Negli ultimi anni, in particolare dopo l’11 settembre 2001, in concomitanza con un forte incremento della popolazione di origine araba in America, il concetto di identità araba americana è stato frequentemente definito. Negli Stati Uniti, diverse comunità hanno sentito la necessità di offrire delle definizioni che scardinassero la sovrapposizione fra concetti di nazionalità, religione, razza e etnia. La sovrapposizione degli aspetti identitari di “arabo”, “musulmano” e “brown” (moro), nonché una serie di altre generalizzazioni, hanno infatti dato luogo a stereotipi e pregiudizi che hanno alimentato il razzismo in un momento delicato della storia americana, animato dalla retorica della “Guerra al terrore”. Ma che cosa vuol dire essere arabo americano? Avvalendosi della duplice prospettiva di analisi–araba e americana–delle autrici, questo contributo intende rispondere al quesito in termini accessibili, attraverso le parole di chi – arabo americano o no – ha ampiamente studiato la questione. In particolare, si intende dare spazio alle testimonianze di uomini e donne delle arti e dello spettacolo di origine araba ma trapiantati/e negli Stati Uniti, le cui espressioni artistiche e culturali, spesso ironiche, hanno contribuito a smontare i pregiudizi sull’identità araba americana che sono entrati con forza nell’immaginario americano. I contributi artistici analizzati serviranno da connettori per ripercorrere una storia di stereotipi antichi che rappresenta alcune parti dell’Asia come una minaccia per l’Occidente. L’obiettivo è quello di acquisire consapevolezza su alcuni temi complessi, fra i quali le politiche dell’identità, la continuità del linguaggio stereotipico con fini politici, le strategie di connessione e resistenza.
Riflettendo sull’identità araba americana con Yussef El Guindi e Mohja Kahf
Daniela Potenza;Fulvia Sarnelli
2025-01-01
Abstract
Negli ultimi anni, in particolare dopo l’11 settembre 2001, in concomitanza con un forte incremento della popolazione di origine araba in America, il concetto di identità araba americana è stato frequentemente definito. Negli Stati Uniti, diverse comunità hanno sentito la necessità di offrire delle definizioni che scardinassero la sovrapposizione fra concetti di nazionalità, religione, razza e etnia. La sovrapposizione degli aspetti identitari di “arabo”, “musulmano” e “brown” (moro), nonché una serie di altre generalizzazioni, hanno infatti dato luogo a stereotipi e pregiudizi che hanno alimentato il razzismo in un momento delicato della storia americana, animato dalla retorica della “Guerra al terrore”. Ma che cosa vuol dire essere arabo americano? Avvalendosi della duplice prospettiva di analisi–araba e americana–delle autrici, questo contributo intende rispondere al quesito in termini accessibili, attraverso le parole di chi – arabo americano o no – ha ampiamente studiato la questione. In particolare, si intende dare spazio alle testimonianze di uomini e donne delle arti e dello spettacolo di origine araba ma trapiantati/e negli Stati Uniti, le cui espressioni artistiche e culturali, spesso ironiche, hanno contribuito a smontare i pregiudizi sull’identità araba americana che sono entrati con forza nell’immaginario americano. I contributi artistici analizzati serviranno da connettori per ripercorrere una storia di stereotipi antichi che rappresenta alcune parti dell’Asia come una minaccia per l’Occidente. L’obiettivo è quello di acquisire consapevolezza su alcuni temi complessi, fra i quali le politiche dell’identità, la continuità del linguaggio stereotipico con fini politici, le strategie di connessione e resistenza.File | Dimensione | Formato | |
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