Il volume affronta una figura chiave dell’immaginario penalistico di Antico regime, ovvero il giudice che amministra la giustizia nella stagione d’oro della criminalistica, quella, per intenderci, interpretata da un giurista del calibro, e della reputazione, di Prospero Farinacci. L’analisi si concentra, infatti, sul personale giusdicente che ha operato nei tribunali dello Stato della Chiesa nella prima metà del Seicento, tra i pontificati di Clemente VIII e Alessandro VII, in modo particolare sui giudici attivi presso le magistrature romane. L’indagine assume i tratti della ricerca prosopografica, attraverso lo spoglio di una documentazione d’archivio diffusa in diversi fondi dell’amministrazione pubblica papale e italiana, e la incrocia in modo qualitativo con le carte conservate in alcuni archivi privati di famiglie che hanno espresso diverse generazioni di ufficiali. La ricerca dunque si pone in ideale prosecuzione con gli studi che dagli anni Novanta hanno costruito progressivamente un’immagine articolata e coerente, ancorché sfaccettata, dello Stato della Chiesa e della Curia romana, con i suoi apparati, i diversi gruppi di prelati e laici che operano entro la struttura delle cariche e degli uffici, i linguaggi e i cerimoniali specifici alla realtà politica governata dal sovrano-pontefice, ma condivisa pure con le forme della politica barocca riscontrabili nei diversi stati italiani ed europei. Nell’ambito di questo importante filone di ricerche, manca l’acquisizione di un tassello strategico per comprendere pienamente il funzionamento della giustizia e la natura delle sue istituzioni, cioè proprio coloro che sono chiamati a istruire le indagini, condurre il processo, emettere la sentenza, in relazione stretta con i superiori. La messa a fuoco degli uomini che, nella prima metà del Seicento, svolsero questa funzione a Roma ed entro un circuito prestigioso di magistrature nei domini papali avviene nel volume ricostruendo l’origine, gli studi, l’avvio della carriera, le traiettorie del cursus honorum, le strategie clientelari messe in atto per incentivare la protezione dei superiori, le risorse familiari e materiali impiegate a servizio della carriera. Alcuni casi di studio permettono di esemplificare i diversi aspetti con uno sguardo dall’interno. Una parte della ricerca si concentra poi sul patrimonio librario posseduto dai giusdicenti entro il tema più generale delle biblioteche private professionali.

I criminalisti dello Stato della Chiesa. Famiglie, carriere e biblioteche (XVII secolo)

Feci, S
2023-01-01

Abstract

Il volume affronta una figura chiave dell’immaginario penalistico di Antico regime, ovvero il giudice che amministra la giustizia nella stagione d’oro della criminalistica, quella, per intenderci, interpretata da un giurista del calibro, e della reputazione, di Prospero Farinacci. L’analisi si concentra, infatti, sul personale giusdicente che ha operato nei tribunali dello Stato della Chiesa nella prima metà del Seicento, tra i pontificati di Clemente VIII e Alessandro VII, in modo particolare sui giudici attivi presso le magistrature romane. L’indagine assume i tratti della ricerca prosopografica, attraverso lo spoglio di una documentazione d’archivio diffusa in diversi fondi dell’amministrazione pubblica papale e italiana, e la incrocia in modo qualitativo con le carte conservate in alcuni archivi privati di famiglie che hanno espresso diverse generazioni di ufficiali. La ricerca dunque si pone in ideale prosecuzione con gli studi che dagli anni Novanta hanno costruito progressivamente un’immagine articolata e coerente, ancorché sfaccettata, dello Stato della Chiesa e della Curia romana, con i suoi apparati, i diversi gruppi di prelati e laici che operano entro la struttura delle cariche e degli uffici, i linguaggi e i cerimoniali specifici alla realtà politica governata dal sovrano-pontefice, ma condivisa pure con le forme della politica barocca riscontrabili nei diversi stati italiani ed europei. Nell’ambito di questo importante filone di ricerche, manca l’acquisizione di un tassello strategico per comprendere pienamente il funzionamento della giustizia e la natura delle sue istituzioni, cioè proprio coloro che sono chiamati a istruire le indagini, condurre il processo, emettere la sentenza, in relazione stretta con i superiori. La messa a fuoco degli uomini che, nella prima metà del Seicento, svolsero questa funzione a Roma ed entro un circuito prestigioso di magistrature nei domini papali avviene nel volume ricostruendo l’origine, gli studi, l’avvio della carriera, le traiettorie del cursus honorum, le strategie clientelari messe in atto per incentivare la protezione dei superiori, le risorse familiari e materiali impiegate a servizio della carriera. Alcuni casi di studio permettono di esemplificare i diversi aspetti con uno sguardo dall’interno. Una parte della ricerca si concentra poi sul patrimonio librario posseduto dai giusdicenti entro il tema più generale delle biblioteche private professionali.
2023
978-88-5509-513-6
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