Il presente saggio intende contribuire alla riflessione sulla natura del paradosso di Tocqueville e sulla sua generalizzabilità. La riflessione sulla natura del paradosso pone l’interrogativo se esso esista quale costante della storia, anziché essere un semplice strumento euristico utile alla comprensione di uno specifico contesto storico-politico. La generalizzabilità del paradosso di Tocqueville riguarda la possibilità che la dinamica da esso indicata emerga in contesti storici, politici e sociali lontani dall’Ancien Régime nel tempo e nello spazio. Quest’ultimo punto sembra riposare sulla premessa entimematica per cui il paradosso sarebbe una costante storica, che emerge in concomitanza a processi di riforma endogena. Tra i possibili terreni di prova del paradosso la Repubblica popolare cinese (Rpc) è forse uno dei più attraenti. L’avvio di un nuovo corso politico nel 1978, la vorticosa crescita economica degli anni ’80, il tragico epilogo di Tian’anmen e l’affermarsi delle riforme dell’economia nei primi anni ’90 sembrano mostrare le caratteristiche tipiche del paradosso di Tocqueville. L’ipotesi che il paradosso sia un’euristica universalmente applicabile, e quindi indirettamente una sorta di legge storica è accettata dagli studi su Tocqueville in Cina. Questo filone di ricerca non si è tuttavia addentrato in una più profonda riflessione sulla sua effettiva applicabilità al contesto cino-popolare. Il saggio si pone quindi l’ulteriore obiettivo di avviare tale riflessione. L’interesse verso l’applicabilità del paradosso di Tocqueville alla Rpc è stato in parte indotto dalla comparsa di migliaia di copie de L’Antico Regime e la Rivoluzione nelle librerie delle maggiori città cinesi. Iniziata nei primi mesi del 2013, la cosiddetta febbre di Tocqueville ha però avuto vita breve. Il saggio descrive quindi il processo che ha indotto migliaia di funzionari cinesi a impegnarsi nella lettura de L’Antico Regime e la Rivoluzione. Tocqueville è stato impiegato come una figura simbolica, per condurre una critica velata di alti funzionari sostenitori di Bo Xilai, principale rivale politico di Xi Jinping, e figura caduta in disgrazia nel 2012. Del resto, gli orientamenti della ricerca storica e storiografica adottati dal partito pochi anni prima escludevano l’uso di concetti, approcci e metodologie mutuati dai sistemi liberal-democratici. Resta l’interrogativo se il paradosso di Tocqueville trovi effettivo riscontro nella prima fase della riforma denghista. Tale interrogativo è discusso nel quarto paragrafo del saggio, alla luce dei processi di riforma endogeni di cui il lancio della politica di riforma e apertura rappresenta uno degli episodi più recenti.
Il processo di autoriforma nella Cina di Deng Xiaoping. Dal lancio della politica di riforma e apertura (1978) al viaggio nelle province meridionali (1992)
Flora Sapio
Writing – Original Draft Preparation
2025-01-01
Abstract
Il presente saggio intende contribuire alla riflessione sulla natura del paradosso di Tocqueville e sulla sua generalizzabilità. La riflessione sulla natura del paradosso pone l’interrogativo se esso esista quale costante della storia, anziché essere un semplice strumento euristico utile alla comprensione di uno specifico contesto storico-politico. La generalizzabilità del paradosso di Tocqueville riguarda la possibilità che la dinamica da esso indicata emerga in contesti storici, politici e sociali lontani dall’Ancien Régime nel tempo e nello spazio. Quest’ultimo punto sembra riposare sulla premessa entimematica per cui il paradosso sarebbe una costante storica, che emerge in concomitanza a processi di riforma endogena. Tra i possibili terreni di prova del paradosso la Repubblica popolare cinese (Rpc) è forse uno dei più attraenti. L’avvio di un nuovo corso politico nel 1978, la vorticosa crescita economica degli anni ’80, il tragico epilogo di Tian’anmen e l’affermarsi delle riforme dell’economia nei primi anni ’90 sembrano mostrare le caratteristiche tipiche del paradosso di Tocqueville. L’ipotesi che il paradosso sia un’euristica universalmente applicabile, e quindi indirettamente una sorta di legge storica è accettata dagli studi su Tocqueville in Cina. Questo filone di ricerca non si è tuttavia addentrato in una più profonda riflessione sulla sua effettiva applicabilità al contesto cino-popolare. Il saggio si pone quindi l’ulteriore obiettivo di avviare tale riflessione. L’interesse verso l’applicabilità del paradosso di Tocqueville alla Rpc è stato in parte indotto dalla comparsa di migliaia di copie de L’Antico Regime e la Rivoluzione nelle librerie delle maggiori città cinesi. Iniziata nei primi mesi del 2013, la cosiddetta febbre di Tocqueville ha però avuto vita breve. Il saggio descrive quindi il processo che ha indotto migliaia di funzionari cinesi a impegnarsi nella lettura de L’Antico Regime e la Rivoluzione. Tocqueville è stato impiegato come una figura simbolica, per condurre una critica velata di alti funzionari sostenitori di Bo Xilai, principale rivale politico di Xi Jinping, e figura caduta in disgrazia nel 2012. Del resto, gli orientamenti della ricerca storica e storiografica adottati dal partito pochi anni prima escludevano l’uso di concetti, approcci e metodologie mutuati dai sistemi liberal-democratici. Resta l’interrogativo se il paradosso di Tocqueville trovi effettivo riscontro nella prima fase della riforma denghista. Tale interrogativo è discusso nel quarto paragrafo del saggio, alla luce dei processi di riforma endogeni di cui il lancio della politica di riforma e apertura rappresenta uno degli episodi più recenti.File | Dimensione | Formato | |
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