Questo articolo propone una rilettura critica della performance multimediale ST/LL dell’artista giapponese Takatani Shirō, attraverso i paradigmi estetici e filosofici del teatro classico giapponese nō. L’analisi evidenzia come ST/LL, pur non essendo una rivisitazione diretta del nō, ne incarni profondamente l’essenza viva, attualizzandone i principi universali in un contesto performativo tecnologicamente aumentato. Concetti come ma (intervallo), mushin (assenza di mente) e riken no ken (visione distaccata) vengono reinterpretati in chiave contemporanea, dimostrando la sorprendente attualità del nō. L’articolo si apre con un inquadramento dell’influenza del nō sul teatro d’avanguardia, citando figure come Robert Wilson e W.B. Yeats, e colloca Takatani in questa linea di ricerca. Vengono analizzate le sue collaborazioni con Nomura Mansai e Sakamoto Ryūichi in progetti come Life-Well e Aoi no ue/L’ombre double, che esplicitamente dialogano con la tradizione del nō. Tuttavia, ST/LL si distingue come opera originale, non basata su testi preesistenti, ma profondamente permeata dalla logica strutturale e simbolica del nō. Il cuore dell’analisi si concentra su come ST/LL manipoli tempo, spazio e presenza attraverso strumenti multimediali—videoproiezioni, soundscape e scenografie interattive—per evocare la stessa sospensione della realtà e stratificazione temporale tipiche del nō. La performance si articola in sei scene, ciascuna delle quali esplora aspetti diversi dell’identità, della percezione e della dissoluzione della narrazione lineare. L’uso della spidercam e del video in diretta crea un’esperienza visiva multidimensionale, che richiama la visione distaccata teorizzata da Zeami. Particolare attenzione è dedicata al linguaggio, che in ST/LL si frammenta in suoni astratti, grammelot e ninne nanne in lingua ainu. Questa dissoluzione del linguaggio verbale riflette l’insegnamento di Zeami, secondo cui musica e gesto sono più efficaci delle parole nel comunicare verità profonde. Il linguaggio diventa allusivo, evocativo, e la comprensione si sposta dal piano razionale a quello sensoriale. Nella terza scena, il dialogo tra performer e loro ombre proiettate introduce il tema del doppio, evocando concetti psicoanalitici come l’Unheimlich freudiano e lo specchio di Lacan. Queste duplicazioni visive risuonano con la tradizione nō della possessione e della coesistenza di passato e presente, che la tecnologia rende visibile in scena. Le ultime scene sottolineano la circolarità e la trasformazione. Oggetti cadono lentamente, evocando la casualità epicurea e invitando lo spettatore a riconsiderare le certezze. La performance si conclude con una danzatrice che si muove su una superficie d’acqua, mentre lo schermo proietta onde marine che si fondono con il palco—immagine di unità e trascendenza. Questa struttura circolare riflette il principio dello jo-ha-kyū e l’estetica dell’impermanenza. ST/LL non è, dunque, solo uno spettacolo tecnologico, ma una meditazione profonda sulla percezione, sulla presenza e sull’invisibile. Attraverso i suoi richiami al nō, dimostra come l’antica saggezza teatrale giapponese possa ancora oggi nutrire e trasformare la scena contemporanea.
Ancora/Immobile. Rilettura e analisi di ST/LL di Takatani Shirō attraverso i paradigmi del nō
Claudia Iazzetta
2020-01-01
Abstract
Questo articolo propone una rilettura critica della performance multimediale ST/LL dell’artista giapponese Takatani Shirō, attraverso i paradigmi estetici e filosofici del teatro classico giapponese nō. L’analisi evidenzia come ST/LL, pur non essendo una rivisitazione diretta del nō, ne incarni profondamente l’essenza viva, attualizzandone i principi universali in un contesto performativo tecnologicamente aumentato. Concetti come ma (intervallo), mushin (assenza di mente) e riken no ken (visione distaccata) vengono reinterpretati in chiave contemporanea, dimostrando la sorprendente attualità del nō. L’articolo si apre con un inquadramento dell’influenza del nō sul teatro d’avanguardia, citando figure come Robert Wilson e W.B. Yeats, e colloca Takatani in questa linea di ricerca. Vengono analizzate le sue collaborazioni con Nomura Mansai e Sakamoto Ryūichi in progetti come Life-Well e Aoi no ue/L’ombre double, che esplicitamente dialogano con la tradizione del nō. Tuttavia, ST/LL si distingue come opera originale, non basata su testi preesistenti, ma profondamente permeata dalla logica strutturale e simbolica del nō. Il cuore dell’analisi si concentra su come ST/LL manipoli tempo, spazio e presenza attraverso strumenti multimediali—videoproiezioni, soundscape e scenografie interattive—per evocare la stessa sospensione della realtà e stratificazione temporale tipiche del nō. La performance si articola in sei scene, ciascuna delle quali esplora aspetti diversi dell’identità, della percezione e della dissoluzione della narrazione lineare. L’uso della spidercam e del video in diretta crea un’esperienza visiva multidimensionale, che richiama la visione distaccata teorizzata da Zeami. Particolare attenzione è dedicata al linguaggio, che in ST/LL si frammenta in suoni astratti, grammelot e ninne nanne in lingua ainu. Questa dissoluzione del linguaggio verbale riflette l’insegnamento di Zeami, secondo cui musica e gesto sono più efficaci delle parole nel comunicare verità profonde. Il linguaggio diventa allusivo, evocativo, e la comprensione si sposta dal piano razionale a quello sensoriale. Nella terza scena, il dialogo tra performer e loro ombre proiettate introduce il tema del doppio, evocando concetti psicoanalitici come l’Unheimlich freudiano e lo specchio di Lacan. Queste duplicazioni visive risuonano con la tradizione nō della possessione e della coesistenza di passato e presente, che la tecnologia rende visibile in scena. Le ultime scene sottolineano la circolarità e la trasformazione. Oggetti cadono lentamente, evocando la casualità epicurea e invitando lo spettatore a riconsiderare le certezze. La performance si conclude con una danzatrice che si muove su una superficie d’acqua, mentre lo schermo proietta onde marine che si fondono con il palco—immagine di unità e trascendenza. Questa struttura circolare riflette il principio dello jo-ha-kyū e l’estetica dell’impermanenza. ST/LL non è, dunque, solo uno spettacolo tecnologico, ma una meditazione profonda sulla percezione, sulla presenza e sull’invisibile. Attraverso i suoi richiami al nō, dimostra come l’antica saggezza teatrale giapponese possa ancora oggi nutrire e trasformare la scena contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
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