Il saggio analizza in profondità la complessa fusione di dottrine religiose che caratterizza la celebre opera di Ueda Akinari, “Ugetsu monogatari – Racconti di pioggia e di luna” (1776). Nel periodo Tokugawa, il Giappone vede la coesistenza e l’interazione di buddhismo, shintoismo, neo-confucianesimo e taoismo, nonché di credenze popolari e pratiche animistiche. Questa pluralità spirituale, nota all’epoca come “le tre dottrine sono un’unica cosa”, permea ogni aspetto del testo di Akinari, che, pur non rigettando nessuna tradizione, ne seleziona e reinterpreta liberamente gli elementi più utili alla strutturazione narrativa e simbolica delle sue storie. Attraverso l’esame dettagliato di gruppi di racconti accomunati da analogie tematiche e strutturali, si evidenzia come l’opera proponga una parabola che conduce il lettore dai recessi più cupi dell’animo umano a un progressivo processo di crescita etica e spirituale. Ogni racconto viene situato in una cornice letteraria e filosofica che segue un equilibrio tra esigenza didattica (di matrice confuciana) ed espressione estetica (di derivazione buddhista e shintoista). L’influenza dei classici, come il Genji monogatari e lo Shuihuzhuan, è dichiarata nella prefazione, che agisce da guida e manifesto meta-letterario. Akinari, figlio del suo tempo, dà vita a una dimensione fantastica dove la presenza di monaci, spiriti, demoni, divinità e animali possiede una forte valenza simbolica, mostrando l’impossibilità di distinguere nettamente tra buono e cattivo, umano e sovrannaturale. I racconti sono animati dal dibattito fra principi confuciani, spiritualità buddhista e forze della natura shintoista, spesso mutuate dal mito e arricchite dall’influenza taoista. Figure esemplari come l’imperatore Sutoku incarnano la tensione tra la “via del male” (tengu, demoni, pratiche magiche) e il pentimento buddista, mentre personaggi femminili e maschili sono spesso sottoposti a prove di lealtà, filantropia, consapevolezza e crescita personale. Particolare attenzione viene rivolta al ruolo “liminale” di spiriti, oggetti animati e creature metafisiche, che riflettono la capacità della letteratura di indagare il senso della vita e della morte, il rapporto con la natura e la trascendenza. La polarità bene/male, luce/oscurità, ragione/follia viene superata dall’integrazione sincretica delle dottrine: il rispetto per la vita, la pietà filiale, il distacco dagli oggetti effimeri e il riconoscimento della natura animata del mondo sono temi universali che guidano i personaggi verso la serenità e la prosperità, al di là di appartenenze dogmatiche.

Il sincretismo religioso nell’Ugetsu monogatari

Claudia Iazzetta
2012-01-01

Abstract

Il saggio analizza in profondità la complessa fusione di dottrine religiose che caratterizza la celebre opera di Ueda Akinari, “Ugetsu monogatari – Racconti di pioggia e di luna” (1776). Nel periodo Tokugawa, il Giappone vede la coesistenza e l’interazione di buddhismo, shintoismo, neo-confucianesimo e taoismo, nonché di credenze popolari e pratiche animistiche. Questa pluralità spirituale, nota all’epoca come “le tre dottrine sono un’unica cosa”, permea ogni aspetto del testo di Akinari, che, pur non rigettando nessuna tradizione, ne seleziona e reinterpreta liberamente gli elementi più utili alla strutturazione narrativa e simbolica delle sue storie. Attraverso l’esame dettagliato di gruppi di racconti accomunati da analogie tematiche e strutturali, si evidenzia come l’opera proponga una parabola che conduce il lettore dai recessi più cupi dell’animo umano a un progressivo processo di crescita etica e spirituale. Ogni racconto viene situato in una cornice letteraria e filosofica che segue un equilibrio tra esigenza didattica (di matrice confuciana) ed espressione estetica (di derivazione buddhista e shintoista). L’influenza dei classici, come il Genji monogatari e lo Shuihuzhuan, è dichiarata nella prefazione, che agisce da guida e manifesto meta-letterario. Akinari, figlio del suo tempo, dà vita a una dimensione fantastica dove la presenza di monaci, spiriti, demoni, divinità e animali possiede una forte valenza simbolica, mostrando l’impossibilità di distinguere nettamente tra buono e cattivo, umano e sovrannaturale. I racconti sono animati dal dibattito fra principi confuciani, spiritualità buddhista e forze della natura shintoista, spesso mutuate dal mito e arricchite dall’influenza taoista. Figure esemplari come l’imperatore Sutoku incarnano la tensione tra la “via del male” (tengu, demoni, pratiche magiche) e il pentimento buddista, mentre personaggi femminili e maschili sono spesso sottoposti a prove di lealtà, filantropia, consapevolezza e crescita personale. Particolare attenzione viene rivolta al ruolo “liminale” di spiriti, oggetti animati e creature metafisiche, che riflettono la capacità della letteratura di indagare il senso della vita e della morte, il rapporto con la natura e la trascendenza. La polarità bene/male, luce/oscurità, ragione/follia viene superata dall’integrazione sincretica delle dottrine: il rispetto per la vita, la pietà filiale, il distacco dagli oggetti effimeri e il riconoscimento della natura animata del mondo sono temi universali che guidano i personaggi verso la serenità e la prosperità, al di là di appartenenze dogmatiche.
2012
978-88-6008-388-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11574/247883
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