Il titolo del libro, Da genti e paesi lontani, è una libera traduzione di Von fremden Ländern und Menschen, brano introduttivo della raccolta pianistica Kinderszenen di Robert Schumann, composta nel 1838. Si tratta di una “narrazione musicale dell’infanzia” attraverso scene fiabesche e quadri di meravigliosa quotidianità. La fiaba, come l’aura musicale che introduce questo volume, porta tante maschere: ora è in abiti contadini durante le veglie nelle stalle, ora è incipriata e ingioiellata per entrare alla corte del Re Sole; a volte si mostra sotto i ruvidi e sgargianti panni dei burattini di piazza, altre volte necessita di un palcoscenico rococò; talora si compiace di accompagnare le notti stellate di sciamani e mercanti, mentre talvolta abbisogna della raffinata penna di un poeta romantico; spesso si culla nelle parole di una balia di provincia e sovente ha corrisposto ai sogni letterari di scrittrici ispirate. Ma nonostante i tanti cambi di maschera e costume la fiaba ha una riconoscibilità e un'identità che non può essere facilmente fraintesa. Il primo contributo del volume, opera di William Grandi, intende esplorare il fiabesco per cogliere alcuni aspetti principali di un'esperienza narrativa - la fiaba, per l'appunto - che coinvolge l'intera umanità, attraversando spazi e culture, linguaggi e suggestioni. A partire dalle origini e dalle caratteristiche di tali racconti ancestrali, questa ricerca vuole offrire elementi conoscitivi e chiavi interpretative, per consentire un approccio storico-pedagogico alla fiaba libero da stereotipi e consapevole delle preziose peculiarità di un genere narrativo allo stesso tempo unico e plurimo. Nella seconda parte del testo Susanna Barsotti prende in esame le principali raccolte di fiabe in Europa, offrendone una esaustiva panoramica storico-letteraria. Raccontare fiabe è attività propria dell’essere umano che si perde indietro fino a tempi lontanissimi: la fiaba è, prima di tutto, racconto. Questa sua natura la rende un genere che permette di affrontare il problema della circolazione delle forme letterarie dall’oralità alla scrittura ma anche, viceversa, dalla scrittura all’oralità. È possibile che, nel passaggio dall’oralità alla scrittura, vero e proprio processo di transcodificazione, la fiaba abbia perso molti dei suoi tratti costitutivi, perdita che ha probabilmente determinato l’insorgere dell’esigenza di una rielaborazione scritta, diretta magari a simulare l’oralità, ma utilizzando, proprio per questo scopo, i vantaggi e i procedimenti della scrittura. L’intento, qui, è di procedere ad un’analisi delle principali raccolte europee di fiabe della tradizione popolare, seguendo un approccio di tipo storico-letterario, con lo scopo di offrire uno sguardo descrittivo e critico dell’evoluzione del patrimonio fiabesco dall’età moderna alla seconda metà del secolo scorso. In conclusione, la terza parte del volume, opera di Leonardo Acone, si muove nel solco che insegue l’enorme potenziale carsico che è possibile attribuire alle fiabe ed al complessivo registro fiabesco: la fiaba non si estingue nei secoli e, anzi, eleva il proprio tasso di pervasività letteraria riaffiorando, appunto, come un corso d’acqua fatata che trova spazio per ripresentarsi ogni qualvolta le pagine lo consentano in termini di stupore, meraviglia, incanto e magia. Questa parte, dopo le due esaustive indagini su tutto ciò che ‘è’ fiaba, prende in esame ciò che, invece, ‘non è’ fiaba in senso stretto, ma si nutre di elementi che, chiaramente derivanti dal millenario bagaglio fiabico, sostanziano la pagina restituendo a racconti, romanzi ed altri scritti, un alone di inequivocabile persistenza fantastica. Da Collodi a Buzzati a Calvino, passando per le storie d’incanto di Carroll e Barrie, il fiabesco riattraversa le fibre di personaggi, vicende, legami ed intrecci, consolidando la propria valenza letteraria ed artistica.

Da genti e paesi lontani. La fiaba nel tempo tra canone, metamorfosi e risonanze

Leonardo Acone;
2023-01-01

Abstract

Il titolo del libro, Da genti e paesi lontani, è una libera traduzione di Von fremden Ländern und Menschen, brano introduttivo della raccolta pianistica Kinderszenen di Robert Schumann, composta nel 1838. Si tratta di una “narrazione musicale dell’infanzia” attraverso scene fiabesche e quadri di meravigliosa quotidianità. La fiaba, come l’aura musicale che introduce questo volume, porta tante maschere: ora è in abiti contadini durante le veglie nelle stalle, ora è incipriata e ingioiellata per entrare alla corte del Re Sole; a volte si mostra sotto i ruvidi e sgargianti panni dei burattini di piazza, altre volte necessita di un palcoscenico rococò; talora si compiace di accompagnare le notti stellate di sciamani e mercanti, mentre talvolta abbisogna della raffinata penna di un poeta romantico; spesso si culla nelle parole di una balia di provincia e sovente ha corrisposto ai sogni letterari di scrittrici ispirate. Ma nonostante i tanti cambi di maschera e costume la fiaba ha una riconoscibilità e un'identità che non può essere facilmente fraintesa. Il primo contributo del volume, opera di William Grandi, intende esplorare il fiabesco per cogliere alcuni aspetti principali di un'esperienza narrativa - la fiaba, per l'appunto - che coinvolge l'intera umanità, attraversando spazi e culture, linguaggi e suggestioni. A partire dalle origini e dalle caratteristiche di tali racconti ancestrali, questa ricerca vuole offrire elementi conoscitivi e chiavi interpretative, per consentire un approccio storico-pedagogico alla fiaba libero da stereotipi e consapevole delle preziose peculiarità di un genere narrativo allo stesso tempo unico e plurimo. Nella seconda parte del testo Susanna Barsotti prende in esame le principali raccolte di fiabe in Europa, offrendone una esaustiva panoramica storico-letteraria. Raccontare fiabe è attività propria dell’essere umano che si perde indietro fino a tempi lontanissimi: la fiaba è, prima di tutto, racconto. Questa sua natura la rende un genere che permette di affrontare il problema della circolazione delle forme letterarie dall’oralità alla scrittura ma anche, viceversa, dalla scrittura all’oralità. È possibile che, nel passaggio dall’oralità alla scrittura, vero e proprio processo di transcodificazione, la fiaba abbia perso molti dei suoi tratti costitutivi, perdita che ha probabilmente determinato l’insorgere dell’esigenza di una rielaborazione scritta, diretta magari a simulare l’oralità, ma utilizzando, proprio per questo scopo, i vantaggi e i procedimenti della scrittura. L’intento, qui, è di procedere ad un’analisi delle principali raccolte europee di fiabe della tradizione popolare, seguendo un approccio di tipo storico-letterario, con lo scopo di offrire uno sguardo descrittivo e critico dell’evoluzione del patrimonio fiabesco dall’età moderna alla seconda metà del secolo scorso. In conclusione, la terza parte del volume, opera di Leonardo Acone, si muove nel solco che insegue l’enorme potenziale carsico che è possibile attribuire alle fiabe ed al complessivo registro fiabesco: la fiaba non si estingue nei secoli e, anzi, eleva il proprio tasso di pervasività letteraria riaffiorando, appunto, come un corso d’acqua fatata che trova spazio per ripresentarsi ogni qualvolta le pagine lo consentano in termini di stupore, meraviglia, incanto e magia. Questa parte, dopo le due esaustive indagini su tutto ciò che ‘è’ fiaba, prende in esame ciò che, invece, ‘non è’ fiaba in senso stretto, ma si nutre di elementi che, chiaramente derivanti dal millenario bagaglio fiabico, sostanziano la pagina restituendo a racconti, romanzi ed altri scritti, un alone di inequivocabile persistenza fantastica. Da Collodi a Buzzati a Calvino, passando per le storie d’incanto di Carroll e Barrie, il fiabesco riattraversa le fibre di personaggi, vicende, legami ed intrecci, consolidando la propria valenza letteraria ed artistica.
2023
9788865128985
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/225425
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