Nel teatro nō giapponese, i sensi dell’udito e della vista si intrecciano profondamente, dando vita a una drammaturgia che esplora le emozioni umane attraverso la percezione sensoriale. Il saggio analizza come il suono diventi un mezzo privilegiato di comunicazione nei casi in cui la vista è impedita, sia per distanza fisica sia per cecità. In particolare, l’udito assume un ruolo centrale nei drammi in cui i personaggi cercano di superare l’isolamento e l’abbandono, affidando ai suoni – spesso prodotti da oggetti simbolici – il compito di trasmettere sentimenti e desideri. Due opere emblematiche, Kinuta e Aya no tsuzumi, offrono una profonda riflessione sul potere evocativo del suono. In Kinuta, il battito del blocco di legno diventa la voce del dolore e dell’amore della protagonista, che spera di raggiungere il marito lontano. Il suono si fonde con gli elementi naturali, come il vento e la pioggia, creando un paesaggio acustico che amplifica la sua angoscia. In Aya no tsuzumi, invece, il tamburo di damasco rimane muto, negando al protagonista la possibilità di esprimere il proprio amore e condannandolo al silenzio e alla morte. Il suono, qui, si trasforma in strumento di tortura per la dama crudele, vittima del rancore dello spirito del giardiniere. Il saggio prosegue con l’analisi di personaggi ciechi come Semimaru, Yorobōshi e Kagekiyo, la cui condizione di cecità è associata a emarginazione e disonore. Tuttavia, proprio attraverso il suono – sia esso la voce, il biwa o i rumori della natura – questi personaggi riescono a stabilire un contatto con il mondo esterno, rivelando una profonda spiritualità e sensibilità. La cecità, lungi dall’essere solo una menomazione, diventa una lente attraverso cui si esplora la non-dualità tra normalità e anormalità, tra visibile e invisibile. Il teatro nō utilizza il suono come veicolo di emozioni, memoria e redenzione, contrapponendolo al silenzio che spesso accompagna la solitudine e la morte. Attraverso la cecità e l’udito, queste opere mettono in scena la fragilità dell’essere umano e la sua incessante ricerca di connessione e riconoscimento.
Suoni d’amore e tenebre di disonore. Suono e cecità nel teatro nō
Claudia Iazzetta
2024-01-01
Abstract
Nel teatro nō giapponese, i sensi dell’udito e della vista si intrecciano profondamente, dando vita a una drammaturgia che esplora le emozioni umane attraverso la percezione sensoriale. Il saggio analizza come il suono diventi un mezzo privilegiato di comunicazione nei casi in cui la vista è impedita, sia per distanza fisica sia per cecità. In particolare, l’udito assume un ruolo centrale nei drammi in cui i personaggi cercano di superare l’isolamento e l’abbandono, affidando ai suoni – spesso prodotti da oggetti simbolici – il compito di trasmettere sentimenti e desideri. Due opere emblematiche, Kinuta e Aya no tsuzumi, offrono una profonda riflessione sul potere evocativo del suono. In Kinuta, il battito del blocco di legno diventa la voce del dolore e dell’amore della protagonista, che spera di raggiungere il marito lontano. Il suono si fonde con gli elementi naturali, come il vento e la pioggia, creando un paesaggio acustico che amplifica la sua angoscia. In Aya no tsuzumi, invece, il tamburo di damasco rimane muto, negando al protagonista la possibilità di esprimere il proprio amore e condannandolo al silenzio e alla morte. Il suono, qui, si trasforma in strumento di tortura per la dama crudele, vittima del rancore dello spirito del giardiniere. Il saggio prosegue con l’analisi di personaggi ciechi come Semimaru, Yorobōshi e Kagekiyo, la cui condizione di cecità è associata a emarginazione e disonore. Tuttavia, proprio attraverso il suono – sia esso la voce, il biwa o i rumori della natura – questi personaggi riescono a stabilire un contatto con il mondo esterno, rivelando una profonda spiritualità e sensibilità. La cecità, lungi dall’essere solo una menomazione, diventa una lente attraverso cui si esplora la non-dualità tra normalità e anormalità, tra visibile e invisibile. Il teatro nō utilizza il suono come veicolo di emozioni, memoria e redenzione, contrapponendolo al silenzio che spesso accompagna la solitudine e la morte. Attraverso la cecità e l’udito, queste opere mettono in scena la fragilità dell’essere umano e la sua incessante ricerca di connessione e riconoscimento.File | Dimensione | Formato | |
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