Il Mar Mediterraneo è sempre stato il luogo delle traduzioni necessarie e impossibili (Derrida), ma anche delle traduzioni interminabili a partire dalla Bibbia ebraica (nella lingua greca del cristianesimo per assumere il carattere di universalità con il latino) fino ai giorni nostri. Il presente articolo intende mettere in luce alcuni aspetti legati alla dimensione temporale e spaziale di questo mare, in particolare a partire dalla traduzione in francese di un poema dell’autore romeno Marin Sorescu. L’opera è intitolata Moi, le Méditerranéen, contenuto nella raccolta Traversarea (La traversata). Qui, l’io lirico, proveniente dal paese del Mar Nero, sente metafisicamente un’appartenenza al Mediterraneo e alla romanità dell’Impero in seguito alla venuta a Tomi (l’attuale porto di Constanța, in Romania) di Ovidio, il quale ha composto alcuni suoi versi nella lingua dei Geti, una lingua sulle cui fondamenta si costruirà la futura cultura romena. Leggere Sorescu, come leggere le opere di altri scrittori “mediterranei” (o metafisicamente tali), vuol dire prestare attenzione ai processi culturali che sono transitati in questo mare e che hanno lasciato delle tracce ancora visibili negli abissi inconsci della scrittura. La loro letteratura è una diaspora che sovverte lo spazio, il tempo, le appartenenze, e segue rotte che destabilizzano le coordinate sia orientali che occidentali.

TRANSITI MEDITERRANEI. UN POEMA DI MARIN SORESCU SUL VERSANTE UNIVERSALE DELLA TRADUZIONE

Irma Maria Grazia
2023-01-01

Abstract

Il Mar Mediterraneo è sempre stato il luogo delle traduzioni necessarie e impossibili (Derrida), ma anche delle traduzioni interminabili a partire dalla Bibbia ebraica (nella lingua greca del cristianesimo per assumere il carattere di universalità con il latino) fino ai giorni nostri. Il presente articolo intende mettere in luce alcuni aspetti legati alla dimensione temporale e spaziale di questo mare, in particolare a partire dalla traduzione in francese di un poema dell’autore romeno Marin Sorescu. L’opera è intitolata Moi, le Méditerranéen, contenuto nella raccolta Traversarea (La traversata). Qui, l’io lirico, proveniente dal paese del Mar Nero, sente metafisicamente un’appartenenza al Mediterraneo e alla romanità dell’Impero in seguito alla venuta a Tomi (l’attuale porto di Constanța, in Romania) di Ovidio, il quale ha composto alcuni suoi versi nella lingua dei Geti, una lingua sulle cui fondamenta si costruirà la futura cultura romena. Leggere Sorescu, come leggere le opere di altri scrittori “mediterranei” (o metafisicamente tali), vuol dire prestare attenzione ai processi culturali che sono transitati in questo mare e che hanno lasciato delle tracce ancora visibili negli abissi inconsci della scrittura. La loro letteratura è una diaspora che sovverte lo spazio, il tempo, le appartenenze, e segue rotte che destabilizzano le coordinate sia orientali che occidentali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/225820
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