Nell’ambito del panorama dialettale italiano il teatro napoletano ha senza dubbio svolto un ruolo fondamentale, per la quantità di proposte drammaturgiche, per la qualità espressiva delle realizzazioni sceniche, per la presenza di attori e artisti di spettacolo che hanno variamente contribuito all’evoluzione delle forme sceniche del nostro tempo. In questo contesto la figura di Raffaele Viviani (1888-1950) trova un’originale collocazione. Dalla formazione attorica, svoltasi sulle ribalte del café-chantant, Viviani elabora una tecnica di composizione drammaturgica che segna un passaggio decisivo tra la prassi della tradizione ottocentesca e le riformulazioni del linguaggio scenico che animano XX secolo. Applicando le strategie di scrittura sperimentate nella produzione del suo repertorio di “macchiette” Viviani sarà in grado di condensare, nelle sue opere drammaturgiche, i linguaggi eterogenei del varietà in una formula teatrale nuova e originale. In cui si possono scorgere l’eclettica vitalità attorica di Antonio Petito; l’aspirazione alla modernità di Eduardo Scarpetta; la vena tragica di Salvatore di Giacomo. Ma Viviani è ancora qualcosa d’altro, uno dei primi esempi di “teatro assoluto”, che trae forza da un insieme di convenzioni ma che tutte le rielabora, per dare loro autonomia totale, nel segno di una trasfigurazione della realtà in funzione della magia illusionistica del palcoscenico.

Raffaele Viviani: gli anni del Varietà. Strategie d'attore e prospettive sceniche

SOMMAIOLO, Paolo
2003-01-01

Abstract

Nell’ambito del panorama dialettale italiano il teatro napoletano ha senza dubbio svolto un ruolo fondamentale, per la quantità di proposte drammaturgiche, per la qualità espressiva delle realizzazioni sceniche, per la presenza di attori e artisti di spettacolo che hanno variamente contribuito all’evoluzione delle forme sceniche del nostro tempo. In questo contesto la figura di Raffaele Viviani (1888-1950) trova un’originale collocazione. Dalla formazione attorica, svoltasi sulle ribalte del café-chantant, Viviani elabora una tecnica di composizione drammaturgica che segna un passaggio decisivo tra la prassi della tradizione ottocentesca e le riformulazioni del linguaggio scenico che animano XX secolo. Applicando le strategie di scrittura sperimentate nella produzione del suo repertorio di “macchiette” Viviani sarà in grado di condensare, nelle sue opere drammaturgiche, i linguaggi eterogenei del varietà in una formula teatrale nuova e originale. In cui si possono scorgere l’eclettica vitalità attorica di Antonio Petito; l’aspirazione alla modernità di Eduardo Scarpetta; la vena tragica di Salvatore di Giacomo. Ma Viviani è ancora qualcosa d’altro, uno dei primi esempi di “teatro assoluto”, che trae forza da un insieme di convenzioni ma che tutte le rielabora, per dare loro autonomia totale, nel segno di una trasfigurazione della realtà in funzione della magia illusionistica del palcoscenico.
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