I discorsi tenuti nelle aule di tribunale sono da sempre oggetto di interesse per gli studiosi, soprattutto nell’ambito della scienza retorica. Negli ultimi anni si è registrato un incremento di studi circa le strategie pragmatiche della persuasione rispetto al discorso dell’avvocato durante la fase dibattimentale delle arringhe. Tali ricerche sono volte a ricercare strategie e tecniche argomentativo-pragmatiche utilizzate dai difensori per influenzare l’uditorio, come la caratterizzazione dell’imputato, la costruzione di un’immagine di vir bonus per l’avvocato, una rappresentazione negativa dell’accusa, la strategia di decostruzione o di interpretazione della realtà etc. Allo stesso tempo, nel panorama della linguistica russa, a partire dal 1998 si è imposta tra le scienze della comunicazione la linguistica giuridica, jurislingvistika, che studia le interconnessioni tra lingua e diritto. Al vaglio della jurislingvistika vi sono, dunque, molteplici questioni come la juridizacija, ovvero lo slittamento lessico-semantico dall’uso comune al diritto, la semplificazione del linguaggio giuridico per renderlo più comprensibile, la correttezza linguistico-formale dei documenti normativi, la teorizzazione della perizia linguistico-forense e la retorica giuridica e/o forense. Alla luce di queste considerazioni in questo lavoro di tesi si è tentato di colmare le lacune sugli studi circa il discorso giuridico nella sua declinazione giudiziario-processuale, ovvero sui testi dei discorsi della fase dibattimentale. In particolare la tesi si propone lo scopo di indagare gli strumenti prettamente linguistici attraverso cui nelle arringhe e nelle poslednie slova degli imputati venga realizzata la persuasione, intesa come opera di condizionamento razionale e/o emotivo. La tesi è, dunque, strutturata in sette parti: introduzione, quattro capitoli, un breve glossario e le conclusioni. Nell’introduzione viene fornita la motivazione alla base di tale ricerca e la struttura della tesi. Nel primo capitolo proponiamo una panoramica circa gli studi di linguistica giuridica in Russia, nei paesi anglosassoni di Inghilterra, America ed Australia e in Italia. Attraverso questo capitolo si ricostruiscono le denominazioni delle diverse scienze linguistiche che nei paesi di riferimenti trattano il rapporto tra lingua e diritto. Volendo riassumere gli usi terminologici si può affermare che linguistica giuridica, legal linguistics e jurislingvistika costituiscono dei concetti che abbracciano declinazioni più specifiche. La giurislinguistica (nostra definizione di linguistica giuridica) ingloba infatti studi indirizzati a particolari ambiti dell’istituto giuridico, come per esempio, nel nostro caso, il tribunale. Quando si parla di tribunale e della lingua ivi impiegata si usa tanto il termine forense – soprattutto per quanto riguarda la retorica o la perizia –, tanto giudiziario per indicare – nell’accezione di Bellucci (2005) tutti i testi, le parole, che arrivano, vengono prodotte e pronunciate in un’aula di tribunale (dalle querele alle registrazioni, dalle arringhe alle sentenze). È in questa accezione che abbiamo deciso di rivolgerci per la terminologia usata nella nostra tesi. Il capitolo affronta, inoltre, questioni quali la genealogia, lo sviluppo, le ramificazioni e le prospettive della giurislinguistica nei singoli paesi e in un’ottica contrastiva. Un’attenzione particolata è riservata alle figure di V.D. Katkov e N.D. Golev in quanto il primo è considerato il primo giurista che nelle terre slavo-orientali si sia occupato della lingua del diritto e il secondo è ritenuto il padre della jurislingvistika. Il secondo capitolo è dedicato all’evoluzione della retorica in terra russa. Qui affrontiamo lo sviluppo della scienza chiamata retorica, sin dagli albori, i contatti con Bisanzio e con i modelli classici, il passaggio dalla retorica in lingua latina a quella in lingua russa con la nascita del codice di stile grazie agli studi di M.V. Lomonosov, per poi arrivare alla nascita ufficiale della retorica forense a seguito della riforma giudiziaria del 1864. A tale episodio della storia russa è dedicato un paragrafo che chiarisce l’importanza di tale riforma ancora oggi, soprattutto per l’introduzione del principio giuridico della sostjazatel’nost’ (lett. carattere dibattimentale), l’istituzione dell’advokatura, la rielaborazione della prokuratura e l’introduzione della giuria popolare, chiamata in russo sud prisjažnych zasedatelej. Al fine di chiarire l’impatto che la riforma ebbe sulla società russa e sulla retorica, si è dedicato un paragrafo a figure centrali della retorica forense della seconda metà del XIX secolo: Koni, Plevako, Luckij. Si è proceduto con un breve scorcio della retorica d’epoca sovietica, in cui la retorica forense scompare e rimane solo la retorica di partito. In ultimo si è data una disamina dello stato dell’arte attuale della retorica forense che arriva oggi ad intrecciarsi, non solo con le teorie dell’argomentazione logico-giuridica e con questioni di stile, ma anche con le ricerche nell’ambito del PNL (Mel’nik, Trunov 2020). Nel terzo capitolo viene presentato il corpus che è costituito da 1229 pagine, di cui di cui 721 pagine di discorsi di difesa, 321 di accusa e 98 discorsi degli imputati. Tutto l'insieme include 73 discorsi di avvocati (compresi quelli di replica), 17 discorsi di prokurory ovvero della pubblica accusa (compresi quelli di replica), 10 discorsi di rappresentanti legali delle vittime (riconducibili ai discorsi accusatori) e 20 discorsi degli imputati, che includono sia le arringhe che le poslednie slova (ultime parole). Questo corpus, sintetizzato in tre tabelle, ognuna per genere, è già stato epurato da testi quali chodatajstva (mozione), žaloby (ricorso), iskovye zajavlenija (querela) ritenuti non attinenti al tipo di ricerca prospettata. Innanzitutto si tratta di testi scritti che non sempre arrivano in tribunale e vengono lì letti e, inoltre, sono da ascrivere alla fase precedente al dibattimento, quella che italiano viene chiamata istruttoria e in russo sudebnoe sledstvie. Il corpus è stato poi ridotto in tre subcorpora che includono poslednie slova, discorsi di difesa e di accusa selezionati secondo i seguenti criteri: - Presenza di giuria e/o pubblico; - Disponibilità di tutte le parti coinvolte. Questi criteri ci sono sembrati i più idonei per rintracciare strumenti linguistici dell’intento suasorio. Per ogni subcorpus, poi, è stato scelto un testo rappresentativo da sottoporre ad analisi dettagliata. Il quarto capitolo è quello cruciale della tesi perché contiene l’analisi sul corpus. Questa è strutturata nel seguente modo: in primis i subcorpora sono stati sottoposti ad una ricerca quantitativa corpus-based utilizzando il software Sketch Engine in cui sono stati ricercati i termini apparentemente sinonimici process e razbiratel’stvo. La ricerca ha mostrato che il termine process, preferito da imputati e avvocati, indica un processo specifico, concreto, quello in atto. Mentre razbiratel’stvo, prediletto dall’accusa, traduce il concetto stesso di procedimento giudiziario. Abbiamo proseguito con una seconda analisi su base quantitativa con lo scopo di evidenziare quali caratteristiche morfo-sintattiche e lessicali siano predominante nei singoli generi giudiziari. In particolare è apparsa riconfermata la teoria per cui questi testi siano ibridi rispetto ai testi definiti esclusivamente giuridici o normativi. I discorsi di difesa e di accusa, infatti, presentano sia tratti prettamente giuridici come l’estrema precisione terminologica, la nominalizzazione, una struttura più o meno fissa dell’argomentazione sia tratti riconducibili all’oralità, come l’uso della particella nu o di altri marcatori discorsivi, e alla pubblicistica e retorica quale costruzioni enfatica, un gran numero di interrogative e di ipotetiche. L’ultimo appello dell’imputato, invece, seppur guidato dall’avvocato, mostra senz’altro maggiori tratti dell’oralità e di una forzata enfasi emotiva. L’analisi sui singoli testi è articolata in: aspetti morfo-sintattici, aspetti semantico-pragmatici, elementi pragmalinguistici e strategie retorico-narrative. Nello specifico si sono indagate la categoria semantica dei campi semantici e della valutazione (Vol’f 2002) e le categorie pragmatiche della vaghezza (Voghera 2014, 2017; Machetti 2011) e della mitigazione (Caffi 2007), con collegamenti agli hedges (Lakoff 1973), i marcatori discorsivi (Bonola 2008) e le particelle modali (Bonola 2008; Nagornyj 2014, 2015), modali-persuasive (Nagornyj 2014, 2017), gli studi sulle inferenze suasorie dettate da presupposizioni ed implicature conversazionali (Grice 1975; Lombardi Vallauri 2009, 2019; Stalnaker 1973; Arutjunova 1973), infine le figure retoriche e le tecniche narrative come, per esempio, la descriptio. I risultati dimostrano che le categorie ricercate sono presenti in tutti e tre i generi ma con scopi differenti. A livello morfo-sintattico emerge che i discorsi di avvocati e imputati prediligono l’ipotassi, in cui spiccano finali ed ipotetiche, e una varietà maggiore di aggettivi e avverbi. I discorsi di accusa, invece, sono tendenzialmente paratattici e mostrano un lessico più fisso e asettico. I campi semantici riscontrabili hanno sempre a che fare con la qualificazione del reato o con concetti astratti e/o giuridici quali la libertà, la giustizia e l’onestà. Un’ulteriore costante è data dal lessico legato alla menzogna, anche se l’individuazione di un vero e proprio campo semantico della menzogna è stata possibile solo nel singolo discorso di difesa analizzato. La categoria della vaghezza, presente nei tre testi, risponde ad esigenze pragmatiche diverse. Se nei discorsi di difesa ed autodifesa la vaghezza è usata principalmente per smentire l’accusa e coinvolgere emotivamente l’uditorio, nel discorso di accusa questa sembra fungere maggiormente da mitigante circa il ruolo di giustiziere del prokuror. Gli elementi deittici risultano maggiormente presenti nei discorsi dell’accusa, mentre presupposizione e implicature sono usate – più o meno consapevolmente da tutti e tre gli oratori. Se la deissi contribuisce a ricreare lo spazio e il tempo del reato, ad individuare i soggetti delle azioni, le inferenze operano in maniera tale da “illudere” l’uditorio di co-costruire la realtà insieme al locutore. Che si tratti di informazioni già note e condivise o di constatazioni da condividere, questi “dati” derivano da un background comune ed extralinguistico che ha a che fare con il mondo reale in cui vivono locutore ed uditore, sulla cui base questi possono scoprirsi più vicini. Questo meccanismo assolve alla funzione di attrarre l’uditore e indurlo ad aderire a tutta l’argomentazione, partendo dal noto condiviso. In ultimo si sono evidenziate le strategie retorico-narrative. Il testo che presenta maggiore varietà di figure retoriche impiegate è quello dell’imputato, anche se si tratta di un caso isolato nell’ambito delle poslednie slova. Tuttavia si può affermare che è proprio dell’imputato far leva sui sentimenti, sulle emozioni, sul senso di pietà e lo si può fare solo attraverso un linguaggio, un discorso espressivo ed emotivamente marcato. A questo scopo vengono usate per lo più le figure dell’accumulazione, dall’anafora al climax, dall’epanadiplosi alla dittologia. Il discorso dell’avvocato si è dimostrato, oltre che ricco di figure retoriche – anafore, climax, duplicatio, sermocinatio, concessio e domande retoriche –, anche attento alla struttura classica del discorso retorico (esordio, esposizione dei fatti, dimostrazione delle prove a sostegno della tesi, conclusione ) e alle sequenze descrittive (ekphrasis o descriptio) all’interno della narrazione. Questi ultimi aspetti testimoniano quanto tuttora sia importante per l’avvocato avere consapevolezza dell’importanza della retorica non solo intesa come l’insieme degli artifici impiegati per stupire e muovere gli animi, ma intesa innanzitutto come scienza del bel parlare, come competenza nel saper strutturare un discorso in maniera logica e comprensibile e poi come tecnica del sapere raccontare, saper mettere in pausa le azioni per descrivere e tratteggiare dettagli utili perché l’ascoltatore – in questo caso – possa immaginarsi quanto gli viene raccontato e percepirlo in maniera più vivida e convincente. Il discorso del prokuror mostra la stessa struttura retorica, concludendo, però con una sorta di peroratio velata: lui sa che il verdetto sarà di colpevolezza e si augura che sentenze giuste e in linea con la legge servano da monito per altri giovani intenti a rovinarsi la vita con il traffico di stupefacenti. Il discorso presenta delle metafore, similitudini e fraseologismi impiegati di fatto per arrivare all’uditorio più direttamente, ma senza l’intento di emozionare in alcun senso. Il lavoro svolto ha restituito dunque dei dati importanti: alcuni attesi – come quelli sul tipo di lingua usata dall’accusa o dall’avvocato – altri meno – come quelli sul linguaggio dell’imputato. Tuttavia, riteniamo fosse necessario tentare una sistematizzazione degli strumenti linguistici della persuasione al di là delle aspettative circa i diversi oratori, dal momento che la maggior parte dei lavori sulla persuasione in tribunale, infatti, si concentrano sulle strategie (rečevye strategii) o sull'argomentazione giuridica e non sui meccanismi intrinseci alla lingua. Analizzare i testi partendo da categorie grammaticali, lessicali, semantico-pragmatiche e retoriche ci ha permesso di rintracciare delle costanti utili per ulteriori ricerche. Il glossario è composto prettamente da sostantivi data la tendenza alla nominalizzazione tipica dei testi giuridici. Attraverso questo strumento si tenta di dare un orientamento linguistico e di traduzione per di alcuni termini ricorrenti nel discorso giudiziario pensandolo anche come appendice di lezioni di traduzione specialistica dal russo e, in generale, nell’ambito dello studio della stilistica russa. Nelle conclusioni si offre una ricapitolazione degli argomenti trattati nella tesi, riassumendo gli scopi e i risultati raggiunti per i capitoli I, II e IV. In definitiva si prospettano lavori e ricerche future tanto sul corpus raccolto che su testi affini o singoli utilizzando i risultati ottenuti da questa analisi o ampliando le categorie semantico-pragmatiche di riferimento.

I mezzi linguistici della persuasione nel discorso giudiziario russo del XXI secolo

Di Santo Annalisa
2024-01-01

Abstract

I discorsi tenuti nelle aule di tribunale sono da sempre oggetto di interesse per gli studiosi, soprattutto nell’ambito della scienza retorica. Negli ultimi anni si è registrato un incremento di studi circa le strategie pragmatiche della persuasione rispetto al discorso dell’avvocato durante la fase dibattimentale delle arringhe. Tali ricerche sono volte a ricercare strategie e tecniche argomentativo-pragmatiche utilizzate dai difensori per influenzare l’uditorio, come la caratterizzazione dell’imputato, la costruzione di un’immagine di vir bonus per l’avvocato, una rappresentazione negativa dell’accusa, la strategia di decostruzione o di interpretazione della realtà etc. Allo stesso tempo, nel panorama della linguistica russa, a partire dal 1998 si è imposta tra le scienze della comunicazione la linguistica giuridica, jurislingvistika, che studia le interconnessioni tra lingua e diritto. Al vaglio della jurislingvistika vi sono, dunque, molteplici questioni come la juridizacija, ovvero lo slittamento lessico-semantico dall’uso comune al diritto, la semplificazione del linguaggio giuridico per renderlo più comprensibile, la correttezza linguistico-formale dei documenti normativi, la teorizzazione della perizia linguistico-forense e la retorica giuridica e/o forense. Alla luce di queste considerazioni in questo lavoro di tesi si è tentato di colmare le lacune sugli studi circa il discorso giuridico nella sua declinazione giudiziario-processuale, ovvero sui testi dei discorsi della fase dibattimentale. In particolare la tesi si propone lo scopo di indagare gli strumenti prettamente linguistici attraverso cui nelle arringhe e nelle poslednie slova degli imputati venga realizzata la persuasione, intesa come opera di condizionamento razionale e/o emotivo. La tesi è, dunque, strutturata in sette parti: introduzione, quattro capitoli, un breve glossario e le conclusioni. Nell’introduzione viene fornita la motivazione alla base di tale ricerca e la struttura della tesi. Nel primo capitolo proponiamo una panoramica circa gli studi di linguistica giuridica in Russia, nei paesi anglosassoni di Inghilterra, America ed Australia e in Italia. Attraverso questo capitolo si ricostruiscono le denominazioni delle diverse scienze linguistiche che nei paesi di riferimenti trattano il rapporto tra lingua e diritto. Volendo riassumere gli usi terminologici si può affermare che linguistica giuridica, legal linguistics e jurislingvistika costituiscono dei concetti che abbracciano declinazioni più specifiche. La giurislinguistica (nostra definizione di linguistica giuridica) ingloba infatti studi indirizzati a particolari ambiti dell’istituto giuridico, come per esempio, nel nostro caso, il tribunale. Quando si parla di tribunale e della lingua ivi impiegata si usa tanto il termine forense – soprattutto per quanto riguarda la retorica o la perizia –, tanto giudiziario per indicare – nell’accezione di Bellucci (2005) tutti i testi, le parole, che arrivano, vengono prodotte e pronunciate in un’aula di tribunale (dalle querele alle registrazioni, dalle arringhe alle sentenze). È in questa accezione che abbiamo deciso di rivolgerci per la terminologia usata nella nostra tesi. Il capitolo affronta, inoltre, questioni quali la genealogia, lo sviluppo, le ramificazioni e le prospettive della giurislinguistica nei singoli paesi e in un’ottica contrastiva. Un’attenzione particolata è riservata alle figure di V.D. Katkov e N.D. Golev in quanto il primo è considerato il primo giurista che nelle terre slavo-orientali si sia occupato della lingua del diritto e il secondo è ritenuto il padre della jurislingvistika. Il secondo capitolo è dedicato all’evoluzione della retorica in terra russa. Qui affrontiamo lo sviluppo della scienza chiamata retorica, sin dagli albori, i contatti con Bisanzio e con i modelli classici, il passaggio dalla retorica in lingua latina a quella in lingua russa con la nascita del codice di stile grazie agli studi di M.V. Lomonosov, per poi arrivare alla nascita ufficiale della retorica forense a seguito della riforma giudiziaria del 1864. A tale episodio della storia russa è dedicato un paragrafo che chiarisce l’importanza di tale riforma ancora oggi, soprattutto per l’introduzione del principio giuridico della sostjazatel’nost’ (lett. carattere dibattimentale), l’istituzione dell’advokatura, la rielaborazione della prokuratura e l’introduzione della giuria popolare, chiamata in russo sud prisjažnych zasedatelej. Al fine di chiarire l’impatto che la riforma ebbe sulla società russa e sulla retorica, si è dedicato un paragrafo a figure centrali della retorica forense della seconda metà del XIX secolo: Koni, Plevako, Luckij. Si è proceduto con un breve scorcio della retorica d’epoca sovietica, in cui la retorica forense scompare e rimane solo la retorica di partito. In ultimo si è data una disamina dello stato dell’arte attuale della retorica forense che arriva oggi ad intrecciarsi, non solo con le teorie dell’argomentazione logico-giuridica e con questioni di stile, ma anche con le ricerche nell’ambito del PNL (Mel’nik, Trunov 2020). Nel terzo capitolo viene presentato il corpus che è costituito da 1229 pagine, di cui di cui 721 pagine di discorsi di difesa, 321 di accusa e 98 discorsi degli imputati. Tutto l'insieme include 73 discorsi di avvocati (compresi quelli di replica), 17 discorsi di prokurory ovvero della pubblica accusa (compresi quelli di replica), 10 discorsi di rappresentanti legali delle vittime (riconducibili ai discorsi accusatori) e 20 discorsi degli imputati, che includono sia le arringhe che le poslednie slova (ultime parole). Questo corpus, sintetizzato in tre tabelle, ognuna per genere, è già stato epurato da testi quali chodatajstva (mozione), žaloby (ricorso), iskovye zajavlenija (querela) ritenuti non attinenti al tipo di ricerca prospettata. Innanzitutto si tratta di testi scritti che non sempre arrivano in tribunale e vengono lì letti e, inoltre, sono da ascrivere alla fase precedente al dibattimento, quella che italiano viene chiamata istruttoria e in russo sudebnoe sledstvie. Il corpus è stato poi ridotto in tre subcorpora che includono poslednie slova, discorsi di difesa e di accusa selezionati secondo i seguenti criteri: - Presenza di giuria e/o pubblico; - Disponibilità di tutte le parti coinvolte. Questi criteri ci sono sembrati i più idonei per rintracciare strumenti linguistici dell’intento suasorio. Per ogni subcorpus, poi, è stato scelto un testo rappresentativo da sottoporre ad analisi dettagliata. Il quarto capitolo è quello cruciale della tesi perché contiene l’analisi sul corpus. Questa è strutturata nel seguente modo: in primis i subcorpora sono stati sottoposti ad una ricerca quantitativa corpus-based utilizzando il software Sketch Engine in cui sono stati ricercati i termini apparentemente sinonimici process e razbiratel’stvo. La ricerca ha mostrato che il termine process, preferito da imputati e avvocati, indica un processo specifico, concreto, quello in atto. Mentre razbiratel’stvo, prediletto dall’accusa, traduce il concetto stesso di procedimento giudiziario. Abbiamo proseguito con una seconda analisi su base quantitativa con lo scopo di evidenziare quali caratteristiche morfo-sintattiche e lessicali siano predominante nei singoli generi giudiziari. In particolare è apparsa riconfermata la teoria per cui questi testi siano ibridi rispetto ai testi definiti esclusivamente giuridici o normativi. I discorsi di difesa e di accusa, infatti, presentano sia tratti prettamente giuridici come l’estrema precisione terminologica, la nominalizzazione, una struttura più o meno fissa dell’argomentazione sia tratti riconducibili all’oralità, come l’uso della particella nu o di altri marcatori discorsivi, e alla pubblicistica e retorica quale costruzioni enfatica, un gran numero di interrogative e di ipotetiche. L’ultimo appello dell’imputato, invece, seppur guidato dall’avvocato, mostra senz’altro maggiori tratti dell’oralità e di una forzata enfasi emotiva. L’analisi sui singoli testi è articolata in: aspetti morfo-sintattici, aspetti semantico-pragmatici, elementi pragmalinguistici e strategie retorico-narrative. Nello specifico si sono indagate la categoria semantica dei campi semantici e della valutazione (Vol’f 2002) e le categorie pragmatiche della vaghezza (Voghera 2014, 2017; Machetti 2011) e della mitigazione (Caffi 2007), con collegamenti agli hedges (Lakoff 1973), i marcatori discorsivi (Bonola 2008) e le particelle modali (Bonola 2008; Nagornyj 2014, 2015), modali-persuasive (Nagornyj 2014, 2017), gli studi sulle inferenze suasorie dettate da presupposizioni ed implicature conversazionali (Grice 1975; Lombardi Vallauri 2009, 2019; Stalnaker 1973; Arutjunova 1973), infine le figure retoriche e le tecniche narrative come, per esempio, la descriptio. I risultati dimostrano che le categorie ricercate sono presenti in tutti e tre i generi ma con scopi differenti. A livello morfo-sintattico emerge che i discorsi di avvocati e imputati prediligono l’ipotassi, in cui spiccano finali ed ipotetiche, e una varietà maggiore di aggettivi e avverbi. I discorsi di accusa, invece, sono tendenzialmente paratattici e mostrano un lessico più fisso e asettico. I campi semantici riscontrabili hanno sempre a che fare con la qualificazione del reato o con concetti astratti e/o giuridici quali la libertà, la giustizia e l’onestà. Un’ulteriore costante è data dal lessico legato alla menzogna, anche se l’individuazione di un vero e proprio campo semantico della menzogna è stata possibile solo nel singolo discorso di difesa analizzato. La categoria della vaghezza, presente nei tre testi, risponde ad esigenze pragmatiche diverse. Se nei discorsi di difesa ed autodifesa la vaghezza è usata principalmente per smentire l’accusa e coinvolgere emotivamente l’uditorio, nel discorso di accusa questa sembra fungere maggiormente da mitigante circa il ruolo di giustiziere del prokuror. Gli elementi deittici risultano maggiormente presenti nei discorsi dell’accusa, mentre presupposizione e implicature sono usate – più o meno consapevolmente da tutti e tre gli oratori. Se la deissi contribuisce a ricreare lo spazio e il tempo del reato, ad individuare i soggetti delle azioni, le inferenze operano in maniera tale da “illudere” l’uditorio di co-costruire la realtà insieme al locutore. Che si tratti di informazioni già note e condivise o di constatazioni da condividere, questi “dati” derivano da un background comune ed extralinguistico che ha a che fare con il mondo reale in cui vivono locutore ed uditore, sulla cui base questi possono scoprirsi più vicini. Questo meccanismo assolve alla funzione di attrarre l’uditore e indurlo ad aderire a tutta l’argomentazione, partendo dal noto condiviso. In ultimo si sono evidenziate le strategie retorico-narrative. Il testo che presenta maggiore varietà di figure retoriche impiegate è quello dell’imputato, anche se si tratta di un caso isolato nell’ambito delle poslednie slova. Tuttavia si può affermare che è proprio dell’imputato far leva sui sentimenti, sulle emozioni, sul senso di pietà e lo si può fare solo attraverso un linguaggio, un discorso espressivo ed emotivamente marcato. A questo scopo vengono usate per lo più le figure dell’accumulazione, dall’anafora al climax, dall’epanadiplosi alla dittologia. Il discorso dell’avvocato si è dimostrato, oltre che ricco di figure retoriche – anafore, climax, duplicatio, sermocinatio, concessio e domande retoriche –, anche attento alla struttura classica del discorso retorico (esordio, esposizione dei fatti, dimostrazione delle prove a sostegno della tesi, conclusione ) e alle sequenze descrittive (ekphrasis o descriptio) all’interno della narrazione. Questi ultimi aspetti testimoniano quanto tuttora sia importante per l’avvocato avere consapevolezza dell’importanza della retorica non solo intesa come l’insieme degli artifici impiegati per stupire e muovere gli animi, ma intesa innanzitutto come scienza del bel parlare, come competenza nel saper strutturare un discorso in maniera logica e comprensibile e poi come tecnica del sapere raccontare, saper mettere in pausa le azioni per descrivere e tratteggiare dettagli utili perché l’ascoltatore – in questo caso – possa immaginarsi quanto gli viene raccontato e percepirlo in maniera più vivida e convincente. Il discorso del prokuror mostra la stessa struttura retorica, concludendo, però con una sorta di peroratio velata: lui sa che il verdetto sarà di colpevolezza e si augura che sentenze giuste e in linea con la legge servano da monito per altri giovani intenti a rovinarsi la vita con il traffico di stupefacenti. Il discorso presenta delle metafore, similitudini e fraseologismi impiegati di fatto per arrivare all’uditorio più direttamente, ma senza l’intento di emozionare in alcun senso. Il lavoro svolto ha restituito dunque dei dati importanti: alcuni attesi – come quelli sul tipo di lingua usata dall’accusa o dall’avvocato – altri meno – come quelli sul linguaggio dell’imputato. Tuttavia, riteniamo fosse necessario tentare una sistematizzazione degli strumenti linguistici della persuasione al di là delle aspettative circa i diversi oratori, dal momento che la maggior parte dei lavori sulla persuasione in tribunale, infatti, si concentrano sulle strategie (rečevye strategii) o sull'argomentazione giuridica e non sui meccanismi intrinseci alla lingua. Analizzare i testi partendo da categorie grammaticali, lessicali, semantico-pragmatiche e retoriche ci ha permesso di rintracciare delle costanti utili per ulteriori ricerche. Il glossario è composto prettamente da sostantivi data la tendenza alla nominalizzazione tipica dei testi giuridici. Attraverso questo strumento si tenta di dare un orientamento linguistico e di traduzione per di alcuni termini ricorrenti nel discorso giudiziario pensandolo anche come appendice di lezioni di traduzione specialistica dal russo e, in generale, nell’ambito dello studio della stilistica russa. Nelle conclusioni si offre una ricapitolazione degli argomenti trattati nella tesi, riassumendo gli scopi e i risultati raggiunti per i capitoli I, II e IV. In definitiva si prospettano lavori e ricerche future tanto sul corpus raccolto che su testi affini o singoli utilizzando i risultati ottenuti da questa analisi o ampliando le categorie semantico-pragmatiche di riferimento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/235683
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