatura al film

Marco Borrelli
2018-01-01

Abstract

‘Il fiore delle Mille e una notte’ di Pasolini fornisce notevoli spunti di riflessione sulla questione dell’interscambio tra letteratura e cinema. Poiché esso è il frutto di un processo creativo tormentato, l’ermeneutica dell’opera risulta impreziosita da un tipo di analisi che tenga conto dei metodi della filologia d’autore. Il ricorso all’avantesto del film, a partire dall’individuazione di alcune significative differenze tra la fisionomia originaria della sceneggiatura (già distante a sua volta dalle fiabe delle ‘Mille e una notte’) e la struttura a scatole cinesi della pellicola, permette di cogliere la portata dell’operazione culturale proposta da Pasolini e di rivalutare un’opera giudicata, troppo spesso, di bassa statura ideologica. A tal proposito, prendendo in considerazione le riflessioni del cineasta sullo specifico filmico e sulla natura onirica del cinema, si può constatare che il ruolo del sogno ne ‘Il fiore delle Mille e una notte’ non è ascrivibile soltanto a una volontà di fuga dalla realtà, ma diventa l’arma con cui Pasolini affonda la critica alle contingenze storiche. Se da un lato la leggerezza del sogno esprime il mondo cui aspira la mente del demiurgo Pasolini, d’altra parte è altrettanto vero che esso è ancora impregnato di quell’accezione terrificante che deriva dalla potenza visionaria di Medea. Pertanto, oltre a una contestualizzazione de ‘Il fiore delle Mille e una notte’ nel progetto più ampio della ‘Trilogia della vita’, è necessaria un’interpretazione che mira a leggere questo film in continuità con le istanze che Pasolini aveva lasciato aperte in film come ‘Medea’ e ‘Appunti per un’Orestiade africana’, piuttosto che guardare alla successiva ‘Abiura dalla Trilogia della vita’.
2018
9788890790553
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/225000
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